AXA, in collaborazione con Ipsos, ha elaborato il suo dodicesimo “Future Risk Report” (Rapporto sui rischi futuri), che rivela un aumento senza precedenti del senso di frammentazione e vulnerabilità di fronte ai rischi globali.

In questa edizione è stata rilevata una tendenza preoccupante: il 93% della popolazione mondiale percepisce un numero crescente di crisi, 3 punti percentuali in più rispetto al 2024, con un impatto diretto sulla propria vita quotidiana, ovvero 2 punti in più rispetto a un anno fa. Il 59% dei cittadini ritiene che il proprio Paese sia frammentato o addirittura affetto da profonde fratture sociali.

I rischi sono sempre più interconnessi, come il cambiamento climatico, la sicurezza informatica, l’instabilità geopolitica o l’intelligenza artificiale. Tuttavia, ci sono discrepanze su come affrontarli. Mentre il 77% degli esperti sostiene soluzioni globali, i governi propendono per risposte specifiche per ogni rischio.

In questo contesto, il settore assicurativo sta emergendo come attore chiave: l’89% degli esperti e il 72% della popolazione generale ritiene che il lavoro dell’industria assicurativa sarà decisivo nella gestione dei rischi emergenti, la fiducia nelle compagnie assicurative per mitigare l’impatto di una nuova crisi è aumentata di 3 punti dal 2021, e l’86% degli esperti e l’84% della popolazione generale affermano che i rischi più preoccupanti potrebbero essere evitati con misure di prevenzione.

E, come ogni anno, questo rapporto pubblica la classifica dei principali rischi emergenti secondo il parere degli esperti. In ordine di importanza, questi sono i 10 rischi che avranno il maggiore impatto nel 2025: cambiamento climatico, instabilità geopolitica, sicurezza informatica, IA e big data, tensioni sociali, risorse naturali e biodiversità, macroeconomia, rischi energetici, stabilità finanziaria e demografia.

In Italia persiste il timore legato a nuove pandemie e malattie infettive

Il cambiamento climatico si conferma al 1° posto anche nella classifica italiana, mentre resiste al 2° posto per i cittadini, in controtendenza rispetto alla media europea, l’inquinamento.

Ulteriore specificità della classifica italiana, il persistere del timore legato a nuove pandemie e malattie infettive, che progressivamente ha disceso le classifiche europee (con la notevole eccezione della Spagna), e che in Italia resiste al 4° posto dopo l’instabilità geopolitica.

In Italia il senso di vulnerabilità e di crescente impatto delle crisi sulla vita quotidiana delle persone rilevato dal report è leggermente superiore alla media globale (esperti italiani: 97% vs 96% global; cittadini: 95% vs 93% global).

Particolarmente avvertito anche il rischio di divisioni sociali e il senso di frammentazione, riportato dal 53% dei cittadini (vs 46% della media europea e 39% a livello global). Ancora una volta, il fattore principale è l’inasprimento delle disuguaglianze sociali, dichiarato dal 55% del campione.

I rischi demografici sono al cuore dei timori degli italiani, particolarmente sensibili a tematiche legate all’aumento dei costi sanitari (97% vs 93% a livello global), alla tenuta del sistema previdenziale (92% vs 80% global) e sanitario (84% vs 74%) e alle sfide legate alla fase di lunga vita, in particolare nell’ambito delle tematiche di assistenza e di cura di una popolazione sempre più longeva.

Sul tema della ricerca di soluzioni per affrontare i rischi emergenti, il 64% degli esperti e il 52% dei cittadini sostengono la necessità di soluzioni a livello globale (vs 51% degli esperti europei e vs 46% dei cittadini europei) e concordano quasi all’unanimità (91%) sul fatto che i rischi potrebbero essere parzialmente evitati con una forte azione preventiva (vs 83% e 82% a livello europeo).