Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Prosegue il testa a testa fra il tradizionale credito bancario e il factoring per garantire liquidità e stabilità finanziaria alle imprese. La dinamica degli anticipi per factoring, cioè la cessione da parte dell’azienda cliente a una società specializzata (il factor) dei propri crediti commerciali, esistenti o futuri, compresi quelli di natura fiscale, infatti, appare superiore ai prestiti bancari. In linea con i prestiti a breve alle imprese, si registra una crescita stabile degli impieghi per factoring lungo tutto il 2025 e, in particolare, a settembre, anticipi e corrispettivi hanno superato i 50 miliardi di euro. E, ancora, nei primi nove mesi dell’anno, con un turnover cumulativo (il volume totale dei crediti ceduti in un arco di tempo, di solito l’anno) di 208,28 miliardi di euro, il mercato del factoring ha fatto registrare un incremento del 3,75% rispetto allo stesso periodo del 2024. In netta crescita anche gli anticipi e corrispettivi erogati (+6,31%). Settembre, appunto, si è distinto per un risultato significativo: il volume delle operazioni è aumentato del 16,4% rispetto a settembre 2024, un ritmo di crescita che non si vedeva dal 2022. Ma non solo. Il cambiamento delle norme europee sul default, che penalizzano il settore, può liberare 2 miliardi di euro di finanziamenti alle imprese. A mettere nero su bianco i risultati è l’osservatorio sul mercato del factoring, curato da Assifact, l’associazione italiana per il factoring, che riunisce gli operatori di un settore che vale il 13% del pil.
Chi esercita una professione liberale o un’attività imprenditoriale, commerciale o artigianale può essere considerato un semplice consumatore, e dunque ottenere le speciali tutele contrattuali previste in favore degli utenti, soltanto se il contratto che ha concluso serve a soddisfare esigenze della vita quotidiana estranee all’esercizio dell’attività lavorativa: altrimenti non scattano le protezioni previste ad hoc. Con l’avvento del codice della crisi d’impresa (Ccii), il decreto legislativo 12/1/2019, n. 14, non cambia poi nella sostanza la qualifica di consumatore rispetto a quella prevista dalla normativa sul sovraindebitamento di cui alla legge 27/01/2012, n. 3. Risultato: non può essere ammesso il piano di ristrutturazione del debito proposto dal socio ed ex amministratore che ha prestato la fideiussione per la società in cui ha una partecipazione consistente; sussiste infatti un collegamento funzionale tra la garanzia e l’attività d’impresa, mentre il rilascio della fideiussione non risulta riconducibile alla sfera privata dell’interessato. Così la Corte di cassazione civile, sez. prima, nella sentenza n. 29746 dell’11/11/2025.
Nonostante proroghe e deroghe concesse dal legislatore europeo – e salvo ulteriori slittamenti all’orizzonte – dal dicembre 2025 scatterà un fitto calendario di nuovi obblighi ambientali che interesserà molte imprese fino al gennaio 2029. Si comincia con le misure per garantire prodotti ‘a deforestazione zero’, si prosegue con l’obbligo di pubblicare il report di sostenibilità e si arriva alla ‘dovuta diligenza’ per la produzione di batterie a ridotto impatto ambientale. Con il Governo nazionale già all’opera per adeguare l’Ordinamento interno e ulteriori novità in arrivo dall’Ue.
