Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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La Commissione Ue ha presentato ieri il pacchetto di norme sull’intelligenza artificiale (AI) con l’obiettivo di semplificare le regole e facilitare l’innovazione nel settore digitale. Secondo alcuni osservatori, tuttavia, l’intervento della Commissione segue le pressioni dell’amministrazione Trump e agevolerà troppo i modelli AI delle big tech americane, rendendo più difficile la protezione dei dati personali. Il testo di Bruxelles prevede di rinviare di 16 mesi le norme sui sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio (come voluto da Germania e Francia), di semplificare la segnalazione degli incidenti informatici e di alleggerire le norme sulla protezione dei dati per facilitare l’addestramento dei modelli AI, come riportato su MF-Milano Finanza del 12 novembre. Le modifiche inoltre ridurranno il numero di volte in cui saranno visualizzati i banner sui cookie e consentiranno agli utenti di indicare il consenso con un solo click.
I grandi soci di Banco Bpm sono in manovra in vista del rinnovo del consiglio previsto in primavera, e gli occhi del mercato sono puntati sul Crédit Agricole e sul patto che riunisce casse di previdenza e fondazioni. Entro i primi mesi del 2026 il gruppo francese, oggi vicino al 20% del capitale di Piazza Meda, potrebbe ottenere dalla Bce l’ok per salire fino al 29,9%. Un passaggio che, se confermato, renderebbe l’Agricole l’attore decisivo nella partita sulla governance. Fonti interne a Banco Bpm riferiscono formalmente le interlocuzioni non sono ancora partite. L’accordo comunque non è scontato ma, a favore dei francesi giocano le nuove regole introdotte dalla Legge Capitali che l’anno scorso ha riscritto il funzionamento delle lista del cda. Con il meccanismo della doppia votazione, il provvedimento ha rafforzato il ruolo degli azionisti rendendo più difficile per il board imporre soluzioni unilaterali. Una cornice che potrebbe facilitare le ambizioni dell’Agricole.
Grazie alle polizze catastrofali, già obbligatorie per grandi e medie imprese, e da fine anno anche per le micro aziende, la raccolta premi Danni delle assicurazioni in Italia quest’anno avrà una fiammata del 6,7%, raggiungendo 53 miliardi di euro. Ma già nel 2026 ci sarà un dimezzamento del tasso di crescita, al 3,3%, per scendere ulteriormente all’1,5% nel 2027. Nel ramo Vita, invece, che quest’anno dovrebbe registrare una raccolta di 121 miliardi, per il prossimo si stima una crescita reale dei premi del 2,2% e dell’1,8% nel 2027. Meno del resto del mondo, che dovrebbe vedere i premi vita aumentare del 2,5% nel 2026, rispetto al 2,2% del 2025. Le previsioni arrivano dallo Swiss Re Institute, che nel suo ultimo rapporto, «Shifting Sands», sabbie mobili, immagina che la crescita reale del pil globale rimanga stabile a partire dal 2025, ma al di sotto del 3,1% registrato nel decennio precedente alla pandemia.
Il mercato italiano dell’insurtech supererà 1,2 miliardi di euro nel 2025 (in crescita rispetto al miliardo del 2024) e il prossimo anno dovrebbe arrivare a quasi 1,5 miliardi grazie alla discesa in campo anche degli intermediari, ovvero agenti e broker assicurativi. La corsa agli investimenti è dettata dalla spinta all’innovazione dell’intelligenza artificiale, che non richiede di per sé investimenti ingenti ma obbliga le società a digitalizzare tutti i processi accelerando. Questi temi saranno al centro della due giorni dell’Italian Insurtech Summit 2025 che si apre oggi al Luiss Hub a Milano. «Dai 50 milioni di investimenti del 2020 ai quasi 1,5 miliardi attesi per il prossimo anno la crescita è stata impressionante. La digitalizzazione dell’industria è ormai ben avviata e sarà completa entro il 2030», osserva Simone Ranucci Brandimarte, presidente dell’Italian Insurtech Association. Come dire che nel giro di cinque anni «non si potrà più parlare di insurtech perché tutto il settore assicurativo avrà un’impronta tecnologica», spiega.
