Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Generali investe nelle infrastrutture dei Paesi emergenti insieme a cinque gruppi assicurativi internazionali con una prima raccolta di capitale da 340 milioni di dollari destinata a crescere l’anno prossimo. L’iniziativa, nata all’interno di Resilience Developmente (Ird), è quella dell’Infrastructure Resilience Development Fund, che ha origine da un partenariato pubblico-privato guidato dall’industria assicurativa e supportato da organizzazioni internazionali tra i quali le Nazioni Unite e la Banca Mondiale. La volontà è di investire in infrastrutture che rafforzino la resilienza delle comunità vulnerabili nei Paesi emergenti, in particolare rispetto ai rischi legati ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali. Generali aveva annunciato l’adesione al piano a luglio dello scorso anno e ora si parte con il primo closing da 340 milioni, al quale hanno aderito, in parti uguali anche la francese Axa, i riassicuratori Scor e Convex e gli elvetici di Swiss re e Zurich, per un impegno medio di alcune decine di milioni di dollari.
Quali rischi sistemici possono compromettere la tenuta dell’economia e della società stessa? Per gli italiani, concordi in questo con gli altri europei, ci sono pochi dubbi: al primo posto come minaccia per il futuro c’è il cambiamento climatico. È quanto emerge dalla dodicesima edizione del Future Risks Report, indagine sui rischi emergenti a livello globale realizzata dalla compagnia assicurativa Axa in collaborazione con Ipsos, che ha coinvolto 3.600 esperti di rischio e 23 mila cittadini di 18 Paesi. Non mancano le differenze tra Italia e resto del continente. Ad esempio, per gli italiani il secondo rischio in ordine di minaccia è l’inquinamento, mentre nel resto d’Europa si contendono la medaglia d’argento instabilità geopolitica (al terzo posto per gli italiani) e tensioni sociali. La vera peculiarità dell’Italia è però alla quarta posizione: per i cittadini tricolore rimane infatti alto il rischio di nuove pandemie. Un pericolo uscito quasi completamente dai radar degli altri europei, con l’eccezione degli spagnoli, che lo mettono al terzo posto.
Fitch, nel dettaglio, ha tagliato il rating di lungo termine e il viability rating di Mediobanca da BBB a BBB-, assegnando un outlook stabile, per effetto dell’acquisizione da parte di Mps avvenuta in seguito al successo dell’offerta pubblica di acquisto e scambio promossa dall’istituto toscano. Il declassamento, spiega l’agenzia di rating, è determinato dal fatto che il rischio di fallimento di Mediobanca non può essere completamente separato da quello del Montepaschi nonostante al momento la struttura del nuovo gruppo rimanga «poco chiara».
L’introduzione del partenariato pubblico-privato (Ppp) nel sistema antiriciclaggio italiano rappresenta un passo significativo verso un nuovo paradigma. Non si tratta solo di strumenti tecnici o di procedure aggiuntive: è un modello fondato su fiducia e corresponsabilità tra soggetti pubblici (come l’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) e le forze dell’ordine) e operatori privati (banche, assicurazioni e intermediari finanziari) con l’obiettivo di comprendere meglio i rischi, migliorare la qualità delle segnalazioni di operazioni sospette (Sos) e rendere più efficace la risposta collettiva alla criminalità economico-finanziaria.
È sperabile che oggi si raggiunga, in funzione della riunione di domani del Consiglio dei ministri, una definitiva convergenza tra il governo e l’Abi sul contributo delle banche alla manovra di bilancio nonché sull’apporto che sono chiamate a dare anche le imprese assicurative la cui associazione di categoria è l’Ania. Ci si riferisce, appunto, alla convergenza che potrebbe apparire singolare rispetto al trattamento che viene riservato a molte altre persone giuridiche per le quali vengono adottate misure unilaterali in materia fiscale. In effetti, il governo verosimilmente ritiene che una diversa via, in una materia scivolosa, potrebbe portare, per il tipo di provvedimento e i relativi tempi, a un risultato impugnabile in sede giurisdizionale italiana ed europea.

