Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Generali andrà avanti nella discussione con Natixis dopo aver incassato la cancellazione della penale di 50 milioni di euro che era stata prevista a gennaio scorso nel caso in cui l’operazione per creare insieme una joint venture nel risparmio gestito da 1.900 miliardi di euro di masse si fosse definitivamente arenata. La trattativa tra le parti potrà proseguire fino al 31 dicembre e – nel caso in cui venga raggiunto un accordo definitivo – è stato ribadito che dovrà passare di nuovo al vaglio dei consigli di amministrazione di entrambe le società.F
Da Axa, che ha rilevato Prima Assicurazioni, a Generali che, dopo essere entrata nell’orbita del Monte dei Paschi, potrebbe aprire alla distribuzione bancassicurativa. Passando per Allianz che ha deciso di investire direttamente in alcune su agenzie e poi Unipol che, nelle scorse settimane, ha annunciato l’intenzione di eliminare il tacito rinnovo di alcune polizze danni non auto, con gli agenti che dovranno ridiscutere ogni anno con i clienti le condizioni contrattuali. «Il mercato italiano della distribuzione assicurativa sta cambiando rapidamente con il rischio di rendere marginale il ruolo degli agenti tradizionali». A lanciare l’allarme Vincenzo Cirasola, presidente di Anapa (Associazione Nazionale Agenti Professionisti di Assicurazione) che è stato per oltre 22 anni presidente del gruppo agenti Generali Italia.
Per ora a sostenere la ripartenza dei Piani Individuali di Risparmio (Pir) sono stati di fatto solo i comparti a reddito fisso. Ma d’ora in avanti potrebbe tornare un certo interesse anche per l’azionario, soprattutto grazie alle valutazioni molto interessanti della pmi quotate. Questo il nocciolo di uno studio di Equita, condotto dal capo dell’Ufficio Studi Luigi de Bellis, in cui si tirano le somme di questi strumenti pensati per avvicinare i risparmiatori all’economia reale. Dopo tre anni con deflussi superiori ai 4 miliardi, calcola la sim, nel 2025 i Pir sono tornati in territorio positivo, con una raccolta di 1,9 miliardi: ma la quasi totalità degli afflussi (1,6 miliardi) viene dai comparti a reddito fisso. Una fotografia, in piccolo, di quanto sta accadendo anche nella più vasta industria dei fondi comuni. Tra le società di gestione che si spartiscono i 20,8 miliardi di masse dei Pir ordinari (Equita stima per fine anno quota 21,5 miliardi) la metà del mercato è in mano a due società di gestione: Intesa Sanpaolo, che ne detiene il 26%, e Mediolanum al 24%.

Il datore risarcisce il dipendente infortunato se non prova di aver vigilato sull’uso dei dispositivi di protezione individuale (dpi) in azienda. Il lavoratore che agisce per ottenere i danni deve soltanto dimostrare che il fatto è avvenuto durante lo svolgimento della prestazione e le conseguenze patite, mentre può limitarsi ad allegare l’inadempimento del datore senza doverlo provare; spetta invece all’azienda dimostrare di aver: adempiuto tutte le prescrizioni antinfortunistiche; compiuto la valutazione dei rischi; fornito ai lavoratori formazione, informazione e addestramento; adottato le misure prescritte e vigilato sull’osservanza da parte dei dipendenti. Così la Corte di cassazione civile, sez. lavoro, nell’ordinanza n. 26021 del 24/09/2025.
Crescono a due cifre in Italia i family office, che l’1° giugno 2025 hanno raggiunto quota 244 (+10,4% rispetto a giugno 2024): 126 single family office, 96 multi-family office e 22 organizzazioni di origine bancaria, che aggregano risorse e know-how per servire più famiglie e ottimizzare le economie di scala. Qiesti alcuni dei dati del censimento aggiornato sui family office condotto dall’osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano. Entrando nel dettaglio, i single family office, in forte prevalenza rispetto alle altre tipologie, si sono imposti già nel decennio 2011-2020, trainati da esigenze di gestione patrimoniale sempre più sofisticate: l’aumento del settore riflette sia la continuità di imprese familiari operative sia la nascita di strutture a seguito di eventi di liquidità (56%), con una forte concentrazione nel Nord Italia (90%, se si considera che 9 sono all’estero) a partire dalla Lombardia (61, 48%), seguita da Veneto (17), Piemonte (12) ed Emilia-Romagna (9) che coprono un ulteriore 30% circa del totale.
Per il Salone auto di Torino (in programma da domani fino al 28 settembre) Allianz direct, compagnia assicurativa del gruppo Allianz, con la collaborazione di Rai pubblicità, allestisce il proprio stand in Piazza Castello. Con questa partecipazione, la seconda consecutiva, Allianz direct intende rafforzare il legame con il settore automobilistico, «da sempre il fulcro delle nostre attività assicurative», come ricordato da Pierluigi Furlanetto d. g. e responsabile marketing & sales di Allianz direct. Per l’occasione sarà presentato il secondo capitolo della campagna televisiva, già on air sulle principali emittenti televisive, sul web e sui social, «Direct è chi direct fa».

