Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
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Unipol è stata uno degli attori più dinamici del risiko finanziario italiano. Da primo azionista di Bper, con una quota intorno al 19%, la compagnia bolognese guidata da Carlo Cimbri ha sostenuto in modo determinante l’opas da 4,8 miliardi lanciata da Modena sulla Popolare di Sondrio e conclusa con successo la scorsa estate. Un’operazione che ha allargato ulteriormente il perimetro di Bper, proiettandola ai vertici del sistema bancario nazionale e consolidando la sua presenza in Lombardia. L’appoggio all’acquisizione dell’istituto valtellinese non è un episodio isolato. Negli ultimi anni Unipol è stata il regista della crescita di Bper: prima con l’acquisto dalle mani di Intesa Sanpaolo delle filiali Ubi in eccesso dopo l’offerta del 2020, poi con l’operazione Carige, che ha messo in sicurezza l’istituto ligure e ampliato la rete del gruppo emiliano.
Tra gennaio e settembre le reti di consulenza hanno realizzato una raccolta netta complessiva di 41,5 miliardi di euro. Il bilancio risulta quindi in crescita nel confronto con il medesimo periodo dell’anno precedente (+19,5%) ma anche del 2021 (+1,5%), a oggi anno record di raccolta. È quanto emerge dai dati resi noti da Assoreti, associazione di categoria presieduta da Massimo Doris
Ci si chiede quale sarà la sorte del contributo di banche e assicurazioni alla manovra in sede di valutazione del Parlamento. Giorgia Meloni sembra escludere modifiche, a cominciare dall’importo di 4,4 miliardi per il 2026. Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha rilevato la buona condizione del sistema bancario italiano, ben patrimonializzato e redditizio, e ha notato che il contributo incide limitatamente sugli utili degli istituti e che non vi è il rischio che impatti negativamente sulla stabilità del sistema. Pronunciarsi su quest’ultimo aspetto era ciò che spettava al governatore, il quale comunque ha soggiunto che un giudizio definitivo potrà essere espresso solo quando la norma sarà stata approvata dal Parlamento. Ciò che non dovrebbe più accadere è proseguire nelle relazioni tra governo, banche e assicurazioni con discussioni, trattative e riserve ogni anno in previsione della legge di bilancio per definire l’importo che si pensa di conseguire con il contributo bancario, determinarlo anche per gli anni successivi, ma in occasione della successiva adozione della legge di bilancio rimettere il il tutto in discussione. E ciò senza considerare che il contesto in cui le banche operano non è privo di rischi e che i mercati finanziari potrebbero subire bruschi aggiustamenti in relazione a shock improvvisi. Appare necessaria anche una strategia per banche e assicurazioni nei confronti delle istituzioni europee per i problemi della legislazione, dei mercati, della concorrenza, delle innovazioni. Si pensi ai ritardi gravi nel completamento del’Unione bancaria.
In Italia si versa ancora poco per le pensioni di scorta. Basti dire che nei comparti di previdenza complementare sono accumulati circa 255 miliardi di euro, in media attorno ai 25 mila euro per aderente considerando che gli iscritti ai fondi pensione sono poco più di 10 milioni. Un importo insufficiente per costruire un’adeguata rendita integrativa in un sistema come quello contributivo che lega gli assegni ai versamenti effettuati e non più agli ultimi stipendi. Le famiglie, come emerge dall’ultima indagine Acri-Ipsos sul risparmio, vorrebbero mettere da parte di più ma non riescono. Nel 2025 «cresce l’ansia da mancanza di risparmio, anche perché la capacità effettiva di accantonare si riduce». E a farne le spese sono soprattutto gli investimenti per il lungo periodo, come le pensioni. La conferma arriva da un’altra ricerca, appena pubblicata da Athora Italia, che evidenzia una discrepanza tra la preoccupazione per il futuro e l’effettiva pianificazione finanziaria e previdenziale, con una significativa perdita di fiducia nella possibilità di accantonare risorse in vista del ritiro dal lavoro. Infatti, nonostante il 62% degli italiani ritenga che la pensione pubblica sarà insufficiente a garantire il proprio attuale stile di vita, solo il 38% ha valutato la sottoscrizione di una pensione complementare. Un paradosso che ribadisce che l’incertezza sul futuro non si traduce in azioni concrete di protezione e pianificazione. Tutto ciò fa si che spesso la scelta di costruire il patrimonio famigliare si orienta su conti correnti e depositi (95%) e immobili (73%). Solo una minoranza ricorre a strumenti più adeguati per il lungo periodo