Calcoli differenziati sull’isopensione. Ai fini del versamento dei contributi figurativi correlati al periodo di pre-pensionamento, infatti, il datore di lavoro deve tenere conto se il lavoratore è in regime retributivo, in regime misto oppure in regime contributivo per la sua futura pensione. Lo ha chiarito l’Inps (messaggio n. 3166/2025, su ItaliaOggi del 25 ottobre 2025), precisando che, nel caso in cui il lavoratore appartenga al regime contributivo, il datore di lavoro è tenuto a versare la contribuzione figurativa fino al c.d. massimale annuo, per il 2025 è 120.607 euro
L’azienda che voglia avvalersi della nuova procedura di esodo volontario deve, prima di tutto, sottoscrivere un accordo aziendale con i sindacati. L’accordo individua lavoratori e condizioni dei licenziamenti con riconoscimento delle prestazioni per questa sorta di prepensionamento. Stipulato l’accordo, la procedura non è tuttavia ancora operativa, perché l’ accordo acquisita la sua efficacia solo a seguito di specifica validazione da parte dell’Inps; e poi perché occorre che l’Inps accolga pure la domanda a tal fine presentata dal datore di lavoro
Scatta il risarcimento del danno non patrimoniale, per esempio, in favore dei malcapitati che non riescono a dormire perché i cani dei confinanti abbaiano giorno e notte. Il tutto anche se i danneggiati non riportano una vera e propria lesione alla salute documentata dai medici: l’equilibrio psico-fisico dei residenti, infatti, risulta compromesso dalla lesione al diritto al riposo e alla vivibilità della casa e le abitudini della vita quotidiana costituiscono valori protetti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Pesano sulla decisione le perizie fonometriche e le testimonianze di persone che frequentano la casa. Così la Cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 29784 dell’11/11/2025. Ma il principio affermato dalla giurisprudenza di legittimità vale anche i danni da movida sotto casa o da vacanza rovinata nella casa al mare, per il vicino che suona il pianoforte, i rumori dalla mansarda e perfino per l’ascensore condominiale fracassone. Il risarcimento per le immissioni sonore intollerabili può scattare anche senza perizia
Sono i dipendenti del settore delle attività finanziarie e assicurative che, in Italia, guadagnano, mediamente, più degli altri (56.429 euro nel 2024) ma retribuzioni superiori alla media si riscontrano anche nei settori dell’estrazione di minerali da cave e miniere e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata. Settori in cui è molto presente manodopera specializzata e in cui è anche elevato il numero medio di giornate retribuite nell’anno. Retribuzioni medie più basse si registrano, invece, nei settori, come quello alberghiero e ristorazione, in cui è forte la presenza di lavoratori con contratti di breve durata. Inoltre, lungo la penisola è ancora ampio il divario retributivo tra uomini e donne, con retribuzioni medie che, rispettivamente, si attestano su 27.967 euro contro 19.833 euro. Sono alcuni dei dati contenuti nel report curato dall’osservatorio statistico dell’Inps sui lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo secondo cui, lo scorso anno, il numero di lavoratori dipendenti con almeno una giornata retribuita è risultato pari a 17.731.002, con una retribuzione media di 24.486 euro e una media di 247 giornate retribuite.

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Una macchina da 669,2 miliardi nel 2024, il 60,4 per cento della spesa pubblica totale. Una macchina a quattro ruote di cui una, quella previdenziale, assorbe la metà delle risorse: siamo il primo Paese tra i Big 4 europei per questa voce, al 16% del Pil contro il 12,3% dell’Eurozona. Ultimi invece per istruzione e politiche sociali, faticosamente attaccati al gruppone dei migliori per la sanità. Dati previsti ancora in rialzo dal Def per quest’anno,
e costantemente in crescita fin dal pre-pandemia. Vecchi problemi e nuove sfide, quelle del welfare italiano fotografato poche settimane fa dal think tank Welfare Italia. Sfide che rispondono a nomi quali demografia e diseguaglianze. E che richiedono risposte molteplici, dal pubblico, dal privato e dalle associazioni
Per quanto molto ostici, i contratti delle polizze assicurative andrebbero sempre letti molto attentamente. I rimborsi e le prestazioni dipendono infatti proprio da quelle clausole scritte in caratteri piccoli e con un linguaggio di difficile comprensione. L’Ivass ha da diversi anni messo nel mirino questo problema ed ha invitato le compagnie assicurative a rendere i testi più leggibili e, in aggiunta, ha avviato il monitoraggio della situazione. Una prima analisi è stata condotta nel 2022 e a distanza di tre anni è stata effettuata una seconda rilevazione per vedere se ci sono stati progressi. Ebbene, le compagnie hanno effettivamente fatto uno sforzo per farsi capire meglio, ma la strada da fare è ancora molta. Anche perché dall’altra parte ci sono clienti la cui capacità di lettura è in continuo peggioramento, come rilevato dai test Invalsi e Pisa, che hanno notato un preoccupante calo delle capacità degli scolari soprattutto nel periodo successivo alla pandemia. Un quadro che non sorprende più di tanto visto che per quasi due anni le scuole sono state chiuse o aperte a singhiozzo e le lezioni si sono tenute soprattutto da remoto.
