Secondo le stime di WTWT la crescita stimata per il 2026 si attesta sempre a +3,2%, ma l’aumento reale scenderà al 1,8%

L’incremento medio degli stipendi italiani, nel 2025, è stato pari a +3,2%, anche se, a fronte dell’inflazione all’1%, la crescita reale è stata del 2,2%. Si tratta di un dato leggermente inferiore rispetto alle previsioni diffuse in occasione della presentazione della ricerca dello scorso anno, che ipotizzava un +3,5% sul 2025. È quanto rileva la ricerca sulle dinamiche retributive presentata la scorsa settimana all’Osservatorio 2025 di WTW.

La ricerca è stata condotta su un campione esaustivo dei settori più rappresentativi dell’economia italiana, coinvolgendo un bacino di 793 aziende e la raccolta di 496mila osservazioni individuali (+8% rispetto alla ricerca del 2024).

La dinamica della retribuzione fissa (Total Guaranteed Compensation) ha registrato un aumento non cumulato superiore al 4% (media di +4,9%) per tutte le categorie contrattuali: cresce in particolare per i Dirigenti (+17,2%) e per i Quadri (+15%), ma l’incremento è significativo anche per gli Impiegati e Operai (+11,8%).

Per quanto riguarda la Actual Total Annual Compensation, che comprende anche elementi variabili come i bonus, l’aumento medio è risultato pari a +5,4% (in aumento rispetto al +5,1% del 2024).

La ricerca WTW rileva inoltre che, nel corso del 2025, l’ammontare dell’aumento della retribuzione fissa è più frequente è tra il 3 e il 5%. Una persona su 6 ha avuto un aumento pari o superiore al 10%, mentre un terzo delle persone ha avuto un increase nullo o inferiore al 3%.

Dalla ricerca WTW emerge che negli ultimi 12 mesi il settore Financial Services (+5,7%) ha visto gli incrementi maggiori sulla componente fissa. Il Pharma registra invece la crescita minore (+4,4%).

La ricerca di WTW ha messo inoltre in luce gli incrementi della retribuzione fissa per job family, in cui spiccano il Marketing con +5,2% e l’ICT con +4,3%.

La dinamica della retribuzione fissa tra 2023 e 2024 è stata leggermente a favore delle donne (+5,1%) mentre gli uomini hanno registrato aumenti per +4,8%; la dinamica è la stessa anche per la componente variabile (+6% per le donne e +5,5% per gli uomini). La ricerca WTW ha rilevato tuttavia che nel 2025 il Gender Pay Gap è cresciuto di 0,2 punti rispetto all’anno scorso (15,2 punti) raggiungendo quest’anno un valore di 15,4. Si conferma inoltre la dinamica per cui il Gender Pay Gap cresce all’aumentare del livello di inquadramento (12% per Dirigenti; 7,2% per Quadri; 5,8% per Impiegati e 4,4% per Operai).

A parità di complessità del ruolo risulta pari al 3,7% nel 2025 (4,5% nel 2024).

La qualifica contrattuale è uno dei fattori che impatta maggiormente il Gender Pay Gap.

Secondo il campione di WTW:

  • Circa 1 Dirigente su 5 è donna e circa 1 Quadro su 3 è donna;
  • Le aziende con presenza femminile almeno pari a quella maschile in Italia sono meno del 15%;
  • Solo il 16% delle donne rientra nella popolazione Top Executive.

I livelli di Gender Pay Gap sono più alti soprattutto per settori quali Financial Services (oltre 25%) Leisure (quasi 20%) e Business Services (18%), mentre sono più bassi per Natural Resources (meno del 10%), Transportation (meno del 10%) e settore Consumer Goods (9%).

Sul 2026, l’indagine di WTW prevede che in Italia la crescita mediana delle retribuzioni si attesterà al 3,2%. Tuttavia, a fronte di un’inflazione leggermente più alta sul prossimo anno (1,8%), il valore reale crescerà dell’1,4%, più bassa di quella del 2025.

Confronto con l’Europa

Se si confrontano le dinamiche retributive sul 2026 a livello europeo, si delinea un quadro abbastanza omogeneo, ad eccezione del Belgio. Ad esempio, Francia registra un livello di crescita mediana simile all’Italia (3,3%) e, a fronte di un’inflazione all’1,8%, la crescita reale delle retribuzioni sarà pari allo 1,5%. La Germania, a fronte di una crescita mediana del 3,5% e un’inflazione all’ 1,8%, registrerà una crescita reale dell’1,7%, anche per via della crisi economica in corso. Invece, il Regno Unito registrerà la crescita reale più bassa (+1,2%), a fronte di una crescita mediana del 3,6% e un’inflazione al 2,4%.