Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

logo_mf

Il polo del wealth management di Intesa Sanpaolo al 30 giugno ha registrato a livello aggregato un utile netto consolidato di 1,6 miliardi e aveva in gestione 909 miliardi di euro per conto della clientela (erano 862 miliardi al giro di boa di metà anno nel 2024). È quanto emerso dalla conferenza stampa di presentazione dei risultati semestrali, dei progetti e delle strategie delle Wealth Management Divisions di Intesa Sanpaolo. «Oggi le Divisioni Asset Management, Insurance e Private Banking di Intesa Sanpaolo», ha commentato Tommaso Corcos, responsabile Wealth Management Divisions di Intesa Sanpaolo, «si posizionano al meglio per affrontare i nuovi trend di mercato. La creazione del Polo del Wealth Management, che unisce fabbriche prodotto con reti di consulenti finanziari e private banker, ci ha portato a gestire 909 mld euro della clientela. Assicurazione, consulenza e gestione del risparmio contribuiscono per il 42% al risultato corrente lordo di Intesa Sanpaolo (considerando anche la quota di Banca dei Territori). La valorizzazione della consulenza allargata anche alla Protezione e alla Previdenza, le sinergie di produzione e distribuzione ed il modello di bancassurance di gruppo, unico in Italia, portano benefici per i clienti, anche grazie alle infrastrutture digitali sempre più innovative».
L’edizione 2025 dell’EY Global Wealth Research Report, indagine che ogni due anni fotografa i sentimenti dei Wealth Management Clients e che include individui e famiglie che detengono un patrimonio netto fino a 25 milioni di euro (e si rivolgono a un wealth manager per proteggerlo dalla volatilità e farlo crescere nel tempo) fa emergere alcune differenze generazionali nette nella gestione dei patrimoni: i millennial italiani (nati tra il 1981 e il 1994) sono i più autonomi e digitali, con il 78% che dichiara di avere oggi un maggiore controllo sui propri portafogli e il 67% che ha intensificato il dialogo con il proprio wealth manager. I boomer (1946-1964), invece, restano più legati alla relazione personale e alla reputazione del brand, mentre la Gen X (1965-1980) si distingue per una forte propensione all’uso di strumenti digitali (69%).

Il solo certificato di esecuzione non è sufficiente a comprovare il requisito tecnico in gara se non accompagnato da riscontri documentali idonei a dimostrarne la veridicità. L’onere della prova resta integralmente in capo all’operatore economico, anche nei casi in cui la produzione del documento sia ostacolata da soggetti terzi. È quanto affermato dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 7421 del 25 settembre 2025.

corsera

Il private banking si conferma un ponte tra risparmio privato e imprese, con 168 miliardi investiti nell’economia reale italiana a fine 2024, in crescita del 39% rispetto al 2018. Si tratta di circa i due terzi dei 256 miliardi di investimenti totali delle famiglie italiane in economia reale, pari al 7% dei circa 3.700 miliardi di ricchezza finanziaria «investibile» delle famiglie. I numeri sono emersi dal rapporto «Private Banking: il ruolo del risparmio privato per la crescita del Paese» nell’incontro organizzato da Aipb con Intermonte e Politecnico di Milano.
Prosegue la crescita di Satispay nel mondo dei servizi per il welfare aziendale e presenta Satispay FlexBen, la nuova piattaforma di welfare che semplifica il mondo dei rimborsi e Fondi pensione. Dallo sbarco nel settore sono già 30.000 le aziende clienti.

Il continuo aumento delle emissioni di gas serra alimenta il riscaldamento globale, che stravolge il clima e genera eventi estremi. E il conto da pagare diventa sempre più salato: 44,5 miliardi l’anno in media tra il 2020 e il 2023 per l’Unione Europea. Vale a dire 2,5 volte la media del periodo 2010-2019. A dirlo è l’ultimo report dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), pubblicato ieri. Nei quattro anni, inondazioni, tempeste, siccità, ondate di calore, incendi hanno causato in Europa più danni finanziari che nell’intero decennio precedente. E dallo studio restano fuori disastri come quello causato in Spagna dall’uragano Dana l’anno scorso e la serie di eventi estremi dell’estate appena passata, che avrebbero causato perdite e danni per 43 miliardi, secondo un recente studio.
Le piccole e medie imprese del NordEst superano la media nazionale in materia di gestione del rischio informatico. Lo rivela il Cyber Index Pmi, realizzato da Generali e Confindustria, con il supporto scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano e con la partecipazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e la collaborazione di Confindustria Alto Adriatico. Delle Pmi di quest’area che hanno partecipato alla survey per monitorare la consapevolezza delle organizzazioni aziendali sui rischi cyber, il 24% è fornitore di multinazionali e imprese sopra i 1.000 dipendenti, il 13% ha relazioni con la Pubblica amministrazione e il 9% ha sede o impianti all’estero. Il 94% delle imprese ha dichiarato di fare ricorso all’utilizzo di strumenti digitali per supportare la propria attività produttiva e fra queste solo il 5% (-4 punti. rispetto alla media nazionale) ha subito violazioni negli ultimi 4 anni.
Con l’ordinanza interlocutoria 25175/2025 la sezione lavoro della Cassazione ha richiesto l’intervento delle Sezioni unite per chiarire se la quota di trattamento di fine rapporto accantonato presso il fondo di tesoreria Inps, da parte di aziende con almeno 50 addetti, abbia natura retributiva o contributiva. Il caso che ha dato spunto per il rinvio riguarda il tentativo di recupero del Tfr da parte di un dipendente di un datore di lavoro sottoposto a procedura concorsuale.