Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
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Appalti e subappalti sorvegliati speciali, nella lotta al lavoro nero e per una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. L’Inl, infatti, nell’orientare l’attività di vigilanza dovrà programmare, in via prioritaria, propri controlli nei confronti dei datori di lavoro che svolgono attività in regime di subappalto, sia pubblico e sia privato, anche allo scopo d’implementare la “Lista di conformità Inl”. I committenti di lavoro, inoltre, dovranno specificare, prima dell’inizio dei lavori, nella “notifica preliminare”, le imprese “che operano in regime di subappalto”. Lo prevede il decreto legge di riforma della sicurezza sul lavoro, approvato il 28 ottobre dal consiglio dei ministri che, inoltre, allo scopo di affinare i controlli, affida a un decreto l’individuazione degli ambiti di attività a rischio più elevato, con priorità per quelle con più alta incidenza di lavorazioni in appalto e subappalto. Tra le altre novità, il decreto modifica in parte la disciplina della patente a crediti e introduce la tracciabilità degli operatori nei cantieri mediante introduzione dell’obbligo del badge elettronico, dopo il test nei cantieri dell’Emilia Romagna e Roma
Un badge elettronico per poter lavorare nei cantieri edili. Le imprese, infatti, dovranno fornire ai propri dipendenti una tessera di riconoscimento elettronica, dotata di un codice univoco anti-contraffazione, collegata alla piattaforma Siisl, il sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa del ministero del lavoro. A prevederlo è il decreto legge con le “Misure urgenti per la tutela della salute e sicurezza e le politiche sociali”, approvato il 28 ottobre dal consiglio dei ministri, con riferimento a tutti gli appalti e subappalti, pubblici e privati. Ulteriori ambiti di operatività del badge, perché relativi ad attività a rischio elevato, saranno individuati con decreto del ministro del lavoro.
Sistema di controllo automatico dei destinatari delle e-mail, nota informativa su algoritmi e trattamenti automatizzati, policy aziendali per lo scambio di dati infragruppo societario e per la comunicazione di informazioni al pubblico: è questo il poker di adempimenti in materia di privacy derivanti dalle più recenti pronunce di garanti e tribunali europei. I provvedimenti delle autorità Ue rappresentano orientamenti, di cui tenere conto anche in Italia, considerato che sono un’interpretazione ufficiale del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679), il quale è direttamente applicabile in tutti gli stati membri dell’Unione Europea
Più tutele per tutti, in edilizia, a lavoratori e imprese. L’accordo nazionale di rinnovo del settore edile, dell’8 ottobre 2025, infatti, definisce un piano straordinario a beneficio tanto dei lavoratori quanto delle imprese, con impiego di fondi e strumenti del sistema bilaterale. È la risposta all’andamento favorevole del settore degli ultimi anni. Tra le novità per i lavoratori, il rinnovo della sperimentazione del fondo prepensionamento; un sostegno allo studio ai figli degli operai edili deceduti a seguito d’infortunio sul lavoro; una prestazione straordinaria in caso di gravi patologie; un contributo straordinario a sostegno della casa
Le famiglie italiane tornano a chiedere credito e la domanda di mutui segna numeri da record. Nei primi nove mesi del 2025 le richieste hanno registrato un incremento del +16,4%, un ritmo che non si vedeva da anni. Solo a settembre l’aumento è stato del +7,6%, mentre il picco si è toccato a gennaio con quasi +27% rispetto allo stesso mese del 2024. I dati del sistema di informazioni creditizie Eurisc di Crif fotografano un mercato in netta ripresa, sostenuto da una rinnovata fiducia delle famiglie e da condizioni di credito più favorevoli
Dopo il GDPR, arriva il Data Act. Da poco più di un mese, esattamente dal 12 settembre 2025, è entrato in vigore il regolamento Ue 2023/2854 «sull’accesso equo ai dati e sul loro utilizzo». Questa normativa si applica all’ampio mondo dell’IoT (Internet of Things), ovvero all’insieme sempre più ampio di dati e informazioni raccolti e scambiati dai dispositivi di uso quotidiano come elettrodomestici, smart TV, automobili o macchinari industriali (nel 2024, il mercato dell’IoT in Italia ha raggiunto un valore di 9,7 miliardi di euro, segnando una crescita del 9% rispetto all’anno precedente; nel paese sono attivi 155 milioni di oggetti connessi, con una media di 2,6 dispositivi per abitante). L’Ue ha spiegato che il Data Act è stato concepito «per responsabilizzare gli utenti, sia i consumatori che le imprese, conferendo loro un maggiore controllo sui dati generati dai propri dispositivi connessi»
