Il 30 ottobre, Xi Jinping e Donald Trump si sono incontrati, per la prima volta dal 2019, a margine del vertice APEC in Corea del Sud. Le due potenze hanno raggiunto un accordo tattico che consente agli Stati Uniti di guadagnare tempo per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di terre rare e alla Cina di gestire le pressioni deflazionistiche perseguendo l’autosufficienza tecnologica. Secondo l’analisi di Coface, le concessioni annunciate nell’ambito di questo accordo potrebbero offrire un po’ di tregua alle aziende che operano nel commercio globale. Tuttavia, l’accordo rimane fragile: permangono diverse controversie importanti, in particolare sui semiconduttori e sulle terre rare, ciascuna delle parti conserva un potere che potrebbe riaccendere le ostilità commerciali.

L’accordo riduce temporaneamente alcuni dazi ed evita ulteriori misure di controllo sulle esportazioni, il che dovrebbe fornire un moderato sostegno al commercio bilaterale. Per la Cina, ciò si traduce in un lieve miglioramento delle prospettive di crescita (+0,2 punti rispetto alle nostre precedenti previsioni, al 4,4% nel 2026), grazie a una potenziale ripresa delle esportazioni dirette verso gli Stati Uniti e a un rallentamento della delocalizzazione determinata dalle tariffe. L’effetto rimarrà limitato: la tendenza alla diversificazione delle catene di approvvigionamento continua e alcuni settori (elettronica, farmaceutica) rimangono esposti al rischio di futuri aumenti delle barriere doganali.

Questa pausa non cambia quindi in modo sostanziale la situazione: la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni cinesi rimane elevata e le tensioni geopolitiche (Taiwan, guerra tecnologica, ecc.) continuano a pesare sulle imprese.

Effetti contrastanti a seconda del settore

  • Tecnologia e semiconduttori: la sospensione delle nuove restrizioni statunitensi sui software critici offre un po’ di respiro alla Cina nel suo percorso verso l’autosufficienza tecnologica. Tuttavia, la mancanza di concessioni da parte degli Stati Uniti sui chip avanzati manterrà le difficoltà per i produttori cinesi, mentre le aziende statunitensi rimangono esposte alle misure antidumping in Cina sui chip analogici.
  • Terre rare e settori strategici: il rinvio dei controlli cinesi su altri cinque elementi delle terre rare ha garantito alle aziende statunitensi un altro anno per accumulare scorte di REE, fintanto che durerà la tregua. Ma la dipendenza strutturale dalla Cina, che controlla quasi il 90% della raffinazione globale, continuerà a spingere i produttori a creare catene di approvvigionamento alternative di REE.
  • Agricoltura: Negli Stati Uniti, i produttori agricoli, in particolare quelli di soia, trarranno vantaggio dall’accordo. Tuttavia, malgrado l’impegno di Pechino di aumentare gli acquisti di soia e prodotti agricoli, i volumi rimangono al di sotto della media storica e la Cina continua la sua strategia di approvvigionamento dal Brasile, limitando la portata della ripresa prevista.
  • Manifatturiero e beni di consumo: la riduzione dei dazi potrebbe portare a una leggera ripresa delle esportazioni cinesi di prodotti tessili, giocattoli e beni a basso margine verso gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, il ridursi del differenziale tariffario potrebbe temporaneamente rallentare il deflusso delle catene di assemblaggio verso paesi terzi (Vietnam, India).

Questa tregua offre una boccata d’aria, ma senza garanzie durature, le aziende devono prestare attenzione alla frammentazione delle catene del valore. La competizione strategica tra Stati Uniti e Cina rimane un rischio incombente che influenza il commercio globale.commenta Junyu Tan, economista di Coface per il Nord Asia.

“L’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Cina rappresenta una pausa tattica nelle tensioni commerciali che però non risolve i nodi strutturali che continuano a caratterizzare i rapporti tra le due superpotenze – aggiunge Pietro Vargiu, Country Manager Coface ItaliaLe concessioni reciproche offrono alle imprese un margine di respiro, ma la fragilità dell’intesa e le divergenze ancora aperte su temi strategici come semiconduttori e terre rare mantengono elevato il livello di incertezza. In questo contesto, Coface continuerà a monitorare attentamente le evoluzioni dell’accordo e le sue ripercussioni dirette e indirette per le aziende, comprese quelle italiane, che operano in catene di fornitura globali sempre più esposte a shock geopolitici e commerciali.”