«Lo studio dell’Ivass ha una importantissima finalità sociale, la stessa che anima le banche cooperative fin dalla loro nascita». Per Riccardo Corino, direttore commerciale del Gruppo Bcc Iccrea, spiegare l’utilità e il funzionamento degli strumenti finanziari, così come di qualsiasi altro aspetto dell’attività bancaria, è il presupposto del rapporto di fiducia che si deve instaurare fra il cliente e il suo istituto di credito. «Il Credito Cooperativo – prosegue il manager del Gruppo Bcc Iccrea – è nato per sottrarre i contadini agli usurai e ancora oggi molti nostri collaboratori sono abituati a parlare il dialetto, per esprimere vicinanza nei confronti della comunità. Per tutti questi motivi apprezzo molto lo studio dell’Ivass e soprattutto gli sforzi che fa per rendere la commercializzazione delle polizze trasparente. Solo così, fra l’altro, l’Italia riuscirà a chiudere il gap assicurativo che la separa dagli altri grandi Paesi europei. I consumatori non comprano infatti ciò che non capiscono e a questo si aggiunge il fatto che i rischi vengono sottovalutati per una mancanza di educazione finanziaria, rendendo di fatto l’Italia un Paese sotto-assicurato».

Si è appena conclusa la grande partita legata all’acquisizione di Mediobanca da parte del Monte dei Paschi di Siena, che la settimana scorsa, con una modalità e una determinazione del tutto inattese, il Crédit Agricole, compagno paziente di molte banche italiane almeno dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, si è lanciato alla conquista del Banco Bpm. «Aspettiamo una proposta da Milano», ha detto in occasione della presentazione del nuovo piano strategico l’amministratore delegato Olivier Gavalda. «Ci stiamo organizzando per restare a lungo termine primi azionisti», ha fatto eco il suo vice Jerome Grivet. Entrambi partono da un presupposto oggettivo: il Crédit Agricole oggi controlla il 20 per cento del capitale del Banco Bpm e ha chiesto autorizzazione per salire fino al 29 per cento della banca milanese. A un passo dall’opa obbligatoria. È con largo margine il primo azionista della banca di Piazza Meda. Ma adesso cosa succederà? Mps è oggi alle prese con l’integrazione dell’acquisizione di Mediobanca e la ridefinizione del proprio perimetro aziendale. Per di più deve affrontare il nodo del rinnovo del consiglio di amministrazione la prossima primavera. Quindi, anche se la potenza di fuoco dei suoi azionisti è rilevantissima è possibile che non voglia/possa entrare nella partita Banco Bpm. Dove invece potrebbe giocare un ruolo significativo la Bper di Gianni Franco Papa. Il gruppo ha appena conquistato la Popolare di Sondrio e ha nel gruppo assicurativo Unipol, presieduto da Carlo Cimbri, un partner importante e solido. Cimbri, proprio mentre l’Agricole muoveva in avanti sul Banco Bpm era a Bruxelles per reclamare equità di trattamento nella applicazione del cosiddetto Danish compromise.
