Il 41% degli europei non versa ancora contributi nella previdenza integrativa, secondo la quarta edizione dell’indagine svolta da Insurance Europe, che ha coinvolto 12.700 intervistati provenienti da 12 mercati (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Spagna e Svizzera). I risultati giungono a ridosso delle proposte pubblicate dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Unione del Risparmio e degli Investimenti (SIU).
I dati confermano che una quota crescente di persone riconosce l’importanza del risparmio, ma le pressioni finanziarie, le lacune informative e i fattori comportamentali impediscono ancora a molti di agire, in particolare per donne, disoccupati e lavoratori atipici.
Nonostante la crescente consapevolezza della necessità di risparmiare, il 41% degli europei non investe ancora in fondi pensione complementari, sebbene con notevoli differenze tra
i Paesi, che vanno dal 16% al 65%. Queste differenze evidenziano l’importanza di garantire che qualsiasi orientamento o iniziativa a livello UE, in particolare quelle relative ai sistemi di monitoraggio delle pensioni, ai dashboard e all’iscrizione automatica, rispetti la diversità tra gli Stati membri, assicurando flessibilità nella progettazione e nell’attuazione.
In paesi come Lussemburgo, Svizzera e Italia, il numero di persone che contribuiscono a pensioni integrative è aumentato costantemente. Al contrario, altri mercati stanno registrando una quota crescente di non risparmiatori.
Tra coloro che attualmente non risparmiano, l’11% prevede di iniziare a contribuire in futuro, mentre il 28% vorrebbe farlo, ma non può permetterselo, e un altro 15% è interessato ma si sente poco informato.
Questi dati dimostrano che ad avere un ruolo sono sia fattori strutturali che comportamentali.
Il divario di genere persiste: la percentuale di non risparmiatori raggiunge il 46% per le donne, rispetto al 35% per gli uomini. L’età sembra invece influire meno, con alti tassi di non partecipazione osservati in tutte le fasce d’età. Anche la condizione occupazionale gioca un ruolo: il 66% degli intervistati disoccupati e il 36% degli intervistati lavoratori autonomi non risparmiano.
Ma cosa spinge le persone a iniziare a risparmiare per la pensione complementare? Il 31% ha indicato di essere stato motivato da conversazioni con un consulente finanziario o un intermediario. Il 25% ha iniziato a risparmiare tramite il proprio datore di lavoro o
l’iscrizione a un fondo pensione aziendale. Il 19% è stato influenzato da dashboard pensionistiche o da strumenti di monitoraggio. Il 21% ha citato i social media o gli amici come fattori scatenanti.
Al contrario, le campagne di sensibilizzazione governative hanno avuto un impatto limitato, essendo state un fattore di incoraggiamento solo per il 3% degli intervistati. Ciò suggerisce
che il coinvolgimento diretto e la consulenza personalizzata sono molto più efficaci nel convertire l’interesse in azione rispetto alle campagne di sensibilizzazione.
La sicurezza rimane la priorità principale per i risparmiatori europei: l’81% dei risparmiatori privilegia prodotti che garantiscano almeno il capitale. Le donne sono ancora più orientate alla sicurezza, con l’85% che preferisce la protezione del capitale rispetto al 77% degli uomini. Solo il 19% degli intervistati privilegia opzioni a rischio più elevato per ottenere rendimenti più elevati.
Nella scelta dei prodotti, quando viene offerta loro una serie di opzioni tra cui scegliere
tre, il 45% dà priorità alla sicurezza, il 29% alla solidità del fornitore, il 24% agli sgravi fiscali, il 12% agli investimenti sostenibili e il 9% alla portabilità. Anche le etichette standardizzate possono fare la differenza: il 50% afferma che una certificazione di prodotto aiuterebbe il processo decisionale e il 69% prenderebbe in considerazione un prodotto con un’etichetta come l’etichetta Finance Europe (lanciata da sette Stati membri nel giugno 2025 come iniziativa volontaria guidata dal governo).
Anche in questo caso, gli intervistati indicano che la consulenza umana rimane importante,
con il 68% che preferisce l’interazione con un professionista finanziario, sia digitale che di persona. Ciò evidenzia ancora una volta il ruolo centrale della consulenza nel supportare
scelte consapevoli, un fattore che dovrebbe essere integrato nel futuro quadro PEPP
per garantire che i risparmiatori comprendano pienamente le caratteristiche di rischio e protezione a loro disposizione.
