Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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L’Eurozona deve farsi trovare pronta ma non cadere nella tentazione della risposta vendicativa ai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Concretamente deve evitare di mettere in atto ritorsioni commerciali speculari per riuscire a dimezzare gli effetti negativi delle tariffe aggiuntive sulla propria crescita. Questo il chiaro messaggio dell’Occasional Paper pubblicato da Bankitalia con il titolo «The macroeconomic effects of import tariffs on the euro area: a model-based assessment» e curato da Anna Bartocci, Alessandro Cantelmo, Pietro Cova, Alessandro Notarpietro e Massimiliano Pisani. In particolare l’aumento unilaterale dei dazi da parte degli Usa – del 45% sui beni provenienti dalla Cina e del 9% sui prodotti dell’area dell’euro e resto del mondo – causerebbe una riduzione della produzione degli Stati Uniti almeno del 3,5% e una contrazione dello 0,5% del pil dei Paesi che hanno adottato la moneta unica europea.
Il governo già nella prossima Legge di Bilancio potrebbe introdurre un fondo di garanzia per sostenere con un credito agevolato le micro e piccole imprese sotto i 50 dipendenti che trasferiscono il tfr dei lavoratori ai fondi pensione. Il tema è emerso durante un convegno organizzato alla Camera dei Deputati da Arca Fondi e da Itinerari Previdenziali. L’amministratore delegato della sgr, Ugo Loeser e il presidente del centro studi, Alberto Brambilla, hanno proposto al governo sei interventi per rilanciare la previdenza complementare in Italia: riportare l’imposta sui rendimenti all’11%; aumentare la soglia investibile in economia reale fino al 25% dei fondi; sostituire la scelta automatica nelle linee garantite con un modello life-cycle; riformare il sistema delle rendite; rilanciare semestri di silenzio assenso; introdurre appunto il fondo di garanzia per le pmi. Come rilevato da Itinerari Previdenziali, dall’avvio della riforma della previdenza complementare (2007) a oggi dei 445 miliardi di tfr maturato dai lavoratori più della metà (52,5%), ossia 243 miliardi, è rimasto nelle casse delle imprese che hanno meno di 50 dipendenti e utilizzano tale liquidità come finanziamento per l’acquisto di materiali e per la gestione aziendale viste le difficoltà di accesso ai finanziamenti bancari e di mercato.
La prima linea di Mediobanca incassa 40 milioni dalle vendite di azioni scattate alle battute finali dell’opas di Mps. Finora amministratori e top manager hanno ceduto lo 0,22% del capitale della merchant bank finita nell’orbita di Siena, che da lunedì detiene il 62,3% e che ieri, nel primo giorno di riapertura dell’offerta, è salita al 62,5%. La vendita più sostanziosa è stata fatta lunedì dal ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, che per cedere i primi pacchetti di sue azioni ha atteso per ultimo, dopo gli altri top manager e i consiglieri. Il banchiere – che complessivamente possiede lo 0,4% di Mediobanca secondo quanto risulta dalla più recente relazione sulla corporate governance – ha liquidato sul mercato quasi un terzo della posizione, cedendo un milione di titoli al prezzo medio di 22,08 euro: oltre 22 milioni di euro l’incasso complessivo.
Da settembre Norbert Lommer è il nuovo responsabile della performance di Generali in tre Paesi: Germania, Austria e Svizzera. Il manager ha avuto una lunga carriera in Allianz. Il suo ultimo incarico nel gruppo assicurativo tedesco, è stato quello di direttore generale di Unicredit Allianz Assicurazioni, ruolo che ricopriva dal 2021 dopo essere stato tra le altre cose Chief Audit Executive in Allianz Italia e aver lavorato per il gruppo anche a Chicago come responsabile finanza.

C’è un impegno politico trasversale per superare il nodo dell’obbligo assicurativo Rca per i veicoli agricoli e operatrici che operano solo in aree private. Lo sottolinea Federacma, che porta avanti la richiesta di togliere l’obbligo, sono stati presentati 5 emendamenti al ddl “Imprese” (AS 1484), da altrettanti senatori appartenenti a diverse forze politiche, che da luglio 2024 ha reso obbligatoria la copertura assicurativa anche per macchine ferme, non immatricolate. E questo senza che il mercato assicurativo potesse rendere disponibili strumenti tecnici idonei per adempiere all’obbligo. «Gli emendamenti raccolgono le richieste del mondo della meccanizzazione agricola: se un mezzo agricolo non circola su strada, non può essere trattato come veicolo stradale» dice Andrea Borio, presidente di Federacma. La richiesta è pure di Federunacoma, Assodimi-Assonolo Cia e Copagri, Cai Agromec e Uncai
A nove mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, i dati raccolti da Polizia Stradale e Arma dei Carabinieri evidenziano una diminuzione generale degli incidenti, con particolare riguardo agli esiti più gravi. Stando agli ultimi numeri diffusi ieri dal ministero dei trasporti (dati che prendono in considerazione il periodo dal 14 dicembre 2024 al 13 settembre 2025 rispetto al periodo analogo dell’anno precedente) si contano 80 morti in meno, da 1.024 a 944 (-7,8%), 1.242 feriti in meno, da 32.822 a 31.580 (-3,8%), mentre gli incidenti totali sono diminuiti di 848 unità, da 54.882 a 54.034 (-1,5%). Gli incidenti mortali si sono ridotti di 50 unità, passando da 931 a 881 (-5,4%), mentre quelli con lesioni sono 756 in meno, passando da 22.334 a 21.578 (-3,4%).