C’è stato il fondo svizzero Brera Partners che ha rilevato il 70% circa di GBSapri, una piattaforma tramite cui ha poi acquisito Ernesto Solari, Seabridge, Sbravati, Convergo ed altre. C’è stato J.C. Flowers che ha lanciato la piattaforma OneItalia Alliance acquisendo, tra le altre, Consulbrokers, Caleas e le attività italiane B2B2C di Wefox (oggi Enablia). C’è AnaCap: ha fatto shopping con il 65% circa di Edge, tramite cui ha poi acquisito Rp Several, Steffano, Agris e Mba. Infine, ci sono Wide Group, acquisitore seriale supportato da Pollen Street; e Oakley Capital che ha di recente avviato Tiger HoldCo. Negli ultimi cinque anni, il mondo dei broker italiani ha scoperto un’insolita frenesia e, se si uniscono i puntini, si scopre che a guidarla sono piattaforme domestiche avviate direttamente nella nostra Penisola dai fondi di private equity. Non bastasse, altri gruppi internazionali sostenuti da fondi — come Pib Group, Howden, The Ardonagh Group, Acrisure, Ggw Group, Sabseg, e le francesi +Simple, Verlingue, Verspieren e Groupe Premium — vogliono replicare da noi il consolidamento già avviato in altri Paesi europei. Che un player come J.C. Flowers, che nel 2010 acquistava quote di minoranza in banche come Goldman Sachs, oggi arrivi a fare man bassa di intermediari assicurativi in Italia, ci dà un po’ l’idea di quanto il settore possa essere interessante: anche da noi — come già accadeva in Regno Unito e Usa — il mercato è iper frammentato e di matrice familiare, con marginalità significative e non richiede capitale regolamentare.
La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane si avvicina ai 6 mila miliardi di euro. Un ritmo graduale, ma costante, ha portato il valore del patrimonio dai 4.600 miliardi del 2019 ai 5.600 del 2023, per poi superare i 5.900 a giugno di quest’anno. L’andamento ancora favorevole dei mercati porta ad immaginare che quando saranno disponibili i dati di settembre potremmo assistere ad un ulteriore aumento della ricchezza, superando anche l’incertezza originata dalle nuove politiche commerciali. Una dinamica favorita, in primo luogo, dalla capacità di risparmio delle famiglie italiane, nonostante lo scenario sempre incerto. Nei primi sei mesi del 2025, 36 miliardi di euro di nuove risorse sono stati investiti in attività finanziarie, più del doppio di quanto era stato accantonato nello stesso periodo dello scorso anno. Oltre ai nuovi investimenti, il rendimento positivo del portafoglio, sebbene in rallentamento rispetto al 2024, ha aggiunto altri 110 miliardi al patrimonio. Le famiglie italiane hanno, inoltre, continuato a modificare la composizione del portafoglio, cercando un sempre migliore equilibrio tra sicurezza e rendimento. I depositi e il circolante hanno perso ulteriormente importanza. In sei mesi, sono stati prelevati dai conti 11 miliardi di euro, portando il saldo complessivo sotto i 1.580 miliardi, con la quota nel portafoglio scesa dal 32,3% del 2020 al 26,4%, il valore più basso degli ultimi diciannove anni.
Ma quanto ne sanno gli italiani di fondi pensione? Un po’ meno di sei mesi fa. E che cosa fanno per portarsi avanti con la previdenza in generale? Oltre la metà dice: ancora nulla. Queste due evidenze (non incoraggianti) sulle conoscenze in tema di rapporto tra rendite pubbliche e rendite integrative emergono dal consueto focus di Anima sull’umore e sulle scelte dei risparmiatori italiani . L’Osservatorio scatta, in primavera e in autunno, una foto di gruppo basandosi su mille interviste suddivise equamente tra italiani che possiedono solo un conto corrente e connazionali che invece hanno anche qualche investimento. Un sondaggio considerato rappresentativo per una popolazione di maggiorenni pari a 35 milioni, oltre la metà di chi vive nel nostro Paese.
In un contesto in cui il risparmio italiano è insidiato da una crescente pressione digitale, tra truffe mascherate da opportunità e messaggi seducenti diffusi sui social, gli italiani continuano a difendersi con gli strumenti che conoscono meglio: la cautela e il ricorso al consulente finanziario. È questo il cuore della nuova edizione (la sesta) del Rapporto Assogestioni-Censis, che conferma come il modello pragmatico maturato negli ultimi anni continui a rappresentare la principale protezione del patrimonio delle famiglie, indipendentemente dal livello di competenze economiche. Rispetto allo scorso anno, quando il focus era sulla fragilità emotiva dei giovani investitori, oggi lo scenario appare più ampio e più insidioso.

