Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Profitti in crescita e margine d’intermediazione in discesa per Credem, ma in entrambi i casi sopra le attese di Banca Akros. La banca controllata dalla famiglia Maramotti (attraverso Credito Emiliano Holding, primo socio con il 79,8%) ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con 1,4 miliardi di ricavi totali (-7,1%), un calo in gran parte dovuto alla riduzione del margine finanziario a 723,6 milioni (-14,6%) dopo il taglio dei tassi della Bce. Anche le commissioni da servizi bancari sono scese a 153 milioni (-3,1%), ma questo non ha impedito al margine da servizi di salire a 678,9 milioni (+2,5%). Credem è riuscito comunque ad archiviare i primi nove mesi dell’anno con un utile netto consolidato in crescita a 506,4 milioni (+4,2%), ma il dato conteggia 98,6 milioni derivanti dal trasferimento delle attività di merchant acquiring. Altrimenti i profitti sarebbero scesi a 407,7 milioni.
Dopo i risultati del terzo trimestre, Banca Mediolanum ha deciso di distribuire ai soci un acconto sul dividendo 2025 di 0,6 euro per azione, quasi il doppio rispetto agli 0,37 euro erogati nel novembre 2024. Lo stacco cedola sarà il 24 novembre. L’utile netto nei nove mesi è risultato pari a 726 milioni, +8% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il contributo dei ricavi ricorrenti è stato elevato grazie soprattutto alle commissioni nette, pari a 968,6 milioni (+11%), risultato ottenuto per la buona performance dei mercati nei nove mesi e il contributo della raccolta netta in prodotti di risparmio gestito. Il margine da interessi è a 581,7 milioni, in calo del 5% per via del mutato contesto dei tassi rispetto al 2024. La raccolta netta totale ha toccato 8,15 miliardi, +14% rispetto ai primi nove mesi del 2024, di cui quella gestita pari a 6,58 miliardi, +21%.
Azimut ha registrato ricavi totali a 1,013 miliardi nei primi 9 mesi del 2025, sostenuti da un aumento del 7% su base annua dei ricavi ricorrenti nei mercati chiave, con un contributo rilevante da Italia, Usa, Brasile, Singapore e Monaco. Nel periodo gennaio-settembre i costi operativi ammontano a 542 milioni, aumento che il gruppo giudica coerente con la traiettoria di crescita degli ultimi anni. L’utile operativo si attesta a 471 milioni, con l’ebit ricorrente in crescita del 12% su base annua a 439 milioni. I proventi finanziari, pari a 62 milioni, includono 37 milioni di performance di asset e portafoglio, 19 milioni d’opzioni e partecipazioni azionarie al fair value, 11 milioni d’impatto negativo derivante dall’Ifrs 17, 9 milioni d’interessi netti attivi, nonché 8 milioni di cedole derivanti da attività di Gp staking del gruppo e dai risultati netti delle partecipate strategiche.
Bper ha chiuso i nove mesi con un utile netto di 1,48 miliardi di euro (+30,04%), sostenuto da ricavi per 4,2 miliardi (+2,1%), con un margine di interesse di 2,4 miliardi in calo del 3,6% per effetto dei minori tassi compensato dalle commissioni nette salite del 6% a 1,59 miliardi. Al contempo l’istituto guidato da Gianni Franco Papa ha approvato la fusione entro aprile della controllata Popolare di Sondrio nella capogruppo con un concambio di 1,45 azioni Bper per ogni azione ordinaria del gruppo valtellinese (che agli attuali prezzi di borsa esprime un premio del 2,6%). Tornando al conto economico dei nove mesi, le commissioni sono state trainate dai servizi di investimento (688,6 milioni, +10,3%) e dal comparto assicurativo danni e protezione (82,6 milioni, +16,3%), mentre le commissioni dell’attività bancaria tradizionale si attestano a 821,3 milioni (+1,7%).

Via libera, dai cda di Bper e Bp Sondrio, al progetto di fusione dei due istituti. L’obiettivo è completare l’operazione entro aprile 2026. A fusione completata, Unipol sarà il principale azionista con il 18,70% del capitale, seguita da Fondazione di Sardegna (7%), Blackrock (4,70%), JPMorgan (3,30%) Il flottante sarà pari al 66,30%. A livello operativo sono attese sinergie di costo a regime fino a 190 milioni lordi all’anno. I costi di integrazione sono stimati intorno a 400 milioni pre-tasse una tantum. Sono attese, inoltre, di sinergie di ricavo a regime fino a 100 milioni lordi annui. In virtù della struttura dell’operazione e dei soggetti coinvolti, la fusione è qualificabile come «operazione con parti correlate di maggiore rilevanza».