Appostamenti sotto casa e lanci di uova contro l’auto con tanto di video che venivano pubblicati su TikTok. Andrea Sironi, presidente di Generali e dell’Università Bocconi, subiva da tempo a Milano gli atti persecutori di un 69enne. Lo stalker, incensurato e originario di Messina, è stato arrestato martedì pomeriggio dalla polizia. Gli appostamenti ai danni di Sironi erano iniziati la scorsa estate ed erano andati via via intensificandosi. Il 69enne aspettava il presidente sia sotto la sede di Generali che sotto la sua abitazione. Un crescendo di atti sconsiderati, fino all’ultimo episodio di martedì del lancio delle uova contro l’auto.
Mps molto vicina a cedere la controllata francese Monte Paschi Banque. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza è in arrivo il passaggio del piccolo istituto parigino da Rocca Salimbeni al private equity americano Jc Flowers. L’istituto guidato da Luigi Lovaglio aveva aperto il cantiere della vendita da tempo, per ottemperare alle prescrizioni di Bruxelles sugli aiuti di Stato del 2017, ormai terminati, e prima dell’estate è stato siglato un accordo con il fondo, che ha presentato un’offerta vincolante battendo sul filo di lana un competitor. Con all’attivo 18 miliardi di masse e investimenti con sei fondi quasi totalmente focalizzati sul Nord America e l’Europa Occidentale, Jc Flower è presente in Italia con il broker assicurativo OneItalia Alliance, rebranding di CB Consulbrokers, acquisito nel primo semestre e con le attività di Wefox, che il gruppo assicurativo tedesco ha dismesso a maggio. Sempre in Italia, Jc Flowers in passato ha messo in portafoglio la compagnia Eurovita e, come primo investimento sul mercato tricolore nel 2008, la ex Euromobiliare sim, poi ribattezzata Equita.
Il Data Act (Regolamento Ue 2023/2854), entrato in vigore lo scorso settembre, si pone l’obiettivo di introdurre regole in un mercato dei dati in continua espansione, sempre più complesso, favorendo la creazione di un terreno stabile e in ordine su cui operare. Il regolatore, con l’introduzione di questa nuova normativa, cerca in questo modo di istituire un mercato unico dei dati per superare le barriere. Ma siamo sicuri che queste barriere esistano? Che innestare un set così ampio e articolato di regole in un ambito che stava già funzionando autonomamente sia la scelta più efficace? Siamo certi che l’eccesso di regolamentazione faccia bene trasversalmente a tutti i settori? Non si rischia, nell’intento di garantire equilibrio ove l’equilibrio già c’è, di intervenire eccessivamente su alcuni mercati che hanno già trovato un proprio assetto naturale, in rapida maturazione e soprattutto funzionanti?È come voler aggiustare qualcosa che funziona già. E intanto invece di colmare il divario competitivo con Stati Uniti e Cina (ecosistemi regolati ma non ingessati) rischiamo di indebolire ulteriormente la capacità innovativa dell’Europa.

«Balzo in avanti» del numero di dottori commercialisti che, si stima, nel 2026, entreranno nelle fila della Cassa previdenziale di categoria (Cdc): alla fine del prossimo anno, infatti, la platea dovrebbe toccare le 74.288 unità, con l’ingresso di 1.700 «nuove leve». E l’«escalation» influirà sul rapporto iscritti/pensionati (determinante, perché considerato il «termometro» della sostenibilità del sistema, ndr) che è atteso nella misura di 5,1. È ciò che fa sapere lo stesso Ente privato guidato da Ferdinando Boccia, a seguito del via libera, da parte dell’assemblea dei delegati, del bilancio di previsione per l’annualità che sta per iniziare e della seconda revisione di budget del 2025; in quest’ultimo documento c’è la stima di un avanzo di amministrazione pari a 899 milioni, con incremento netto dell’11%, rispetto alla precedente cifra di aprile (+97 milioni), mentre nel 2026, in base al testo appena licenziato, se ne presume uno da 813 milioni. La Cdc, intanto, coprirà con 40 milioni gli interventi di welfare strategico, la somma più elevata finora dedicata a tali misure, si precisa (erano 33 nel 2025).

