Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Unicredit archivia il terzo trimestre 2025 con un utile netto salito del 4,7% anno su anno a 2,6 miliardi di euro (al di sopra del consensus medio di 2,43 miliardi) e 8,7 miliardi nei primi nove mesi, in crescita del 13% sull’anno precedente. Anche i ricavi netti hanno battuto le stime degli analisti nel trimestre e sono cresciuti dello 0,3% a 6,17 miliardi grazie al contributo decisivo del trading (+125%) che ha compensato la flessione del margine di interesse (-2,7%) e delle commissioni (-3,9%). Un ruolo importante è stato anche quello del business assicurativo che ha generato ricavi per 88 milioni nel periodo luglio-settembre. Il mercato rimane cauto e in Piazza Affari il titolo Unicredit è sceso del 2,32%. I costi nel periodo luglio-settembre scendono più del previsto a 2,29 miliardi (-0,1%) con un rapporto costi/ricavi al 36,8%, il più basso del settore malgrado gli investimenti fatti per l’ampliamento del perimetro con Vodeno e Alpha Bank Romania.
Circa 1 miliardo ogni anno per i prossimi tre anni. Tanto dovrebbe arrivare nelle casse dello Stato dall’articolo 18 della Legge di Bilancio che prevede un aumento dell’imposta dall’1,2% al 24% per tutte le imprese che incassano dividendi da società di cui detengono quote inferiori al 10%. E arrivano chiarimenti sull’imposta per le banche: se nel 2028 i 6,2 miliardi di euro di riserve non saranno stati liberati dovranno prioritariamente essere utilizzati in caso di distribuzione di dividendo e tassati con la maxi aliquota del 40%. La spinta ad affrancarli già quest’anno, con una tassazione più favorevole del 27,5% (destinata a salire al 33% nel 2026 fino al 40% nel 2028) appare quindi una sorta di obbligo mascherato.
  • Email perfette e truffe, l’ascesa del phishing firmato GenAI
    Dbir Report: il 10% dei messaggi globali è frutto di una manipolazione
Email scritte in modo ineccepibile, tono aziendale impeccabile, zero refusi: il phishing ha cambiato pelle. A renderlo credibile è l’intelligenza artificiale generativa, sempre più utilizzata anche dai criminali informatici. La capacità della GenAI di produrre testi simili al linguaggio umano, curati nel lessico e nella terminologia settoriale, la rende uno strumento perfetto per simulare email il cui mittente è un’organizza zione autorevole.
Secondo il Data Breach Investigations Report 2025 (DBIR) – rapporto internazionale sulle violazioni informatiche stilato da Verizon Business – la percentuale di messaggi di phishing scritti con l’ausilio dell’AI è più che raddoppiata negli ultimi due anni. Nel 2023 si stimava
un’incidenza compresa tra il 5% e il 10%, registrando un salto di qualità allarmante.

Ancora un calo per il cuneo Inail, lo sconto sui premi e contributi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Infatti, continuerà a scendere anche il prossimo anno dall’attuale misura del 14,80% (anno 2025) a quella del 13,02%. A stabilirlo è un decreto del 30 settembre 2025 a firma dei ministri del lavoro e dell’economia, pubblicato nella sezione pubblicità legale sul sito del ministero del lavoro. Il decreto approva la delibera Inail n. 128 del 27 giugno 2025 che, oltre alla nuova misura del cuneo che si applica ai premi speciali (scuole, raggi X) e ai contributi del settore agricoltura, fissa anche i nuovi indici di gravità medi (Igm) del prossimo triennio 2026/2028, che servono determinare il diritto allo sconto.
 Contributi figurativi validi per la pensione anticipata con la riforma Fornero. Ma soltanto per chi va in quiescenza con un’anzianità contributiva di 42 anni e un mese (gli uomini) o di 41 anni e un mese (le donne), mentre gli accrediti per malattia e disoccupazione non possono essere computati per chi invece va in pensione a 63 anni ma con almeno 20 anni di contributi. Contano l’interpretazione letterale e sistematica dell’art. 24 del decreto legge n. 201/2011, convertito dalla legge n. 214/2011: escludendo i contributi figurativi diventa
quasi impossibile fruire della prestazione che richiede un montante di ben 42 anni. Così la Corte di cassazione civile, sez. lavoro, nell’ordinanza n. 27910 del 20/10/2025. Accolto il ricorso proposto dalla lavoratrice: sbaglia la Corte d’appello a ribaltare la decisione
del Tribunale sul rilievo che sarebbero rimasti invariati i requisiti contributivi di 35 anni della normativa precedente, escludendo dal calcolo gli accrediti figurativi per malattia e disoccupazione.

Pochi temi in Italia sono dibattuti in modo più confuso di quello della povertà. Eppure, l’Eurostat ci fornisce indicatori standard, ben sperimentati e comparabili, per misurare il fenomeno, affrontandolo da varie angolazioni. L’indicatore ufficiale più condiviso è la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale (Eu 2030 Target), i cui dati relativi al 2024 sono stati appena diffusi da Bruxelles il 17 ottobre scorso. Si tratta di un indice che può portare un po’ di chiarezza. Infatti, a seguito del dibattito caotico sull’argomento che pervade il nostro Paese, molti cittadini italiani, perfino nelle aree più benestanti, sono probabilmente convinti che la nostra sia una nazione povera e con una povertà crescente. Ma non è affatto così. Secondo gli indici Eurostat, l’Italia ha una percentuale media di popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale (23,1% della popolazione totale italiana nel 2024) di poco superiore alla Germania (21,1%) e alla Francia (20,5%) e inferiore alla Spagna (25,8%). Inoltre, tra le quattro grandi economie dell’Euroarea, l’Italia è quella in cui dal 2015 al 2024 l’indicatore del rischio di povertà o esclusione sociale è migliorato di più (diminuendo di 5,3 punti percentuali, nonostante una marginale risalita di tre decimali tra il 2023 e il 2024), davanti alla Spagna (-2,9 punti), mentre si è registrato un peggioramento in Germania (+1,1 punti) e in Francia (+2,1 punti). L’Italia ha però un notevole problema di divario territoriale, con le regioni del Nord e del Centro che si collocano tra le meno povere d’Europa e alcune regioni del Mezzogiorno che figurano invece tra le più povere, pur presentando indici in miglioramento negli ultimi anni (ad esclusione di Puglia e Calabria i cui indicatori sono peggiorati).
Importante giro di boa per Arca Fondi Sgr: la società di gestione ha annunciato di aver superato la soglia di 50 miliardi di euro di masse in gestione. Si tratta – scrive la società in una nota – del «miglior risultato dalla fondazione». Nei primi nove mesi dell’anno, Arca Fondi ha registrato una raccolta netta superiore a 2,9 miliardi di euro, con un incremento del patrimonio gestito del 10,6% rispetto a fine 2024. Nel corso del 2025 – continua la nota – Arca ha rafforzato la propria offerta lanciando prodotti innovativi, pensati per rispondere al meglio alle esigenze di protezione e di redditività periodica.