di Francesco Sottile.

TRENDS DEMOGRAFICI IN ATTO

Progressivo invecchiamento della popolazione, riduzione della probabilità di morte e del tasso di natalità: questi, senza alcun dubbio, i fattori che maggiormente influenzano al giorno d’oggi la domanda di salute nel mercato assicurativo italiano. Assistiamo sempre più a dei trends che possiamo definire strutturali: quello demografico e quello legato al ruolo della famiglia.

L’Italia è il 2° paese al mondo con più soggetti over 65 dopo il Giappone; ma non è tutto; tale incidenza, oggi pari al 24% sul totale della popolazione, è destinata ad aumentare e raggiungere il 34% entro il 2050. E in questo contesto possiamo contare in media di soli 2 posti letto nelle residenze LTC ogni 100 ultrasessantacinquenni.

A tutto ciò aggiungiamo il fatto che assistiamo sempre più ad una costante riduzione della natalità. Nel 2024 sono nati infatti circa 370.000 bambini, con un calo di circa il 2,6% rispetto all’anno precedente. Il dato è ancor più significativo se raffrontato alle nascite del 2008 – quando i nati erano circa 200.000 in più – o del 2022, quando le nascite erano circa 577.000.

I due dati combinati hanno un effetto di prospettiva particolarmente critico, laddove al minor tasso di natalità e alla minore presenza di popolazione in età di lavoro corrisponde potenzialmente una maggiore difficoltà del paese della presa in carico della popolazione più anziana. Specie in un contesto – come quello italiano – che ha circa 24 milioni di abitanti con una patologia cronica, 12 milioni con più di una patologia cronica, e circa 3,8 milioni di persone non autosufficienti (destinati ad aumentare fino a 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050).

In questo scenario occorre inoltre riconsiderare anche il ruolo della famiglia: oggi viviamo in una situazione in cui i nuclei familiari sono sempre più ridotti, il che porterà ad un modo di vivere diverso rispetto a quello cui erano abituati i nostri genitori e i nostri nonni, un mondo in cui dovremo convivere con alcune patologie e in cui aumenta sempre più il rischio della non autosufficienza.

Ecco quindi che il tema “longevità” e la necessità di un’adeguata copertura “Long Term Care” diventano un tema principale e strategico, rappresentando un asset significativo nell’attuale contesto italiano.

LA SPESA SANITARIA

In questo contesto occorre fare delle riflessioni sull’attuale sistema di welfare, e in particolare sul settore della salute.

Nel corso del 2023 la spesa sanitaria è stata pari a 131,119 miliardi di euro, con un’incidenza sul PIL del 6,29%, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (6,71%).

Gli investimenti nel PNRR sono stati pari a circa 15,6 miliardi, così costituiti:

  • Ammodernamento tecnologico degli ospedali (4,05 miliardi)
  • Casa come primo luogo di cura, assistenza domiciliare e telemedicina (4,75 miliardi);
  • Case della comunità e presa in carico della persona (2 miliardi);
  • Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di Comunità, 1 miliardo);
  • Rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione (1,67 miliardi);
  • Rafforzamento e potenziamento della ricerca biomedica del S.S.N. (0,52 miliardi);
  • Sviluppo delle competenze tecnico – professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario (0,74 miliardi);
  • Verso un nuovo ospedale sicuro e sostenibile (0,89 miliardi).

Tale investimento rappresenta appena l’8,2% del totale investito dal PNRR,  quota  sensibilmente inferiore al peso che ha la sanità nella spesa pubblica complessiva, pari a circa il 14%.

E anche nel confronto internazionale la spesa sanitaria pubblica su PIL risulta essere fra le più basse e decrescente; inoltre, il volume dei premi raccolti nel ramo danni ha un peso di circa il 2% sul PIL, mentre l’Italia risulta essere il 25° Paese OCSE per i rami danni.

Ad aggravare il dato di una spesa pubblica in progressiva contrazione vi è la spesa privata, che nel 2023 risulta essere stimata pari a circa 108,230 miliardi di euro, in crescita di 4,545 miliardi rispetto a quella dell’anno precedente. Di questi:

  • circa 45 miliardi di euro sono rappresentati dalla spesa sostenuta direttamente dai cittadini (Out of Pocket);
  • circa 35 miliardi di euro sono le spese riguardanti la non autosufficienza, intesa come oneri sostenuti per l’assistenza domiciliare o residenziale.