A singhiozzo e con un percorso a ostacoli, che però ora sembra avviarsi verso una risoluzione. È il riconoscimento della figura dei “caregiver”, ovvero di quei 7 milioni di persone che assistono quotidianamente oltre 4 milioni di soggetti disabili e non autosufficienti. Dopo l’inserimento nel Ddl di Bilancio di un articolo (il 53) che prevede un «Fondo per le iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare», nei giorni scorsi la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, ha annunciato un disegno di legge ad hoc. Attualmente, infatti, non esiste una legge nazionale che riconosca e tuteli il ruolo dei caregiver. Più presente invece è stata la politica locale con 12 Regioni che si sono attivate per normare questa figura. Nel complesso nessuna svolta finora risolutiva, fatta eccezione per la legge 205/2017 e un fondo dedicato nel 2020 per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare, con stanziamenti che, hanno lamentato le associazioni, sono sempre rimasti insufficienti rispetto ai reali bisogni.
La sentenza che accerta la responsabilità dell’ente per uno degli illeciti previsti dal Dlgs 231/2001 deve rispettare il principio di correlazione tra la contestazione e il criterio soggettivo di imputazione. Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza n. 30602 del 12 settembre 2025), che ha annullato con rinvio una decisione di appello che aveva riconosciuto la responsabilità dell’ente, ritenendo che il reato presupposto fosse stato commesso da soggetti apicali e non, come invece contestato dal Pm e ritenuto dal primo giudice, da soggetti sottoposti a direzione o vigilanza.
Arrivano le nuove Linee guida per le richieste di risarcimento dei terzi trasportati quando è previsto l’intervento del Fondo di garanzia delle vittime della strada. Le Linee guida, elaborate da Consap in collaborazione con Ania e Ivass, diventeranno operative per i sinistri denunciati da lunedì prossimo, 1° dicembre. Nel dettaglio, si occupano della gestione delle richieste risarcitorie dei terzi trasportati su veicoli assicurati che abbiano riportato danni a seguito di sinistri in cui sono coinvolti veicoli non coperti dalla Rc auto o non identificati. Il tema riguarda le procedure di liquidazione promosse dai terzi trasportati in base all’articolo 141 del Codice delle assicurazioni private (decreto legislativo 209/2005), norma che la Cassazione a Sezioni unite (sentenza 35318/2022) ha ritenuto applicabile anche a queste casistiche. Le nuove Linee guida intervengono su queste procedure, aumentando i controlli e le cautele, con l’obiettivo di avviare proficue e franche collaborazioni istruttorie tra le compagnie dei vettori e le imprese designate a liquidare i danni, volte a prevenire contenziosi, condotte fraudolente e disaccordi in sede di rivalsa e, al contempo, garantire da subito un’efficace presa in carico della pretesa risarcitoria del terzo trasportato.
La possibilità di impiegare l’intelligenza artificiale nell’ambito sanitario – disciplinata dalla legge 132/2025 – apre scenari straordinari per la cura, la diagnosi e la gestione dei dati clinici. Il che modifica anche i tradizionali profili di rischio, imponendo un ripensamento degli attuali assetti organizzativi e un adattamento al nuovo contesto digitale dei principi di sicurezza delle cure e di responsabilità sanitaria declinati dalla legge 24/2017 (legge Gelli). In particolare, l’articolo 7 della legge 132/2025 mira a incentivare l’uso dei software di Ai in quanto idonei a offrire un contributo al miglioramento del sistema sanitario, alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura delle malattie (comma 1). L’utilizzo deve avvenire nel rispetto dei diritti, delle libertà e degli interessi della persona, anche in materia di protezione dei dati personali, avendo cura di non selezionare e condizionare l’accesso alle prestazioni sanitarie secondo criteri discriminatori (comma 2). Viene ribadito il principio antropocentrico – già sancito dall’articolo 14 dell’Ai Act – che esclude la prevaricazione della macchina imponendo il controllo e la supervisione umana nei sistemi ad alto rischio. Ciò, nel sistema sanitario, si traduce nella qualificazione dei sistemi di intelligenza artificiale come mezzi di supporto – e mai di sostituzione – «nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e scelta terapeutica»: la decisione finale resta «impregiudicata» e sempre rimessa agli esercenti la professione medica (comma 5).