Nel 2024 i salari reali hanno ripreso a crescere in gran parte dell’Unione Europea, con un aumento medio del 2,7% dopo due anni di forte compressione dovuta all’inflazione. Ma l’Italia resta tra le eccezioni negative. Secondo il rapporto annuale della Commissione Europea sul mercato del lavoro, il nostro Paese non è riuscito a recuperare il potere d’acquisto perso tra la fine del 2021 e la prima metà del 2023. I salari reali risultano ancora inferiori dell’1,5% rispetto ai livelli del 2019, a testimonianza di una ripresa incompleta e rallentata. Insieme a Francia, Germania e Finlandia, l’Italia figura tra gli Stati membri in cui la dinamica retributiva non ha accompagnato la fase di ripresa economica post-pandemia. Ne emerge un’Europa divisa tra chi ha già superato l’onda lunga della crisi e chi è rimasto indietro. Mentre in Paesi come Spagna, Polonia, Lituania e Portogallo i salari reali sono già tornati sopra i livelli del pre-pandemia, nelle principali economie continentali il recupero resta parziale e frammentario, sollevando interrogativi sulla tenuta del potere d’acquisto e sulla capacità dei mercati del lavoro nazionali di redistribuire equamente i benefici della crescita.

L’Europa continua a investire per “riparare” la salute quando è già compromessa, piuttosto che proteggerla prima che si rompa. Un approccio inefficiente, che alimenta un circolo vizioso di emergenze, spese crescenti e disuguaglianze. Nel 2022, 1,6 milioni di europei sono morti prima dei 75 anni; quasi due terzi di questi decessi erano evitabili. Il 44% poteva essere prevenuto agendo sui fattori di rischio — dal fumo all’alimentazione, dall’inquinamento alle malattie prevenibili con vaccinazioni — e un altro 23% poteva essere scongiurato con diagnosi e cure tempestive. Un risultato scontato visto che oltre la metà della spesa sanitaria dell’Unione Europea, il 51,9%, è destinata alle cure curative e riabilitative, il 17,8% ai farmaci e il 16,2% all’assistenza a lungo termine, e appena il 5,5% è invece investito in prevenzione. E anche quando i servizi esistono spesso non sono accessibili o non rispondono ai bisogni dei cittadini. Nel 2024, il 3,8% dei cittadini europei
 ha dichiarato di non aver ricevuto le cure necessarie.
L’ umanità sta entrando a passo spedito in una nuova era economica. Entro il 2050, una persona su sei nel mondo avrà più di 65 anni e in Europa l’età media supererà i 48
 anni. Giappone, Germania, Italia e Corea del Sud guidano la classifica dell’invecchiamento stilata da Pictet, con quote di over 65 che in meno di 25 anni toccheranno tra il 35 e il 40% della popolazione. È una trasformazione struttura le che non riguarda solo la società,
 ma ridefinisce la produttività, il consumo e così pure l’allocazione del capitale. I mercati finanziari ne hanno preso atto e da tempo hanno costruito prodotti per consentire ai risparmiatori di “cavalcare” la longevity del genere umano. Tecnologia e salute sono le
 due anime di queste strategie: da una parte per colmare l’inesorabile riduzione di forza lavoro, dall’altra per curare una popolazione che diventa sempre più anziana.
 «La longevità è una tendenza inarrestabile che ridefinisce la pianificazione finanziaria» mette in chiaro Giulia Culot, portfolio manager di Sycomore. «I fondi tematici dedicati alla salute, al risparmio previdenziale e all’innovazione tecnologica sono oggi il modo più diretto per coglierne il potenziale di lungo periodo».
L’obbligo di assicurarsi dai rischi catastrofali sta per compiere l’ultimo passo. Il più impegnativo: entro il 31 dicembre infatti anche le piccole e microimprese dovranno proteggersi. Dopo la scadenza di marzo per le grandi società e di ottobre per le medie, a fine anno chiunque sia iscritto al registro delle imprese dovrà aver assolto l’obbligo: negozi compresi. Il passaggio è epocale, e proprio di questo si parlerà a Ecomondo alla Fiera di Rimini in un evento organizzato anche dal Forum per la Finanza Sostenibile. A delineare l’imponenza della sfida c’è un dato: solo il 4% delle piccole imprese è, a oggi, assicurato da
 terremoto, frana, alluvione ed esondazione. A fronte di questo, oltre 84mila imprese ricadono in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata, con 220mila addetti a rischio.
