Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Secondo le previsioni aggiornate del Global Automotive Outlook di AlixPartners presentato ieri al Forum Automotive di Milano, il 2025 si chiuderà con una contrazione del 2% a 18,3 milioni di veicoli, seguita da una crescita solo modesta nel periodo 2026-2030. In questo scenario rallentano i costruttori europei, mentre i marchi cinesi guadagnano terreno, con una quota attesa in aumento dall’8% del 2024 al 13% entro il 2030, pari a circa 800 mila auto in più. La redditività del settore è in forte calo. Dopo i profitti record del 2023, alimentati dalla scarsità di semiconduttori e dall’aumento dei prezzi, oggi i margini degli Oem europei e americani sono tornati su livelli medi del 4,5% per i top 30 costruttori mondiali, mentre i produttori cinesi mantengono profittabilità più stabili.
Il fondo di private equity Apax Partners valuta la vendita dell’assicurazione vita GamaLife e Generali Assicurazioni mette gli occhi sulle attività portoghesi della compagnia, che porterebbero in dote l’accordo bancassicurativo con NovoBanco, quarta banca del Paese iberico. Il dossier, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, è alle fasi iniziali con il fondo di private equity che avrebbe dato mandato agli advisor Ubs e Nomura di sondare potenziali pretendenti. Un’operazione che coinvolge quasi 9 miliardi di euro di polizze vita, divise tra Italia e Portogallo, e che potrebbe valere circa 600 milioni di euro. In Italia, in particolare, dove la compagnia portoghese è guidata dall’ex top manager di Generali, Raffaele Agrusti, GamaLife ha realizzato un’operazione di peso nel 2022, quando ha rilevato dalla compagnia elvetica Zurich un portafoglio di 6 miliardi di euro di polizze vita, quasi interamente gestioni separate (ramo I), con un investimento di oltre 120 milioni di euro. Un portafoglio che si è in parte ridotto negli anni per le polizze arrivate a scadenza e per i riscatti dei clienti visto il diritto di recesso di 60 giorni senza costi in caso di passaggio di ramo di attività. GamaLife oggi ha comunque in gestione in Italia oltre 4,5 miliardi di euro di polizze. Un asset simile a quello del Portogallo, dove il gruppo ha in essere anche un accordo di bancassicurazione con NovoBanco destinato a durare almeno fino al 2029.
Dopo un anno e mezzo di scontri con il governo spagnolo e le principali istituzioni finanziarie del Paese, l’opas ostile di Bbva su Sabadell rischia il flop. Solo il 2,8% dei clienti dell’istituto catalano ha detto sì alla proposta ostile da 16,48 miliardi di euro lanciata dai baschi. Il risultato mette in dubbio la possibilità di raggiungere la soglia minima di successo visto che i clienti-soci rappresentano il 30,8% del capitale complessivo della target. L’opas si è chiusa ufficialmente solo venerdì 10 ottobre anche se i risultati saranno resi noti solo il 17. L’obiettivo degli scalatori è convincere almeno il 50,01% degli azionisti di Sabadell, soglia che consentirebbe a Bbva di procedere con l’integrazione. Tuttavia, la banca guidata da Onur Genc ha previsto la possibilità di abbassare la soglia al 30%. In questo caso, il gruppo sarebbe costretto a lanciare una seconda offerta sul flottante rimasto, includendo una componente in contanti, a un prezzo stabilito dall’autorità di vigilanza.
Dopo quasi trent’anni e molti cambiamenti epocali nel mondo finanziario, è stato riscritto il Vangelo dei mercati azionari, la guida per chi vuole operare a Piazza Affari. Il gruppo di lavoro chiamato dal Mef a rivedere le norme ha impiegato diverso tempo, oltre un anno, per trovare un accordo su una serie complessa di norme che andranno a incidere sulla vita quotidiana delle società quotate. Il Consiglio dei ministri ha esaminato nei giorni scorsi la bozza del nuovo testo. È attesa ora l’approvazione da parte del Cdm del decreto attuativo e poi il corpo normativo sarà sottoposto all’esame di Camera e Senato. L’iter potrebbe impiegare tre, quattro mesi, ma anche allungarsi, dipende da che cosa emerge nel frattempo e che cosa deciderà l’esecutivo. Da quello che emerge, sono due i grandi cambiamenti all’interno del nuovo Tuf: il primo è legato alla nuova normativa sulle opa, il secondo alla semplificazione delle norme per gli imprenditori che vogliono quotare la società a Piazza Affari e ai controlli sugli operatori. E qui vengono i dubbi, che il Mef ha provato a dissipare ma che comunque vale la pena ricordare. Le regole appena approvate nel decreto legislativo, alzando la soglia al 30% per far scattare l’obbligo di acquisto, tendono a cristallizzare il controllo di buona parte dei colossi della finanza italiana, che sono controllati da soggetti che hanno meno del 30% delle azioni. Si va dal nuovo aggregato Mps-Mediobanca, alle Generali, passando per Poste in Tim, Agricole in Bpm, Unipol in Credem e finendo poi con tutte le partecipate dello Stato. In pratica, si concede potere ai più forti, che già controllano le aziende, a danno dei piccoli azionisti e della scalabilità delle società.

