E’ in aumento tra le imprese di assicurazione in Italia l’inclusione dei criteri ESG secondo la ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile e dall’ANIA, presentata ieri a Roma nell’ambito delle Settimane SRI. L’indagine, giunta quest’anno alla quarta edizione, vede una partecipazione pari al 78% del mercato assicurativo italiano in termini di premi raccolti. La ricerca è stata realizzata con il sostegno di Etica SGR, Reale Group, SCS Consulting, Swisscanto.

L’integrazione della sostenibilità da parte delle imprese di assicurazione si concretizza mediante l’inclusione dei fattori ESG nelle linee prioritarie dei piani strategici e nelle politiche di remunerazione, attraverso l’utilizzo di indicatori specifici (pratiche adottate, in entrambi i casi, dal 99% del campione).
Risulta ampiamente diffuso lo stakeholder engagement sulle questioni di sostenibilità, con l’individuazione di varie categorie rilevanti: dipendenti, rete distributiva e fornitori, investitori e clienti.

La totalità del campione presidia i temi ESG attraverso l’istituzione di una governance specifica, prevalentemente sotto forma di comitati e/o funzioni dedicate alla sostenibilità. La pressoché totalità dei rispondenti (98%) ha introdotto programmi di formazione rivolti a tutto il personale. Infine, particolare attenzione viene data ai temi della diversità: il 94% del campione integra l’obiettivo della parità di genere nelle politiche di gestione delle risorse umane, applicandolo a tutto il personale.

Rispetto al ruolo di investitori istituzionali delle compagnie di assicurazione, la ricerca mostra che la pressoché totalità dei rispondenti (99,7%) include i criteri ESG nelle proprie politiche di investimento e li applica a un’importante porzione del portafoglio investimenti (quota compresa tra il 75 e il 100%).
Continuano ad essere molteplici gli approcci adottati dalle imprese di assicurazione per includere i criteri ESG nelle politiche e nelle decisioni di investimento. Quelli maggiormente utilizzati sono: le esclusioni (100% del campione), le convenzioni internazionali (91%), l’engagement (89%), gli investimenti tematici (81%) e l’approccio best in class (80%). Seguono l’impact investing (66%) e il voting (64%). Risultano molto diffuse tra le compagnie di assicurazione anche le politiche di disinvestimento (75%).

Grande attenzione è rivolta ai temi relativi al cambiamento climatico: il 71% del campione include esplicitamente l’obiettivo della neutralità climatica nelle proprie politiche d’investimento. In costante crescita, inoltre, la quota (99%) che dichiara di misurare l’impronta di carbonio del portafoglio investimenti, con l’obiettivo di identificare i rischi finanziari associati alla crisi climatica (81%, in aumento rispetto al 2024) e le azioni per ridurre le emissioni (80%).

Rispetto all’attività di copertura dei rischi delle compagnie di assicurazione, l’82% del campione (in consistente aumento rispetto alle precedenti edizioni) include i criteri ESG nelle politiche di sottoscrizione, attraverso l’offerta di prodotti assicurativi danni o vita diversi dai prodotti di investimento che tengono in considerazione fattori ambientali, sociali e/o di buona governance. La quota residuale di rispondenti, che non ha ancora incluso gli aspetti di sostenibilità nelle politiche di underwriting, sta conducendo valutazioni in merito.
Le compagnie che integrano i criteri ESG nelle politiche di sottoscrizione includono, nella propria offerta, prevalentemente prodotti con caratteristiche ambientali, o a valenza ambientale (99,97%) e con caratteristiche sociali, o a valenza sociale (98%). Le modalità attraverso le quali si concretizza l’integrazione dei criteri ESG nell’underwriting sono: l’offerta di prodotti assicurativi dedicati ai temi ESG (95%), per la copertura di rischi climatici e sismici, per favorire l’inclusione assicurativa e per lo sviluppo di energie rinnovabili; le limitazioni nell’offerta di prodotti assicurativi per attività esposte ad alti rischi ESG (91%); l’offerta di prodotti con requisiti premiali (86%).

Nello specifico, in linea con le scelte del campione in tema di esclusioni e disinvestimento, le limitazioni dell’offerta si concentrano prevalentemente nei settori dei combustibili fossili (carbone, gas e petrolio) e delle armi (nel 100% dei casi). L’offerta di prodotti con requisiti premiali, invece, si focalizza, in particolar modo, sull’incentivazione di comportamenti sostenibili nella clientela retail (78%) e, a seguire, corporate (23%). Inoltre, il 34% dei rispondenti offre prodotti con requisiti premiali legati al raggiungimento di specifici obiettivi di sostenibilità per la clientela corporate mentre, nel 35% dei casi, a beneficiare di requisiti premiali sono le attività a basso rischio ESG.