corsera

È in calendario questa mattina il cda del Monte dei Paschi con un’agenda fitta. A ruota si riunirà il comitato nomine per continuare a esaminare i nomi per il board di Mediobanca. I tempi sono serrati. La lista verrà condivisa anche con i soci rilevanti ai quali il vertice di Mps avrebbe chiesto di indicare due nomi a testa. Delfin potrebbe ripresentare Sabrina Pucci e Sandro Panizza. Mentre Caltagirone non avrebbe ancora definito i profili. Mps dovrebbe fare anche un passaggio con il Mef che potrebbe esprimere un consigliere. Il tema della fusione richiederà invece tempi più lunghi. Mps dovrebbe varare un aumento per l’emissione di azioni al servizio dell’offerta sul 14% di Mediobanca che non ha aderito all’Opas. Nel caso di merger, gli azionisti si diluirebbero. Caltagirone scenderebbe al 9% circa. L’imprenditore aveva chiesto alla Bce di salire oltre il 10% quando si prospettava un’adesione all’Opas meno compatta,che avrebbe aumentato il peso degli azionisti. Ora quell’urgenza non c’è più. Ma il via libera della Bce potrebbe lasciare Caltagirone le ani libere per aumentare la quota fino al 19%. Con una fusione al 100% Delfin scenderebbe al 16% circa dal 18% post Opas.

Gli eventi meteorologici estremi causati dal climate change diventano più frequenti e intensi e colpiscono, tra le altre cose, le catene di approvvigionamento con impatti sistemici, come evidenzia un recente studio di Rethink-Gsc, finanziato dalla Ue e guidato dall’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (Ifw). L’analisi fa leva su alcuni episodi. Le inondazioni del 2011 in Thailandia hanno causato 46,5 miliardi di dollari di danni, secondo la Banca Mondiale. Il settore manifatturiero è stato il più colpito: automotive ed elettronica hanno visto indici di produzione in calo dell’87,5% e del 65% rispettivamente. Honda e Toyota hanno riscontrato carenze di ricambi auto che hanno costretto a tagli alla produzione in tutto il mondo.
La notizia dell’attacco informatico che ha colpito sabato scorso gli aeroporti di Berlino, Londra, Bruxelles e Dublino, causando ritardi e lunghe code ai terminal, ha rimesso al centro dell’attenzione mediatica un fenomeno che ha radici ormai lontane. L’annuncio arrivato nella giornata di lunedì 22 da parte dell’Enisa, l’Agenzia europea per la sicurezza informatica, per ufficializzare l’avvenuta identificazione della tipologia di ransomware che ha scardinato le difese dei sistemi di check-in e imbarco (le indagini sull’origine della minaccia sono ancora in corso e non è ancora chiaro quanto tempo ci vorrà per riattivare tutti i servizi andati fuori uso) non ha certo ridimensionato la portata del problema: il settore dell’aviazione è un obiettivo sempre più interessante per i criminali informatici e la causa principale è la sua dipendenza da piattaforme digitali condivise e da fornitori terzi. Quando uno di questi fornitori viene compromesso, e nella fattispecie si è trattato di Collins Aerospace e del software Muse che alimenta postazioni self-service in numerosi scali internazionali, l’interruzione può ripercuotersi istantaneamente su più compagnie aeree e su più aeroporti, bloccando l’operatività dei voli, lasciando i passeggeri a terra e causando caos in maniera transfrontaliera.
A guardare le performance della Borsa di Milano (+201% come total return dal 2014 ad oggi) e la crescita dei fondi di private equity, l’Italia sembrerebbe quasi un paradiso della finanza. Ma guardando davvero lo stato dei mercati finanziari italiani, che restano sottodimensionati rispetto a quelli di altri Paesi, si capisce invece quanto non lo sia affatto. E si comprende quanto la finanza poco sviluppata sia un problema per il Paese: mercati minuscoli fanno infatti il paio con imprese minuscole, che faticano a crescere e a svilupparsi. Se la finanza è quel mondo che porta capitali alle aziende, in Italia il circolo virtuoso non è mai davvero partito.