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Benché ci siano molte pressioni politiche, c’è poco spazio per modificare la Legge di Bilancio che prevede l’aumento di un mese dell’età pensionabile dal 2027, e di altri due dal 2028, invece dell’aumento secco di tre mesi che sarebbe scattato tra due anni. La deroga, che esclude per ora dall’adeguamento dell’età anche i lavori usuranti, è già costata 1,6 miliardi sui conti pubblici del ‘27 e del ‘28, e per addolcire ancora gli scalini servirebbero coperture certe, finora non emerse. Potrebbe invece essere evitato, perché ha un costo di un centinaio di milioni, sopportabile, l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile per le forze dell’ordine e della sicurezza previsto dl testo della Legge di Bilancio. Lega e Fratelli d’Italia cercano anche stanziamenti per migliorare le retribuzioni del comparto.

L’Italia avanza verso la sostenibilità, ma continua a farlo seduta in auto, con costi che pesano sempre più sui bilanci individuali. Nel 2024 le famiglie hanno speso in media 334 euro al mese per l’auto (+14,5% nel 2020-2024), oltre 8,7 miliardi al mese complessivi, 105 miliardi in un anno, in un Paese dove il parco circolante tocca 41,3 milioni di vetture. Lo spiega il dossier Audimob – Rapporto sulla mobilità degli italiani, lo studio annuale di Isfort, giunto alla sua 22° edizione che il Sole24Ore anticipa e che è stato realizzato con il supporto scientifico di Agens e Asstra e con il sostegno della Fondazione Nazionale delle Comunicazioni, presentato questa mattina a Roma. Che l’auto continui a dominare lo dicono le ultime rilevazioni sul 2025, anche se in lieve flessione: nel primo semestre del 2025 il 60,8% degli italiani si è spostato in auto contro il 63,1% dello stesso periodo del 2024. E il trasporto pubblico? È la Cenerentola seppur con una timida ripresa tra i due primi semestri, 8,9% contro 8,0%.
I primi 25 anni del ventunesimo secolo sono un tempo breve nella storia globale, ma caratterizzato da una sequenza di eventi che, intrecciandosi, hanno progressivamente ridefinito il nostro mondo. Cambiamenti climatici, flussi demografici in evoluzione, rivoluzioni digitali e tensioni geopolitiche hanno trasformato non solo l’economia, ma anche il modo in cui pensiamo, lavoriamo e guardiamo al futuro. I modelli del passato appaiono superati. Occorre quindi riflettere su come costruire una nuova “normalità” consapevoli che le connessioni globali producono mutamenti trasversali e ogni scelta locale ha un’incidenza internazionale. La rapidità di cambiamenti e la profondità delle trasformazioni sociali e demografiche ci chiedono di ridefinire priorità e strumenti. La sfida è dare forma a una transizione sostenibile, capace di tutelare le persone e le comunità, senza lasciare indietro le nuove generazioni. Stiamo vivendo una rivoluzione silenziosa caratterizzata dal calo demografico e dall’allungamento dell’aspettativa di vita, trasformazioni che stanno incidendo sul nostro stile di vita, creando nuovi bisogni sociali che avranno ripercussioni sul sistema sociosanitario, ma anche sul quello pensionistico sempre più interconnesso alle grandi transizioni attuali che hanno imposto nuove domande e ci hanno costretto a ridefinire i nostri orizzonti. La previdenza, un tempo, era percepita come una certezza: lentamente, però ci si è resi conto non è un traguardo automatico, ma un percorso che richiede conoscenza, responsabilità e visione. In questo quarto di secolo abbiamo imparato che la sostenibilità non si misura solo nei bilanci, ma nella capacità di un sistema di rispondere ai bisogni reali delle persone. Che il valore della previdenza è culturale, oltre che economico: ogni generazione dovrebbe, infatti, prendersi cura della successiva, costruendo un ponte di solidarietà che resista alle incertezze del tempo. Che nessuna riforma, per quanto lungimirante, può funzionare senza il dialogo costruttivo tra istituzioni e Casse di previdenza, tra giovani e anziani.