L’artigiano con più di 65 anni d’età, già pensionato ma ancora al lavoro in bottega, può versare all’Inps i contributi ridotti alla metà, anche se la pensione è stata liquidata esclusivamente con il sistema contributivo (finora, invece, la facoltà di dimezzare i contributi era riconosciuta solo ai pensionati del sistema misto o retributivo). Idem il commerciante e il coltivatore diretto. Lo stabilisce il ministero del lavoro, recependo l’indirizzo giurisprudenziale in materia, invitando l’Inps ad abbandonare il contenzioso giudiziario pendente per evitare ulteriori spese in caso di (certa) soccombenza. A renderlo noto è lo stesso istituto di previdenza in una comunicazione inviata alle sedi territoriali (prot. 90058 del 13 ottobre), nelle more di adottare un messaggio con le istruzioni. La novità arruola tra i beneficiari della facoltà di dimezzare i contributi in caso di nuova attività, i pensionati della gestione separata dell’Inps e le pensionate mediante «opzione donna». Sul piano pratico, entrano a far parte del novero dei beneficiari anche i lavoratori autonomi che siano titolari di pensione a carico della gestione separata Inps (gestione esclusivamente di tipo contributivo), e anche se conseguita con la facoltà di computo, nonché le lavoratrici che hanno conseguito la pensione avvalendosi di «opzione donna» che, come noto, implica l’opzione per il calcolo della pensione esclusivamente con il sistema contributivo.
D’obbligo informare se l’associazione usa l’intelligenza artificiale. Anzi, le informative raddoppiano, perché bisogna rivedere anche le informative privacy. Tutto ciò per effetto della contestuale applicazione del regolamento Ue sull’IA n. 2024/1689 e del Gdpr (regolamento n. 2016/679). E ciò vale anche nel caso in cui le associazioni usino sistemi di intelligenza artificiale a rischio minimo, per i quali, appunto, il regolamento 2024/1689 impartisce prescrizioni finalizzate a rendere sempre consapevole l’interessato che entra in relazione con un robot. A quest’ultimo riguardo, si consideri l’articolo 50 del regolamento 2024/1689, in base al quale le persone devono essere messe al corrente del fatto che interagiscono con robot, a meno che questo non risulti evidente dal contesto della specifica relazione.Si pensi ad una chat di IA utilizzata per l’organizzazione dell’attività associativa e per rispondere alle richieste di associati, utenti o, comunque, persone che hanno un rapporto significativo con l’ente.

Dopo le banche è la volta delle assicurazioni. L’annuncio, a valle del Consiglio dei ministri di martedì, che il contributo alla manovra sarebbe dovuto arrivare anche dal comparto assicurativo ha accelerato colloqui tra esponenti dell’Ania e del ministero dell’Economia che erano partiti già da qualche tempo. Soltanto negli ultimi giorni, però, il governo avrebbe scoperto le carte chiedendo che anche le assicurazioni facessero i compiti a casa al fine di proporre misure attraverso le quali ottenere anticipi di liquidità: la dimensione del fabbisogno sarebbe stata indicata in circa 1 – 1,5 miliardi. Uno schema molto simile a quello dello scorso anno, dunque, quando le banche hanno anticipato 4,5 miliardi e il settore assicurativo circa 2 miliardi. Se le proporzioni saranno mantenute, rispetto al fabbisogno totale – quest’anno quantificato attorno a 4,5 miliardi – significherebbe che al settore bancario resterebbe un contributo di circa 3 miliardi. Più o meno il valore di quanto si potrebbe incassare se fosse applicata la tassa del 27,5% per l’affrancamento degli utili non distribuiti nel 2023 (6,2 miliardi) e dalla quale l’esecutivo stima un gettito attorno a 2,8 miliardi.
