Secondo un nuovo rapporto dell’OCSE, le sfide ambientali stanno diventando sempre più interconnesse: cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento e pressioni sulle risorse si rafforzano a vicenda, cosa che rende necessaria una più efficace collaborazione tra i diversi ambiti.
L’Environmental Outlook sulla Triplice Crisi Planetaria: Sfide, Evoluzione e Collegamenti Politici fornisce un quadro per comprendere come queste sfide ambientali si intersechino. La roadmap politica dell’Outlook fornisce indicazioni su come i governi possono sequenziare e combinare le misure per sfruttare al meglio le sinergie tra gli strumenti politici, gestendo al contempo potenziali compromessi, ad esempio assicurando che l’impiego di energie rinnovabili non crei pressioni indesiderate sugli habitat naturali o generi nuove sfide nella gestione dei rifiuti al termine del ciclo di vita delle tecnologie.
Ad esempio, si prevede che il cambiamento climatico supererà il cambiamento dell’uso del suolo come principale causa di perdita di biodiversità entro il 2050, aumentando le pressioni sugli ecosistemi terrestri e marini. La perdita di biodiversità, a sua volta, indebolisce la resilienza degli ecosistemi agli eventi meteorologici estremi e all’inquinamento, con conseguenze dirette sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo.
L’Outlook evidenzia anche le strette interconnessioni tra le politiche che affrontano ciascuna di queste sfide ambientali. Ad esempio, le politiche di mitigazione del cambiamento climatico che mirano alle emissioni di gas serra possono anche ridurre gli inquinanti atmosferici co-emessi. D’altro verso, l’espansione delle energie rinnovabili come il solare e l’eolico, pur contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici, può avere potenziali impatti negativi sulla biodiversità.
“Comprendere i collegamenti tra sfide ambientali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento è essenziale per elaborare risposte politiche efficaci“, ha affermato il Segretario generale dell’OCSE, Mathias Cormann. “Coordinando le misure politiche volte ad affrontare queste sfide, i paesi possono promuovere più efficacemente i propri obiettivi ambientali in linea con le proprie circostanze specifiche“.
Un primo inventario dei documenti nazionali di dieci paesi (Argentina, Australia, Canada, Cina, Francia, India, Indonesia, Giappone, Perù e Uganda) illustra ulteriormente questa necessità. Sebbene tutti i Paesi riconoscano le interconnessioni bilaterali tra cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento nei loro Rapporti Biennali sulla Trasparenza e nelle Strategie e Piani d’Azione Nazionali per la Biodiversità, vi sono alcune lacune nella copertura. Le interconnessioni tra cambiamento climatico e biodiversità sono relativamente ben trattate, mentre i collegamenti con l’inquinamento – incluso il modo in cui le pressioni sul clima e sulla biodiversità possono aumentare i rischi di inquinamento – generalmente non vengono considerati. Le politiche esplicitamente volte a gestire i compromessi, in particolare per quanto riguarda l’inquinamento, rimangono limitate.
Tra le leve pratiche per risposte politiche più integrate ed efficaci, il rapporto evidenzia:
- Allineare finanziamenti e investimenti con obiettivi integrati in materia di clima, biodiversità e inquinamento.
- Gestire i potenziali compromessi nella transizione verso l’energia pulita, tra cui le pressioni sul territorio, la domanda di materiali e gli impatti a fine vita.
- Trasformare l’uso delle risorse e promuovere approcci di economia circolare per ridurre i rifiuti, l’inquinamento e la domanda di materie prime.
- Migliorare la sostenibilità dei sistemi alimentari e dell’uso del suolo per ridurre le emissioni, rafforzare la biodiversità e aumentare la resilienza agli stress climatici e idrici.
- Colmare le principali lacune nella ricerca e nella valutazione e includere considerazioni sulle interconnessioni nella rendicontazione e nella pianificazione nazionale.