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«La trattativa è sicuramente complessa, ma si può fare e le valutazioni proseguono». Il giorno in cui Generali ha approvato i conti delle semestrale, chiuso con un utile di 2,2 miliardi, salito del 10,4%, il ceo Philippe Donnet, ha fatto anche il punto sulla discussione avviata con Mediobanca dopo che Piazzetta Cuccia ha annunciato di voler lanciare un’ops su Banca Generali (oggi al 50,17% di Trieste) cedendo in cambio il 13% di azioni della compagnia. Ieri il board di Generali doveva infatti rispondere alla lettera inviata nei giorni scorsi dal ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, che chiedeva al Leone un giudizio sull’operazione. Serviva un ok di massima, tale da poter consentire a Piazzetta Cuccia di convocare l’assemblea per il prossimo 21 agosto e portare l’ops al voto dei soci e il disco verde è arrivato. Sul fonte conti la compagnia, come detto, ha chiuso il semestre con un l’utile netto salito a 2,2 miliardi (+10,4%), un risultato operativo di 4 miliardi (+8,7%) e premi lordi a 50,5 miliardi (+0,9%), grazie al forte sviluppo del segmento Danni (+7,6%), con la raccolta netta Vita positiva per 6,3 miliardi. «Un ottimo avvio del nuovo piano strategico», ha detto Donnet annunciando anche l’avvio del piano di buy back da 500 milioni.
Il dato più significativo dei risultati è la tenuta del patrimonio con un Cet 1 stabile al 19,6%. Assumendo un equity di prima qualità a 8,5 miliardi – come da bilancio 2024 – questo si traduce in un eccesso di capitale di 2,8 miliardi che può fornire munizioni utili per migliorare l’offerta su Mediobanca. Nel primo semestre Mps (che in Piazza Affari è salita del 5% a 7,86 euro) ha battuto le stime del mercato con un utile netto di 892 milioni di euro, in calo del 23% rispetto ai 1,16 miliardi dello stesso periodo del 2024. Sul piano strategico Lovaglio ha rivolto grande attenzione all’ops su Mediobanca, in scadenza l’8 settembre. Il banchiere ha lanciato un appello ai soci di Piazzetta Cuccia chiamati a decidere nell’offerta. Lovaglio ha confermato la volontà di acquisire il 66,67% di Mediobanca, anche se il prospetto prevede una soglia minima del 35%. Riguardo invece al blitz di Piazzetta Cuccia su Banca Generali: «Non mi sento di commentare ora, considerando che oggi si riunirà il cda del Leone. Come ha detto Mediobanca, il risultato è cruciale per ulteriori passaggi nell’offerta su Banca Generali». Lovaglio ha infine ricordato che l’accordo con Axa nella bancassurance scadrà nel 2027 e che «se andasse a buon fine l’operazione con Mediobanca, avremo opportunità aggiuntive che deriverebbero da Generali. Sempre che Trieste abbia intenzione di avviare una partnership anche noi», ha concluso il banchiere.
Chiuso nel suo studio di Piazzetta Cuccia, sotto i colpi dell’offerta del Montepaschi, il ceo della merchant bank Alberto Nagel incassa la «disponibilità di Generali a proseguire nelle discussioni sulla partnership strategico-industriale con Mediobanca, riservandosi il diritto di valutare nelle prossime settimane la partnership (su Banca Generali, ndr) e l’offerta (dell’istituto milanese, ndr) nel pieno rispetto dei processi, delle procedure e della tempistica» della compagnia. L’assemblea sull’ops è stata convocata per il 21 agosto. Nel prendere atto della decisione di Generali il board ha introdotto alcune modifiche di sostanza al documento di offerta e, soprattutto, alle condizioni vincolanti. Venendo incontro alle esigenze manifestate da Banca Generali, Nagel ha circoscritto la sottoscrizione degli accordi distributivi alle sole Mediobanca e Generali, lasciando poi la porta aperta in un secondo momento per il gruppo di Gian Maria Mossa. Inoltre non sarà più necessario un accordo (vincolante) di partnership strategico-industriale da rendere noto al mercato prima della pubblicazione del prospetto ma basterà «la stipula di un term sheet (contratto preliminare) con Generali» entro «il penultimo giorno del periodo di adesione all’offerta». La stessa condizione vale anche per il lock-up sul 6,5% del Leone con cui Mediobanca intende pagare il deal.
Nel primo semestre le catastrofi naturali hanno causato perdite pari a 135 miliardi di dollari (116 miliardi di euro) a livello mondiale, contro i 123 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno precedente. È la prima stima di Swiss Re.
Ci sono spese che le famiglie italiane non possono tagliare. L’assicurazione e la benzina, se hanno un’auto, ad esempio. Ma anche la luce e il gas per illuminare la casa, riscaldarla o cucinare. E le uscite obbligate crescono inesorabili, di anno in anno. In questo 2025, le famiglie impiegheranno il 42,2% della capacità di spesa complessiva senza poter scegliere altrimenti. Confcommercio, che individua la tendenza, ne svela anche gli effetti nefasti. Più si spende in direzioni obbligate e meno soldi sono disponibili per i piccoli piaceri della vita. È in questo quadro che prendono corpo rinunce regolari sul fronte dell’abbigliamento, ma anche dell’alimentazione. Nell’anno, ognuno di noi avrà speso 57 euro in meno – di media – per mangiare. Se poi gli stipendi resteranno fermi come è evidente, Confcommercio teme un calo dei consumi ancora più netto
Il cantiere pensioni è pronto a riaprirsi e sarà come sempre uno dei nodi della prossima manovra. Entro metà ottobre la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dovranno decidere il destino di tutte le misure previdenziali in scadenza al 31 dicembre: Quota 103, Opzione donna, Ape sociale, bonus Maroni e l’incremento di 8 euro alle maggiorazioni sociali per i pensionati in condizioni di disagio. Misure che in parte, dopo le strette, non stanno funzionando viste le adesioni molto basse per Quota 103 e Opzione donna.
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