Il disegno di legge di bilancio che deve affrontare il percorso parlamentare contiene un pacchetto previdenziale relativamente leggero nel numero dei provvedimenti ma particolarmente significativo nel contenuto, almeno per quel che riguarda le pensioni di base. Si delinea in particolare un percorso in cui i canali di pensionamento sono quelli strutturali, superando le misure sperimentali e in deroga. Con la necessaria premessa che il termine per l’approvazione è il 31 dicembre e che nel corso dell’iter alle Camere il disegno di legge di bilancio potrebbe essere oggetto di qualche ulteriore intervento sia pure limitato (nel rispetto comunque della coerenza finanziaria complessiva), quali sono i principali contenuti? Partendo dalla flessibilità in uscita, tra le misure che scadono a fine anno viene rinnovato il solo Ape sociale (anticipo pensionistico) che fin dalla sua introduzione, nel 2017, è risultato un importante strumento di carattere assistenziale per la tutela di soggetti che si trovano in prossimità dell’età di pensionamento e presentano elementi di debolezza. Non vengono invece rinnovate, a meno di novità nel percorso parlamentare, Opzione Donna e Quota 103, che erano state prorogate al 31 dicembre 2025 dall’ultima manovra finanziaria
Ecco chi in Italia ha conquistato più mandati
Chi ha le mani sui fondi pensione in Italia? Il mercato di negoziali, aperti, pip (piani individuali pensionistici) e comparti pre-esistenti (ovvero quelli istituiti prima del 15 novembre 1992, data di introduzione della normativa che ha regolamentato la previdenza complementare in Italia) vale circa 255 miliardi di euro. Sulla base delle ultime elaborazioni del Mefop, che si riferiscono a fine 2024, i maggiori operatori per masse che propongono fondi pensione aperti sono il gruppo Intesa Sanpaolo con oltre 9 miliardi di euro di patrimonio e 631,8 mila iscritti, Arca con 5,3 miliardi e 226 mila aderenti e Amundi con 3,8 miliardi e 176 mila lavoratori. In totale i fondi pensione aperti detengono asset per 40 miliardi con 2,2 milioni di iscritti, mentre i pip 57 miliardi con 3,9 milioni di aderenti (dati Covip al 30 settembre 2025). Se fondi pensione aperti e pip sono gestiti internamente dalle società o dalle assicurazioni che li propongono, nel caso di negoziali e pre-esistenti il modello di business è diverso perché la gestione dei contributi versati dagli iscritti viene affidata a gestori esterni tramite mandati di investimento sulle varie asset class dopo una gara di assegnazione.
Nel contesto previdenziale attuale uno dei temi ormai ricorrenti riguarda il potenziale contributo che il life cycle può avere nel migliorare la costruzione della pensione integrativa. MF Milano Finanza ne ha parlato con Stefano Visintin, titolare dello studio attuariale Visintin & Associati, componente del Pension Comittee facente parte dell’Actuarial Association of Europe in rappresentanza del Consiglio Nazionale degli Attuari e membro della Commissione Interconsigliare (Consiglio Nazionale ed Ordine Nazionale degli Attuari) sui fondi pensione.
Profilo di particolare delicatezza nella costruire della pensione integrativa è rappresentato dall’asset allocation. Interessanti riflessioni sono state sviluppate dalla Covip in un’audizione parlamentare dei mesi scorsi. L’Autorità di vigilanza ricorda come il Pensions Outlook 2024 dell’Ocse dedica un capitolo al ruolo essenziale che una quota rilevante di investimento in azioni svolge per consentire ai fondi pensione di produrre rendimenti finanziari adeguati a soddisfare le legittime aspettative dei propri iscritti, di disporre di mezzi sufficienti a condurre una vecchiaia serena.Lo studio è di particolare rilievo per l’Italia perché confronta e valuta esperienze di Paesi nei quali si sono diffusi schemi pensionistici complementari a capitalizzazione e a contribuzione definita con rischio di investimento a totale carico degli iscritti.
- L’equilibrio di Alleanza Orizzonte Valore
 
Alleanza Orizzonte Valore è un prodotto d’investimento assicurativo multiramo a premio unico e premi unici aggiuntivi, a vita intera con capitale collegato in parte a un fondo interno e in parte ad una gestione separata. La polizza non ha scadenza prefissata e la durata del contratto coincide con la vita dell’assicurato. La finalità del prodotto è di investire un capitale
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 La gestione separata Fondo Euro San Giorgio ha l’obiettivo di stabilizzare i rendimenti nel tempo mantenendo un basso di rischio, il fondo interno investe nei mercati azionari e obbligazionari alla ricerca delle migliori opportunità di rendimento, con prevalenza in titoli che promuovono caratteristiche sociali e ambientali, attente alla sostenibilità.