Servono ancora le vecchie e care mappe geografiche, ora che la Terra muta rapidamente sotto gli effetti del cambiamento climatico? La risposta è duplice: si e no. Oggi più che mai è pressante la necessità di registrare l’evoluzione del territorio, ma non tanto per fissare le informazioni da tramandare ai posteri, quanto per prevedere e gestire gli eventi meteorologici straordinari, che l’anno scorso in Italia hanno raggiunto quota 351. Ecco che gli strumenti tradizionali da soli diventano insufficienti, se non accompagnati da modelli tecnologicamente più sofisticati. Le utility, che producono e distribuiscono energia, sono state tra le prime a porsi il tema di come tenere traccia di questi cambiamenti, e aumentare di conseguenza la resilienza dei propri asset. Deloitte stima che solo nel 2024 gli investimenti complessivi sulla rete di distribuzione hanno superato i 4,8 miliardi di euro. Più di un terzo è stato dedicato a potenziare la capacità dell’infrastruttura di resistere agli eventi meteorologici straordinari, mentre una quota ben più contenuta (ma crescente) ha riguardato la digitalizzazione. Gli operatori oggi riconoscono l’utilità di strumenti per monitorare in tempo reale il flusso di energia, anticipare i guasti e gestire le emergenze con maggiore rapidità e precisione. In questo scenario, l’intelligenza artificiale si è ritagliata un ruolo di primo piano: gli algoritmi consentono alle società di rilevare in anticipo segnali di stress o vulnerabilità, ottimizzare la gestione dei carichi e intervenire immediatamente evitando interruzioni. Insomma, l’IA aiuta a modellare i potenziali impatti di eventi meteorologici estremi e catastrofi naturali, con un risparmio annuo sui costi diretti legati ai danni alle infrastrutture stimato in 70 miliardi a livello globale.
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Completata l’annessione del regno di Mediobanca, il Monte dei Paschi di Siena, nuova potenza finanziaria nello scacchiere italiano, guarda verso Trieste, dove le Generali sono il più strategico dei territori appena conquistati con la vittoria a Piazzetta Cuccia. Il risultato, eclatante, non induce però ad accelerazioni. Luigi Lovaglio, architetto del piano e amministratore delegato di Mps, è un pace maker: detta il ritmo, non gradisce le deroghe e i ritardi, ma rispetta le prerogative altrui. Anche per questo il Monte oggi preferisce guardare e attendere segnali. I prossimi dieci giorni saranno indicativi delle prospettive future, che si svilupperanno alla luce di tre appuntamenti ravvicinati. In primis, il consiglio di amministrazione che Mediobanca ha anticipato a dopodomani, mercoledì 5 novembre. Il giorno successivo sarà la capogruppo Montepaschi a riunire gli amministratori. Mentre mercoledì 12, si riunirà il board delle Assicurazioni Generali. Per tutti, all’ordine del giorno, l’approvazione dei risultati trimestrali al 30 settembre. Una trimestrale che sarà soprattutto di transizione proprietaria per i due gruppi bancari, mentre da Trieste si attendono indicazioni molto più interessanti.
Aziende in allerta sul fronte cybersecurity. Nell’ultimo anno gli incidenti informatici con impatti finanziari sono cresciuti del 23,6%, ma allo stesso tempo le aziende si attrezzano contro gli hacker con avanzati sistemi di protezione che fanno uso dell’Ai. È quanto emerge dall’EY Cyber Audit Barometer, che ha analizzato la maturità digitale, cioè la capacità di integrare le tecnologie informatiche nei processi di business. Obiettivo migliorare le prestazioni e creare nuove opportunità di crescita. Sotto la lente oltre cento società italiane sottoposte a financial audit nel biennio 2023-2024. Il risultato globale, benché non abbia raggiunto la completa sufficienza, va considerato positivo. Visto che il 46% ha conseguito un livello ottimale, con processi di sicurezza efficaci e adattativi. Lo studio conferma la relazione tra dimensioni aziendali e maturità digitale. Quelle con maggiore fatturato e numero di dipendenti mostrano livelli più elevati di consapevolezza, maggiore capacità di investimenti in sicurezza e migliori strutture dei processi di controllo. Al contrario, le più piccole, con un fatturato inferiore a 20 milioni e meno di 150 dipendenti, faticano a raggiungere livelli elevati di maturità a causa di budget limitati.
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