L’intelligenza artificiale non esonera affatto dalla colpa professionale: lo sottolinea il Consiglio nazionale degli ingegneri. Dopo la legge 23/09/2025, n. 132, in caso di errore il professionista non può «scaricare» la colpa sull’IA: la responsabilità civile e penale resta a suo carico. È quanto emerge dall’analisi sull’impatto della legge 132/25 sulla professione che è stata realizzata dal comitato italiano ingegneria dell’informazione su richiesta del Consiglio nazionale dell’Ordine.

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Potrebbe ammontare a 4,5 miliardi nel prossimo triennio il nuovo contributo che le banche dovranno dare al bilancio dello Stato insieme alle assicurazioni, chiamate a fare la loro parte, come l’anno scorso. Le modalità non sono ancora definite, ma il negoziato per arrivare a un compromesso che non suoni come un’imposizione, sgradita ai mercati e agli investitori, non è facile. Dopo i contatti con l’esecutivo del giorno prima, l’associazione dei banchieri, ieri, prima dell’apertura dei mercati ha comunicato la decisione di «proseguire in via straordinaria nei contributi poliennali al Bilancio, nella stessa logica concordata lo scorso anno, per il rilancio dell’economia e per la solidarietà sociale». Non hanno evitato un calo in borsa i titoli bancari, ma i banchieri hanno chiarito che non accetteranno altro che «anticipazioni». Come l’anno scorso, col rinvio dei crediti fiscali. Nessun prelievo, dunque, che possa incidere oltre modo sui bilanci. Quanto alle assicurazioni, dopo il prelievo sulle polizze vita dello scorso anno, è in ballo una tassa sulle polizze obbligatorie anti-calamità.
Saranno necessari dei tempi supplementari per trovare il nuovo ad di Anima Holding. La scelta è in capo alla controllante Banco Bpm e dunque al ceo Giuseppe Castagna, che starebbe vagliando tutte le opzioni. Nei giorni scorsi erano emersi come possibili successori di Alessandro Melzi D’Eril il co-direttore generale e group chief business officer di Anima, Pierluigi Giverso; e il ceo di Banca Aletti, Alessandro Varaldo. Ora, secondo voci di mercato spunterebbe un terzo nome, quello di Saverio Perissinotto, presidente di Eurizon, società di gestione del risparmio di Intesa Sanpaolo, mondo da cui proviene lo stesso Castagna. Ma il manager dovrebbe dimettersi per eventualmente accettare. Intanto in Piazza Meda si è aperto il cantiere del rinnovo del cda con il conferimento ai professori Umberto Tombari e Andrea Sacco Ginevri dello studio di fattibilità su una lista del cda, alla luce delle novità introdotte dalla nuova legge Capitali (Generali non l’aveva presentata).

Nel 2024, si stima che siano oltre 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta – l’8,4% delle famiglie residenti – per un totale di 5,7 milioni di individui, il 9,8% dei residenti (entrambe le quote risultano stabili rispetto al 2023, quando erano pari rispettivamente a 8,4% e 9,7%). Se le cifre sono stabili oggi va detto che rispetto a dieci anni fa le cose sono davvero molto peggiorate: nel 2014 le famiglie in questa condizione erano 1,47 milioni, il 5,7% del totale. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa tra le famiglie, pari al 10,9%, risulta anch’essa sostanzialmente stabile rispetto al 2023 (era 10,6%), coinvolgendo oltre 2,8 milioni di famiglie. In lieve crescita è l’incidenza di povertà relativa tra gli individui, che sale al 14,9% (dal 14,5% del 2023), coinvolgendo oltre 8,7 milioni di individui.
