Nel nuovo numero del periodico Dati Inail la fotografia aggiornata di un settore che registra una crescita costante di produzione e fatturato. L’incremento delle denunce nel quinquennio 2020-2024 ha interessato sia gli infortuni in occasione di lavoro, che rappresentano oltre l’83% del totale, sia quelli avvenuti in itinere. In calo, invece, i casi mortali

Il nuovo numero di Dati Inail analizza l’industria alimentare italiana, settore che nel 2023 impiegava oltre 426mila lavoratori in quasi 49mila aziende, l’85% delle quali con meno di 10 addetti. Il comparto, che comprende la produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti e bevande, si conferma centrale per l’economia nazionale, con un volume produttivo e un fatturato in costante crescita.

Nel quinquennio 2020-2024 le denunce di infortunio sono passate da 9.422 a 11.281 (+20% circa). L’incremento ha interessato sia gli infortuni avvenuti durante l’attività lavorativa, che rappresentano oltre l’83% del totale, sia quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto casa-lavoro-casa, che superano il 16% del totale e risultano in aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2020. In calo, invece, i casi mortali, dai 44 del 2020, influenzati dalla pandemia, ai 16 del 2024, con una media di 25 decessi all’anno denunciati tra il 2021 e il 2023.

L’incremento complessivo delle denunce (+13,6%) è stato più marcato tra le lavoratrici (+27,3%) rispetto ai colleghi uomini (+8,6%).

I comparti più colpiti sono quelli della lavorazione e conservazione delle carni e della produzione di prodotti da forno, con quasi il 56% degli infortuni e la metà dei decessi sul lavoro, mentre tra le professioni spiccano gli addetti a macchine confezionatrici, alla conservazione di carni e alla produzione di prodotti da forno (oltre il 24% del totale), i macellai e gli abbattitori di animali (17% circa), i panettieri (10,4%) e i commessi (quasi 5%). Al netto dei casi non codificati, la mano è la parte più coinvolta negli infortuni (36,1%), seguita da colonna vertebrale (7,0%), caviglia e piede (6,7% ciascuno).

Dal punto di vista della natura della lesione, le contusioni rappresentano oltre un terzo di casi, seguite da ferite (27%) e da lussazioni, distorsioni, distrazioni e fratture (15% ciascuna), mentre il restante 8% riguarda lesioni da agenti infettivi, sforzi e perdite anatomiche.

Quasi tre infortuni su quattro avvenuti durante l’attività lavorativa si sono verificati al Nord, in linea con una maggiore presenza di occupati nell’area settentrionale rispetto al resto del Paese. Seguono a distanza il Mezzogiorno (16,6%) e il Centro (12,0%). In valore assoluto le regioni che hanno registrato il maggior numero di denunce nel 2024 sono l’Emilia Romagna (2.282), la Lombardia (1.699) e il Veneto (1.350).

Tra i settori dell’industria manifatturiera, l’alimentare è uno di quelli in cui è più alta la presenza di infortunati nati all’estero (circa il 15% dei casi), preceduto soltanto dal comparto della fabbricazione dei metalli. Tra gli stranieri, in particolare, poco più di due denunce su cinque hanno riguardato lavoratori occupati nella lavorazione e conservazione di carne, provenienti principalmente da Marocco, Albania, Ghana e Nigeria, e più di un quinto quelli nella produzione di prodotti da forno, in particolare romeni, marocchini e albanesi.

Per quanto riguarda le malattie professionali, nel 2024 le denunce nell’industria alimentare sono state 2.107, pari al 14,0% delle 15.096 rilevate in tutto il settore manifatturiero. Rispetto ai 1.619 casi dell’anno precedente l’incremento è del 30,1%, contro il +18,8% rilevato nell’intero manifatturiero.

Tra i comparti la maggior parte delle denunce si registra nella lavorazione delle carni (41,1%), nella produzione di prodotti da forno (32,1%) e nell’industria lattiero-casearia (8,2%). Oltre il 77% delle denunce, al netto delle non determinate, riguarda malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, in particolare dorsopatie e disturbi dei tessuti molli, che sono più che raddoppiate nel quinquennio e cresciute del 31% nell’ultimo biennio. Le lavorazioni che espongono maggiormente a questi rischi sono quelle che comportano posture scorrette o movimenti ripetitivi, come le mansioni di disossatore o panettiere. Seguono le patologie del sistema nervoso (16,3%) e dell’orecchio (3,2%), in aumento mediamente di circa il 24% tra il 2023 e il 2024.