Rendite pensionistiche ante 2007, sì alla tassazione separata. L’Agenzia delle entrate nella risposta 245/25 a un interpello ribadisce, riporta FiscoOggi, che le prestazioni in forma di capitale, riferibili a montanti maturati prima di quell’anno, devono seguire le regole fiscali vigenti al momento della maturazione. Più nel dettaglio, la maggiorazione distribuita nel 2025 dal fondo pensionistico di riferimento ai dipendenti cessati dal servizio prima del 31 dicembre 2006, nonostante la riforma della disciplina delle forme di previdenza complementare operata dal Dlgs n. 252/2005, sconta la tassazione separata (articolo 17, comma 1, lettera a) del Tuir), perché maturata ante 2007. Il quesito era di un fondo pensione legato a un gruppo bancario, che ha chiesto chiarimenti sull’imposizione fiscale di alcune somme da corrispondere nel 2025 ai pensionati. Questi ultimi, spiega il fondo, avevano già aderito nel 2021 a un’operazione di capitalizzazione, trasformando la loro rendita mensile in un capitale unico, in base agli accordi stipulati nel 2019.

Determinare le perdite economiche causate dai disastri naturali è sempre un’operazione complessa: uno studio congiunto di un ricercatore dell’Università di Mannheim, Sehrish Usman, e di due economisti della Banca centrale europea, Miles Parker and Mathilde Vallat, prova a stimare quelle attribuibili alle ondate di calore, alle siccità e alle inondazioni che hanno colpito in Europa questa estate. Il risultato: 43 miliardi di euro solo nel 2025, che si ipotizza saliranno a 126 miliardi entro il 2029. Per l’Italia, si stima che sfiorino i 12 miliardi le perdite causate dagli eventi estremi di questa estate sul 2025, e si prevede che si supererà quota 34 miliardi entro il 2029. Per la sola Lombardia, il conto sarebbe di 2,5 miliardi e di 7,65 miliardi nel 2029. Per la Francia, lo studio indica danni per 10 miliardi nel 2025 e di circa 34 miliardi nel 2029. L’altro Paese particolarmente colpito è la Spagna, con perdite di oltre 12 miliardi nel 2025 e quasi 35 nel 2029.
Le difficoltà della transizione nella mobilità emerge dall’indagine sulla mobilità sostenibile in Italia realizzata dall’Istituto Piepoli e presentata in occasione di ECO Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti, organizzato in coincidenza con la “Settimana europea della Mobilità 2025”. L’automobile resta il punto di riferimento per il 77% degli intervistati ma soltanto il 10% acquisterebbe un’auto elettrica, anche se il 38% si dice convinto che questo sarà il mezzo di trasporto più utilizzato tra 10 anni. Il report calcola un indice di mobilità sostenibile dei cittadini italiani che risulta a quota 66 su 100, media che deriva da indicatori più alti nelle fasce giovani e nelle aree urbane. In linea generale, l’auto resta il mezzo più utilizzato, con il 65% del campione che ritiene che la propria mobilità sia dipendente da questo mezzo. Solo il 19% degli italiani usa frequentemente il trasporto pubblico mentre 6 cittadini su 10 pensano che nel proprio territorio esistano valide alternative all’auto, ma con differenze territoriali rilevanti. Quanto alla mobilità elettrica, a fronte di 10 persone su 100 pronte a comprare un’auto full electric, il 59% si dice non interessato per motivi che vanno dal prezzo troppo alto (per il 55% del campione), alla scarsa autonomia (43%), fino alla richiesta di troppa energia (19%) e il pericolo di incidente a causa delle batterie (17%).
Più tempo e via le penali. Generali, da quanto si apprende, nelle ultime settimane avrebbe ripreso il dialogo con Natixis a proposito della maxi alleanza nell’asset management. Una parte del vertice del gruppo sarebbe infatti volato a Parigi, in almeno un paio di occasioni, per provare a riannodare il filo del discorso. E lo starebbe facendo avendo ben chiare due priorità: da un lato prorogare i termini della scadenza per definire l’intesa e dall’altro togliere dal tavolo la questione penale se la trattativa non dovesse andare a buon fine. La necessità di rivedere le tempistiche per definire l’eventuale partnership sarebbe legata agli sviluppi, in termini di M&A, degli ultimi mesi. A valle dell’assemblea delle Generali di aprile, quando Mediobanca annunciò l’offerta per rilevare Banca Generali mettendo sul piatto la propria partecipazione nel Leone di Trieste, la compagnia aveva fatto chiaramente capire che avrebbe affrontato un dossier alla volta. E nello specifico aveva chiarito che l’urgenza era rappresentata dall’avviare le procedure per comprendere se fosse nell’interesse del gruppo valorizzare la controllata.