Benessere in azienda. Ma anche welfare e formazione, che, soprattutto oggi, sono una leva importante per attirare e trattenere i talenti nelle imprese. Per il ricco, e variegato, panel di relatori intervenuti ieri al Job Evolution 2025 è questa la strada da imboccare per affrontare la triplice sfida che sta impattando sul lavoro, vale a dire rivoluzioni tecnologiche e green, denatalità e disallineamento di competenze. «In un Paese che al 2030 perderà quasi due milioni di lavoratori, la vera evoluzione del lavoro passa dalla formazione: serve allenare le persone a imparare fuori dall’area di comfort, per mantenere vivo il contributo di ciascuno e costruire aziende davvero learning organization», ha detto Paola Boromei, chief operating officer & chief hr officer del Gruppo 24 ORE. Sulla stessa lunghezza d’onda, Andrea Orlandini, segretario generale AIDP, Associazione Italiana per la Direzione del Personale: «Le nostre organizzazioni devono evolvere rapidamente e aggiornare continuamente le competenze del proprio personale. Occorre quindi investire su attività formative che coinvolgano tutte le generazioni». «In FS – ha raccontato Simonetta Serafini, responsabile People Development del Gruppo FS Italiane – consideriamo le imprese come vere comunità educanti, capaci di orientare al futuro, così come le istituzioni scolastiche sono capaci di sviluppare abilità pratiche e life skills. Lavorando insieme possiamo formare persone in grado di orientarsi nella complessità del mondo che li circonda».
SNel 2024 sono state 3.030 le vittime della strada, secondo i dati Istat. Molti i decessi tra motociclisti (830), pedoni (470) e ciclisti (185). Da questi dati ieri mattina, a Milano, ha preso le mosse il talk show «Strade pericolose, cresce l’emergenza. Le regole per pedoni, ciclisti e per chi utilizza i monopattini», organizzato da Forum Automotive. Secondo Pietro Meda, vicepresidente vicario di Automobile club Milano, la situazione del capoluogo lombardo non si spiega con una mancanza di regole, ma con una fatica a rispettarle: «Ognuno fa quello che vuole, ma questo non può accadere». L’evoluzione della mobilità, prosegue Meda, va accompagnata da un approccio culturale che valorizzi il rispetto del Codice della strada: «I rider circolano su mezzi non omologati, ma se togliamo i rider la gente si lamenta che la pizza arriva fredda». Il vero problema, per il vicepresidente, è ideologico: molte persone, di qualsiasi età, si sentono invincibili e credono sia loro diritto comportarsi come desiderano.
In caso di installazione di videocamera di sorveglianza privata in un condominio non occorre che vengano apposti cartelli di segnalazione. Lo precisa il Tribunale di Catania, sezione III civile, nella sentenza 4262/2025 secondo la quale il privato può anche ancorare l’impianto sulle parti comuni, per come gli è riconosciuto dagli articoli 1102 e 1122 Codice civile purché, oltre alla comunicazione all’amministratore, sussistano precise condizioni. L’installazione non deve comportare modifiche d’uso dell’area, non deve impedire agli altri condomini di fare parimenti uso dell’area comune e non deve pregiudicare il decoro architettonico dell’edificio. A originare la pronuncia era stata l’opposizione alla delibera che aveva disposto la rimozione delle telecamere installate da una coppia di condòmini che avevano subito numerosi furti. L’esito della Ctu aveva confermato che le telecamere erano tutte direzionate verso parti di immobile di proprietà dei condomini installatori, ma nonostante ciò gli altri proprietari si erano opposti al loro posizionamento. Due i motivi addotti: le telecamere non erano segnalate e per installarle era stato occupata parte del muro condominiale.
Quasi cinque miliardi di euro di perdite: questo è il bilancio degli assicuratori auto tedeschi negli ultimi due anni. I motivi sono molteplici: i pezzi di ricambio stanno diventando più costosi, le riparazioni più complesse e le officine sono carenti di personale qualificato. Tuttavia, dopo i forti aumenti dei premi, l’Associazione tedesca delle assicurazioni (GDV) prevede che la divisione tornerà nella zona di profitto della sottoscrizione nel 2025. La pressione sui prezzi rimarrà elevata.