Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Tempi duri per i gestori attivi. Che nel lungo periodo battere i rispettivi fondi-indice passivi (quindi gli Etf) fosse complesso è ormai un’evidenza conclamata, ma quello che emerge dall’ultimo barometro di Morningstar, che mette a confronto le performance di comparti attivi e passivi disponibili per gli investitori europei nel primo semestre, è che anche nel breve periodo battere il mercato è un’impresa quanto mai ardua per i money manager. In totale tra giugno 2024 e giugno 2025 solo il 29% dei gestori azionari attivi ha battuto le controparti passive: un dato sostanzialmente stabile rispetto al 28,8% della rilevazione dello scorso dicembre anche se, sottolinea il report, a febbraio è stato toccato un minimo del 23,1%. Questo suggerisce, spiegano i curatori dello studio, «che la prima ondata di instabilità dei mercati successiva all’insediamento di Donald Trump possa aver colpito duramente e colto molti gestori impreparati».
I giganti statunitensi del private equity, come Apollo e KKR, dovranno affrontare delle sfide nel tentativo di espandersi nel settore assicurativo europeo. L’avvertimento arriva da Mario Greco, amministratore delegato di Zurich. «Non sono sicuro che la stessa filosofia di raccolta di asset che hanno adottato negli Stati Uniti possa funzionare in Europa», ha dichiarato al Financial Times il numero uno del colosso assicurativo svizzero. I grandi fondi americani finora «hanno registrato una crescita in mercati dove i controlli normativi erano più leggeri rispetto all’Europa», ha aggiunto il top manager italiano, ma «finora in Europa non sono cresciuti come negli Stati Uniti».
Si profila in salita l’assemblea per il vertice di Mediobanca. Questa mattina i soci saranno chiamati a esprimersi sull’ops che Piazzetta Cuccia ha presentato per Banca Generali, come previsto dalla passivity rule. E il fronte avversario si presenta alla prova del voto in una posizione di forza. Per inviare le adesioni al rappresentante designato Dario Trevisan c’era tempo fino alla mezzanotte di ieri, ma già nel tardo pomeriggio l’affluenza appariva ormai quasi cristallizzata attorno al 78%. Una percentuale elevata per le assemblee di Mediobanca e superiore a quella registrata nel rinnovo del board dell’autunno 2023. Ma, numeri alla mano, non ancora sufficiente per garantire l’approvazione dell’ops.
Con l’approvazione delle modifiche al decreto Omnibus nella primavera 2025, il governo italiano ha ufficializzato un rinvio parziale dell’applicazione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità previsti dalla normativa europea Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive). Se il decreto Omnibus, con il cosiddetto «stop the clock», posticipa l’applicazione del provvedimento al 2028 sulla base del bilancio 2027 per le grandi imprese che non hanno ancora avviato la rendicontazione di sostenibilità e al 2029 sul bilancio 2028 per le pmi quotate, il Consiglio dell’Unione Europea di fine giugno, in attesa del voto dell’Europarlamento, ha proposto oltre al consolidamento della soglia dei 1.000 dipendenti, un ulteriore innalzamento del limite di fatturato a 450 milioni mantenendo confermati gli obblighi per le grandi imprese già soggette alla Csrd.

Nel 2024 gli italiani hanno versato complessivamente oltre 2 miliardi di euro per pagare le multe stradali, dato in crescita del 10% rispetto al 2023. La regina degli incassi è Milano, seguita a ruota da Roma e dalla Città Metropolitana di Milano. In top ten anche Torino, Firenze e Napoli ma la palma del comune che ha portato a casa più soldi pro capite, tra residenti e turisti, spetta a Colle Santa Lucia, sulle Dolomiti. I dati emergono da un’analisi sui proventi raccolti tra il 2023 e il 2025 ed effettuata dal Centro Studi Enti Locali sulla base delle informazioni rilasciate da Mef e Istat.
Il versamento delle quote forfettarie pensionistiche previsto dal testo unico degli enti locali spetta a tutti gli amministratori che non siano lavoratori dipendenti, qualunque sia la natura dell’attività professionale esercitata. E’ comunque necessaria una loro specifica richiesta. Con la deliberazione n. 270/2025/PAR, la Sezione regionale di controllo della Lombardia della Corte dei conti, torna sulla corretta applicazione delle previsioni dell’articolo 86, comma 2, del d.lgs 267/2000, fugando i dubbi ancora presenti in alcune amministrazioni relativi al perimetro di applicazione della disposizione. Questa recita: “Agli amministratori locali che non siano lavoratori dipendenti e che rivestano le cariche di cui al comma 1 l’amministrazione locale provvede, allo stesso titolo previsto dal comma 1, al pagamento di una cifra forfettaria annuale, versata per quote mensili. Con decreto dei Ministri dell’interno, del lavoro e della previdenza sociale e del tesoro, del bilancio e della programmazione economica sono stabiliti i criteri per la determinazione delle quote forfettarie in coerenza con quanto previsto per i lavoratori dipendenti, da conferire alla forma pensionistica presso la quale il soggetto era iscritto o continua ad essere iscritto alla data dell’incarico”.
Il medico di base risponde per la morte del paziente anche se ne ha chiesto il ricovero in ospedale. È «di protezione», infatti, la posizione di garanzia che il professionista di medicina generale ha nei confronti dell’ammalato, vista la presa in carico continuativa. Il sanitario, dunque, deve da una parte vigilare sull’evoluzione clinica e dall’altra assicurarsi che il paziente sia preso in carico dall’ospedale: gli obblighi del primo permangono fino a quando non si esaurisce il rapporto, mentre la posizione di garanzia non viene meno soltanto perché nei confronti del malato vi sono analoghi obblighi, autonomi e concorrenti, da parte ad esempio di un medico specialista. Così la Corte di cassazione penale, sez. quarta, nella sentenza n. 25145 del 09/07/2025.
Termini certi per la costituzione della rendita vitalizia. Le Sezioni Unite della Corte di cassazione, con la sentenza n. 22802/2025, hanno stabilito in via definitiva che il diritto del lavoratore a costituire la rendita vitalizia ex art. 13 della legge n. 1338/1962 è soggetto a prescrizione decennale. E il termine non decorre più automaticamente dall’omissione contributiva, ma dal momento in cui il lavoratore viene a conoscenza dell’impossibilità del datore di lavoro di provvedere o, comunque, dell’omissione stessa.
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