Le preferenze degli europei evidenziano un’opportunità per sostenere le più ampie priorità dell’UE. Il 42% afferma che vorrebbe che i propri risparmi pensionistici fossero investiti nell’economia europea, il 42% non ha preferenze regionali e il 17% è indeciso. Ciò dimostra il ruolo che le pensioni integrative potrebbero svolgere nell’orientare i risparmi delle famiglie verso investimenti che rafforzino le priorità a lungo termine dell’Europa.
Le scelte degli europei su come ricevere i propri risparmi pensionistici riflettono priorità diverse: alcuni preferiscono ricevere un capitale, mentre altri danno valore a una rendita stabile e affidabile per ridurre il rischio di sopravvivere ai propri risparmi. È qui
che le compagnie assicurative svolgono un ruolo chiave, offrendo una gamma di opzioni che soddisfino ogni tipo di aspettativa, come rendite, somme forfettarie, prelievi o combinazioni, che forniscono sia un reddito prevedibile che una protezione contro il rischio di longevità.
L’indagine mostra che, in assenza di proiezioni specifiche, il 43% degli intervistati sceglierebbe una rendita, il 27% una somma forfettaria, il 10% un piano di prelievo e il 21% un mix di queste opzioni. Quando agli intervistati sono state presentate proiezioni concrete e realistiche, come 50.000 euro in anticipo rispetto a 2.500 euro all’anno
per il resto della loro vita durante la pensione, le loro preferenze sono cambiate, con il 54% che ha scelto la somma forfettaria e il 46% la rendita.
Questi risultati rivelano una preferenza per importi immediati e consistenti. Suggeriscono inoltre che molte persone potrebbero sottovalutare il valore di un reddito garantito per tutta la vita, evidenziando l’importanza di una consulenza per aiutare i pensionati a fare scelte consapevoli e garantire che i propri risparmi durino per tutta la pensione.
Quali sono le aspettative dei cittadini europei riguardo la loro futura pensione? In media, gli intervistati si aspettano di ricevere il 53,8% del loro ultimo stipendio da pensioni pubbliche e professionali obbligatorie.
Le aspettative sono più alte in Lussemburgo (64,7%) e Grecia (61,7%) e più basse in Irlanda (31,4%).
La fiducia nel mantenimento di un tenore di vita confortevole è modesta, con una media di 2,7 su una scala a 5 punti (da per niente fiducioso a molto fiducioso). È più alta in Lussemburgo (3,1) e Irlanda (3,0) e più bassa in Grecia, Finlandia e Ungheria (2,4). Le differenze di genere persistono, con le donne meno fiduciose rispetto agli uomini: il 27% delle donne dichiara di essere “per niente fiducioso”, rispetto al 19% degli uomini.
La maggior parte degli intervistati riconosce la necessità di ulteriori risparmi. Il 58% ritiene di aver bisogno di risparmi individuali integrativi per mantenere uno stile di vita confortevole durante la pensione, mentre solo il 18% si aspetta che le pensioni pubbliche
e professionali da sole siano sufficienti.
Per quanto riguarda le fonti informative, gli europei preferiscono chiaramente i canali digitali per le informazioni sulle pensioni, con il 69% che desidera un accesso digitale integrato da un documento cartaceo on demand, mentre il 31% preferisce il documento cartaceo con accesso digitale. Questa forte preferenza è rimasta costante nelle diverse iterazioni dell’indagine sulle pensioni di Insurance Europe.
Quando si tratta delle informazioni più importanti nella scelta di un prodotto pensionistico, e quando viene chiesto di scegliere 3 aree informative tra un elenco di opzioni, il costo
è in cima alla lista, citato dal 52% degli intervistati. Seguono le garanzie con il 43%, seguite dalla tassazione (39%) e dalle prestazioni o dal rischio (35%). La portabilità (13%) e la facilità di cambiare fornitore (8%) sono meno influenti, il che suggerisce che gli europei danno priorità alla sicurezza finanziaria e alla prevedibilità rispetto alla flessibilità o alla comodità.