In vista della manovra sulle pensioni l’obiettivo del governo resta quello di “sterilizzare” l’impatto dell’innalzamento di tre mesi dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva per andare in pensione che scatterà a partire dal 2027. È ancora in corso il lavoro dei tecnici del Mef per definire le misure, si stanno valutando diverse opzioni ma è emerso che l’intervento seguirà due principi: quello della gradualità e quello della selettività. Perché azzerare in un colpo solo l’incremento di tre mesi per andare in pensione dal 2027 costerebbe troppo: si stimano oltre 3 miliardi a regime. Una delle ipotesi in campo, per garantire questa “selettività” è di esentare dall’incremento di tre mesi che scatterà dal 2027 solo chi ha compiuto 64 anni. Sarebbero fatte salve le pensioni di vecchiaia, per le quali nel 2027 si continuerebbe ad andare in pensione a 67 anni, invece che a 67 anni e tre mesi. Per le pensioni anticipate gli uomini che abbiano raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi, e le donne con 41 anni e 10 mesi – gli attuali criteri per l’uscita -, senza aver compiuto 64 anni, non beneficerebbero del congelamento di tre mesi e dovrebbero attendere di avere 43 anni e 1 mese (gli uomini) e 42 anni e un mese (le donne) per l’uscita anticipata. Il costo di questa misura è stimato in circa 400 milioni, una platea potenziale di 170mila lavoratori sarebbe esclusa.
L’Europa si trova di fronte a una sfida decisiva: trattenere e mobilitare il proprio risparmio a favore della crescita economica, dell’innovazione e della sovranità strategica. Tuttavia, nonostante disponga di uno dei bacini di risparmio privato più consistenti al mondo, il vecchio Continente fatica ancora a convogliarlo verso lo sviluppo delle imprese e il rafforzamento del mercato dei capitali. Il rapporto di Arel Single Market Lab (Invest in Europe First) offre una chiave di lettura preziosa attraverso una matrice che distingue tra tipologia di investitori – privati da un lato, fondi pensione e assicurazioni dall’altro – e mercati di destinazione, pubblici e privati. Per quanto riguarda gli investitori retail, nei mercati pubblici la matrice mostra la promozione di Piani Individuali di Risparmio dell’Ue attraverso gli Ucits; nei privati, invece, gli stessi piani dovrebbero essere veicolati attraverso gli Eltif. Rispetto agli investitori istituzionali, la matrice mostra l’introduzione di un Prodotto Pensionistico Europeo a lungo termine con iscrizione automatica nei mercati pubblici; nei privati, suggerisce di introdurre agevolazioni fiscali per i fondi pensione che investono nell’economia reale. Questo approccio consente di individuare le forze da mobilitare ma anche di riflettere su tempi e modalità per farlo. Le soluzioni per gli investitori istituzionali sono le più rilevanti per dimensioni e orizzonte temporale, ma richiedono tempi di approvazione e verifica degli effetti. Diversamente, in Italia esiste una parte di investitori privati che potrebbe agire da subito: la clientela Private.
Riassetto azionario in vista per il gruppo MSA Mizar, operatore di riferimento nella gestione in outsourcing dei sinistri assicurativi guidato dal Ceo Antonio Marchitelli. Gli attuali azionisti, cioè il fondo Columna Capital e la famiglia Campus, secondo le indiscrezioni, starebbero valutando un’apertura di capitale e un incarico esplorativo in questa direzione sarebbe stato affidato a Mediobanca. Ne è nato un processo che sarebbe ora alla fase due, dopo l’arrivo delle manifestazioni d’interesse. In campo sono scesi soprattutto fondi di private equity: tra i nomi che circolano ci sono quelli di Bain Capital, Peninsula e TowerBrook, quest’ultimo noto anche per essere partecipato dal magnate americano George Soros e da tempo alla ricerca di un dossier che lo faccia sbarcare in Italia.