I pagamenti digitali si proiettano a fine anno muovendo un business tra i 495 e i 505 miliardi di euro, in crescita di un 6% medio come anticipato da ItaliaOggi del 29/10/2025, all’interno dell’intervallo tra il +5% e il +7%. Il trend è quello del primo semestre, archiviato a quota 236 miliardi di euro (+6%). Tuttavia, quello che spicca è soprattutto il numero di transazioni del primo semestre (+11,5%), con scontrino medio in calo visto l’uso ormai esteso dei pagamenti digitali alle piccole spese. Secondo la ricerca dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano, resa nota ieri nell’ultimo giorno del Salone dei pagamenti 2025, si entra così «in una fase di consolidamento» in cui «i pagamenti digitali non crescono più per effetto di spinte esterne o di obblighi normativi, ma perché si radicano nelle abitudini quotidiane delle persone», ha dichiarato Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano.
In crescita i professionisti iscritti alla gestione separata Inps. L’ultimo osservatorio Inps sui lavoratori parasubordinati (2015-2024) non lascia dubbi: la platea dei professionisti iscritti alla gestione separata è in continua e netta espansione. Questo fenomeno, se da un lato attesta il dinamismo del lavoro autonomo non ordinistico, dall’altro ripropone la questione delle “ingiustificate mancate tutele” a cui questi soggetti sono sottoposti. Veniamo ai numeri, i professionisti iscritti alla gestione separata sono passati da circa 323.000 nel 2015 a 544.118 nel 2024, registrando una crescita impressionante del +68,4% nel decennio. Una marcata crescita che dimostra che, al di là degli albi e delle casse preesistenti, una porzione sempre più vasta e dinamica del lavoro autonomo (nuove professioni, professioni emergenti, ecc.) si sta consolidando nella gestione separata.
Tutela in caso di malattia, professionisti di cui alla legge n.4/2013 discriminati: appello unitario al Governo. Assoprofessioni (di cui la Lapet è socio fondatore), Colap, Confassociazioni, Confcommercio Professioni e Cna Professioni hanno inviato, nei giorni scorsi, una richiesta congiunta a Governo e Parlamento per chiedere l’estensione delle tutele in caso di malattia o infortunio, previste dall’art. 1, commi da 927 a 944 della legge n. 234/2021 (legge di bilancio 2022), a tutti i professionisti di cui alla legge n.4/2013. Un fronte comune contro quella che, nella missiva, definiscono una “discriminazione incomprensibile” che penalizza migliaia di professionisti non iscritti agli ordini o albi.

Corrono i conti di Intesa Sanpaolo, grazie ai ricavi da commissione nel «wealth», all’assicurativo, al contenimento dei costi e alla tecnologia che consente una posta aggiuntiva di 500 milioni non prevista dal piano industriale. L’istituto guidato da Carlo Messina è arrivato infatti ai nove mesi — «i migliori di sempre» — con con un utile netto pari a 7,6 miliardi di euro (+5,9% rispetto alla stesso periodo del 2024), in linea dunque con la prospettiva di un utile netto per quest’anno a ben oltre 9 miliardi. L’andamento della banca fino a settembre si tradurrà dunque in 5,3 miliardi di dividendi maturati, di cui 3,2 miliardi in distribuzione come acconto a novembre (18,6 cent ad azione, pagamento il 26 novembre). A fine anno saranno 8,3 miliardi, con la possibilità di un ulteriore ritocco sulla cedola di primavera. La distribuzione è resa possibile anche dai requisiti patrimoniali (Common Equity Tier 1 ratio al 13,9%, +105 punti base in nove mesi). I proventi operativi netti sono rimasti sostanzialmente invariati a 20,4 miliardi, con interessi netti a 11,1 miliardi (-6,8%) e commissioni nette a 7,3 miliardi (+5,1%). Nel dettaglio scendono del 3,2% quelle da attività bancaria commerciale mentre si impennano dell’ 8,6% quelle da attività di gestione, intermediazione e consulenza. Messina con gli analisti ha annunciato il lancio di una piattaforma europea nel wealth management nell’ultimo trimestre dell’anno.
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