I dati, se ben interpretati, sanno delineare in modo molto preciso una tendenza o fenomeno. E quello che vede solo sei aziende su cento (su scala globale) dichiararsi effettivamente in grado di difendersi da un attacco informatico appartiene a questa categoria. Il Global Digital Trust Insights 2026 di PwC, un’indagine ad ampio spettro sulla sicurezza digitale, condotta la scorsa estate su circa 3.900 dirigenti di imprese di 72 Paesi (Italia compresa) ci dice che, in uno scenario segnato da incertezze geopolitiche e da una rapida evoluzione tecnologica, l’intelligenza artificiale rappresenti la “nuova” frontiera strategica per la cybersecurity. Se guardiamo al nostro Paese, infatti, il 69% delle aziende intervistate (la media globale sale al 78%) prevede di aumentare il budget per la sicurezza informatica nei prossimi 12 mesi e una su tre (il 32%, contro il 36% totale) investirà proprio nell’AI, ritenuta prioritaria rispetto a cloud security e tecnologie tradizionali di data protection. Ma se la volontà di investire è in crescendo, la consapevolezza dei rischi resta parziale e si specchia in quel risicato 6% di organizzazioni (la percentuale relativa all’Italia è simile) che dichiara di sentirsi pienamente preparata a contrastare le minacce.
Confermando quanto già previsto lo scorso luglio durante il suo esame preliminare da parte del Consiglio dei ministri, l’articolo 2 del decreto correttivo Irpef Ires che sarà definitivamente approvato oggi, grazie a una modifica all’articolo 51, comma 2, lettera i-bis del Tuir, stabilisce in via normativa che anche i dipendenti pubblici che rinunciano a versare i contributi a loro carico possono vedersi riconosciuta esentasse tale somma in busta paga come incentivo alla prosecuzione dell’attività lavorativa. Una scelta, questa, che parifica ai lavoratori iscritti all’Assicurazione generale obbligatori (Ago) e alla forme sostitutive della stessa i dipendenti pubblici, iscritti invece alla forme esclusive. Si ricorda che la legge 213/2023 (Bilancio 2024) aveva previsto a favore dei lavoratori che avevano perfezionato i requisiti per «pensione quota 103» la possibilità di rinunciare al versamento dei contributi a loro carico, al fine di vedersi riconosciuta tale somma nella busta paga a incremento del netto e come incentivo per la prosecuzione dell’attività lavorativa.
Le segnalazioni del dipendente di favoritismi al personale sull’assegnazione di permessi e indennità, inclusi i premi di produttività, così come di irregolarità nell’utilizzo di fondi regionali e cofinanziamenti, rivolte dapprima al datore di lavoro e, quindi, all’Anac e alla Guardia di finanza rientrano tra le ipotesi di whistleblowing per cui si attiva la procedura contro le discriminazioni e il divieto di ritorsioni. Nei confronti del dipendente che segnala condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza nel corso del rapporto di lavoro deve essere predisposto dal datore un apparato di tutele che prevenga azioni ostili sul piano professionale e della progressione di carriera, evitando che si producano da parte dei colleghi condizioni di emarginazione e umiliazione foriere di sofferenze sul piano morale. Laddove, a seguito di ripetute segnalazioni di irregolarità contabili e gestioni arbitrarie nella erogazione di proventi e nella valutazione delle performance, il dipendente sia stato sottoposto ad una condizione di isolamento da parte dei colleghi e del superiore gerarchico, subendo azioni intimidatorie sfociate in un trattamento professionale mortificante, operano le tutele previste dalla normativa sul whistleblowing.