Le polizze vita a contenuto finanziario (unit linked e index linked) sono uno strumento molto usato in sede di pianificazione del passaggio generazionale di patrimoni finanziari. Ciò si deve a talune caratteristiche che le rendono molto efficienti a questi fini. La caratteristica principale di tali polizze è che l’obbligazione della compagnia, condizionata al verificarsi dell’evento morte del soggetto la cui vita sia assicurata, non è espressa in valore assoluto, bensì è agganciata a un valore. Quest’ultimo può dipendere dall’andamento di fondi nei quali la polizza è stata investita oppure da un indice azionario o da diversi e ulteriori valori. Con tali polizze, quindi, il cosiddetto rischio finanziario resta in tutto o in parte a carico del contraente e, in ultima istanza, dei beneficiari della polizza. Tali polizze devono in ogni caso prevedere il rischio demografico, quindi la capacità che un evento legato alla vita umana (in questo caso la morte dell’assicurato) incida su an quantum della prestazione dovuta dall’assicuratore. Le polizze linked rappresentano quindi una sorta di “veicolo” per la gestione e la trasmissione di attività finanziarie, che solitamente restano affidate al gestore di fiducia del sottoscrittore, pur offrendo i vantaggi tipici delle polizze vita in generale
L’investimento in una polizza linked prevede sovente, ai fini delle imposte sui redditi, un regime fiscale più efficiente rispetto all’investimento diretto in strumenti finanziari. Infatti, mentre l’investimento diretto si caratterizza in linea generale per l’applicazione del regime della tassazione dei redditi di capitale e dei redditi diversi di natura finanziaria in base al “realizzato” (per ciascuna operazione), l’investimento in una polizza linked offre due principali vantaggi: il differimento della tassazione al momento del riscatto totale o parziale della polizza (“tax deferral”); la possibilità di compensare i redditi di capitale (interessi e dividendi) con le minusvalenze eventualmente realizzate nell’ambito dei redditi diversi, quali le minusvalenze per cessione a titolo oneroso di strumenti finanziari. Per un sottoscrittore persona fisica, nel caso di riscatto della polizza ai fini delle imposte sui redditi, è tassata come reddito di capitale la differenza tra l’ammontare percepito (anche se convertito in rendita) e quello dei premi pagati. Sul reddito di capitale così determinato è dovuta l’imposta sostitutiva del 26%, salvo per la parte di rendimento che deriva da titoli pubblici nel qual caso l’imposizione è ridotta al 12,5%.
Nel contratto di assicurazione sulla vita per il caso di morte del contraente, questi, oltre a effettuare una designazione specifica del beneficiario della polizza (identificandolo nominativamente) può, come spesso accade nella pratica professionale, ricorrere a una designazione «indiretta» utilizzando, ad esempio, formule generiche come «i miei eredi» oppure «i miei eredi legittimi» (e ciò, mediante qualsiasi “strumento” con il quale si possa validamente effettuare la designazione di un beneficiario di una polizza vita e, quindi, in particolare, nell’ambito della polizza stessa o in un testamento).

Dal punto di vista della loro associazione di settore, gli assicuratori tedeschi stanno facendo notevoli progressi nell’attuazione dei loro obiettivi di sostenibilità. Secondo l’attuale rapporto sulla sostenibilità del settore, disponibile in anticipo per Handelsblatt, la quota di investimenti sostenibili nei portafogli degli assicuratori ha continuato a crescere lo scorso anno. Il settore ha inoltre registrato progressi nel settore assicurativo e nei propri processi aziendali. L’organizzazione ambientalista Urgewald vede tuttavia motivi di critica. Secondo la GDV (Associazione tedesca delle assicurazioni), il volume degli investimenti classificati come sostenibili è passato da 163 miliardi a 184 miliardi di euro nel 2024, che corrisponde a circa il dieci per cento del portafoglio totale degli assicuratori. Degli investimenti rimanenti, una gran parte è nel processo di transizione. Gli assicuratori misurano i progressi con l’impronta di CO₂ dei loro investimenti, che l’anno scorso è scesa del 23% a 47 tonnellate per milione di euro investito. Tuttavia, una base di dati corrispondente è disponibile solo per azioni, obbligazioni e immobili.