Disegni di legge delega di riforma delle professioni usati come «grimaldello» per arrivare all’ampliamento a tutti i committenti della legge sull’equo compenso per le prestazioni degli autonomi (49/2023): è ciò che è affiorato nella riunione di ieri mattina dell’Osservatorio nazionale sull’applicazione della disciplina, istituito presso il ministero della Giustizia. Durante l’incontro, che si è svolto, come di consueto, in modalità telematica, a cui partecipano i rappresentanti degli Ordini e delle associazioni di varie categorie, è stato illustrato il contenuto dei provvedimenti licenziati dai Consigli dei ministri del 4 e dell’11 settembre scorsi concernenti la riorganizzazione generale degli statuti, nonché la rivisitazione delle regole per l’esercizio dell’attività di avvocato e di commercialista. Ed è stata, a seguire, indicata la «road map» per l’aggiornamento della normativa sulla giusta remunerazione in vigore da circa due anni e mezzo: a quanto apprende ItaliaOggi, nell’ultima parte della XIX Legislatura potrebbe, pertanto, essere emanato un decreto legislativo per estendere le «maglie» della legge 49 (il cui raggio d’azione è circoscritto alle aziende con oltre 50 addetti e con un fatturato di oltre 10 milioni, alle amministrazioni pubbliche e alle imprese bancarie e assicurative, ndr), mentre con provvedimenti attuativi delle riforme si andrebbero ad adeguare i parametri per la determinazione dei compensi che, per buona parte delle categorie ordinistiche, sono «congelati» da oltre un decennio.
Crescono i dipendenti degli studi professionali. E, rispetto al resto dell’economia, cambiano meno spesso posto di lavoro. Tra il 2014 e il 2024, il numero dei lavoratori impiegati negli studi è aumentato del 26,7% nelle attività professionali, scientifiche e tecniche e del 21,3% nell’area sanitaria e assistenziale. Un incremento accompagnato da un basso turnover: l’indice si ferma a 50 contro il valore di 79 registrato dall’insieme dei settori. È quanto emerge dal report «Il ruolo sociale dei liberi professionisti», presentato ieri da Confprofessioni nell’ambito del Giubileo dei professionisti, che fotografa l’evoluzione del lavoro dipendente negli studi italiani.
Se si utilizza una procedura ordinaria, ad esempio una procedura aperta e non una procedura negoziata, per un affidamento sotto soglia è comunque obbligatorio, per quanto riguarda la disciplina delle cauzioni, applicare la disciplina speciale prevista per gli affidamenti di rilevanza nazionale. Lo ha affermato il ministero delle infrastrutture con il parere del 2/10/2025, n. 3651 con riguardo ad una fattispecie in cui una stazione appaltante si era posta la domanda se, per affidare lavori di importo compreso tra 150.000 euro e la soglia europea tramite procedura ordinaria anziché negoziata, fossero comunque applicabili le disposizioni generali che disciplinano la garanzia provvisoria e la garanzia definitiva negli appalti ordinari.

Il dossier sulla nuova governance di Montepaschi in questo momento è prioritario, ora che si è insediato il nuovo consiglio di Mediobanca indicato da Siena. Ma la partita più rilevante riguarderà Generali. Il board di Trieste è stato rinnovato la scorsa primavera con la nomina in maggioranza dei rappresentanti indicati nella lista di Mediobanca, prima del passaggio del controllo di Piazzetta Cuccia. Iniziano a esserci già delle prime riflessioni tra Montepaschi, Caltagirone, Delfin. L’attuale consiglio non sarebbe per il momento in discussione, nel senso che non ci sarebbe la volontà di azzerarlo e nominarne uno nuovo che rifletta i nuovi equilibri azionari. Tuttavia c’è l’esigenza concreta di mettere in consiglio almeno un manager di Piazzetta Cuccia, per poter mantenere il danish compromise che ha consentito fino adesso a Mediobanca di beneficiare di un trattamento favorevole nella contabilizzazione della partecipazione nella compagnia triestina. Ruolo che Piazzetta Cuccia ha assegnato a Clemente Rebecchini, dipendente dell’istituto milanese.
Rischio pensioni basse per i 544 mila iscritti alle gestioni separate Inps. I dati del primo Rapporto sui professionisti nella gestione separata Inps, presentato in Confcommercio, indicano che chi inizia a contribuire a 30 anni e si pensiona a 67 perderà oltre metà del reddito con la pensione.
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