LA SPESA PER LTC

Sarebbero quindi circa 38 i miliardi di spesa pubblica riguardanti la non autosufficienza, a cui si devono aggiungere i 35 miliardi sostenuti direttamente dai privati: vi è quindi una sostanziale equi ripartizione degli oneri complessivi. La spesa privata è però sostenuta quasi interamente dalle famiglie, in considerazione della poca raccolta delle polizze assicurative LTC nei rami vita e danni (la spesa intermediata per polizze LTC risulta stimata pari a 178 milioni).

Come detto però il divario fra prestazioni erogate dal sistema pubblico e risorse che sarebbero necessarie per soddisfare i bisogni legati alla non autosufficienza è destinato ad ampliarsi ulteriormente nei prossimi anni, e in assenza di riforme strutturali è molto probabile che tale onere sia destinato a ricadere sulle famiglie.

In più occasioni è stato inoltre evidenziato come il rischio di non autosufficienza sia persino più grave di quello di una catastrofe naturale. I due fenomeni hanno infatti pari:

  • Rilevanza
  • Impatto aggregato sulla collettività
  • Esposizione al rischio
  • Sottocopetura

Simile potrebbe infine essere anche la soluzione sistemica per allievare il problema.

GLI SCENARI FUTURI

È ormai noto a tutti che la longevità diventerà il principio centrale di progettazione dei sistemi di protezione sociale. Aumenta sempre di più la speranza di vita, ma questo non necessariamente significa invecchiare bene. Diventa quindi fondamentale mettere in discussione gli attuali modelli pensionistici e assicurativi.

Risulta evidente come l’attuale contesto imponga una consistente riforma delle politiche assistenziali delle persone: una revisione su tutto il percorso di vita degli italiani, che auspicabilmente possa iniziare già al momento d’ingresso nel mondo del lavoro (mediante formazione ad hoc. ad esempio. sulle competenze digitali, sempre più fondamentali per una popolazione che invecchia e che avrà inevitabilmente la necessità di interagire con altri strumenti e tecnologie che riguarderanno la vita delle persone e il loro benessere, come la telemedicina).

Sulla base di quanto fatto con le catastrofi naturali, una possibile risposta al rischio della longevità potrebbe essere la costruzione di una copertura universalistica sulla base di un partenariato pubblico – privato in cui:

  • lo Stato stabilisce le regole e concede un’agevolazione fiscale;
  • i datori di lavoro e i lavoratori versano i contributi;
  • le Compagnie erogano le rendite in denaro e/o i risarcimenti sotto la forma specifica di servizi di assistenza prestata da soggetti del terzo settore specializzati”.

In questo modo si delineerebbe un nuovo sistema di welfare, focalizzato maggiormente sulla prevenzione che non sulle conseguenze ex- post; un welfare attento alle tre dimensioni del benessere collettivo: universalità, efficienza e “qualità relazionale” dei servizi.

In tal senso uno spunto di riflessione potrebbe essere fatto guardando anche al modello tedesco, che ha reso obbligatoria la copertura Long Term Care per la maggior parte della popolazione (circa l’88%), tranne per alcune fasce di reddito molto più abbienti che possono andare su una copertura privata (il restante 12%).

Per affrontare il tema della longevità è comunque necessario definire prima di tutto dare una definizione univoca e condivisa di “non autosufficienza”, oggi presente in molteplici forme e sfaccettature nel settore pubblico, privato e anche a livello regionale, e causa principale di numerose criticità, soprattutto in termini di disomogeneità di accesso alle prestazioni, duplicazione o assenza di coperture, impossibilità di valutare il fabbisogno complessivo e di conseguenza costruire modelli previsionali affidabili. Una definizione nazionale che consenta di:

  • individuare esattamente gli aventi diritto alle prestazioni;
  • misurare il fabbisogno;
  • costruire le basi tecniche e gli scenari previsionali
  • prevede le prestazioni, in modo da ottenere una perfetta sinergia fra pubblico e privato.

La sfida è quindi quella di pianificare nel tempo una riforma strutturata che consenta di:

  • costruire un sistema unitario e integrato al fine di eliminare l’elevata frammentazione del settore: in questo senso la sopra richiamata necessità di una definizione univoca di non autosufficienza rappresenta una leva strategica fondamentale;
  • definire nuovi modelli di intervento in grado di superare quelli attuali non adeguati, come ad esempio i servizi domiciliari e residenziali, l’indennità di accompagnamento, le assistenti e i caregiver familiari;
  • ampliare l’offerta di servizi offerti, anche mediante il reperimento di nuove e importanti risorse.

In tal senso un primo tentativo è stato fatto mediante l’emanazione della Legge 33/2023, ma la strada da fare è ancora lunga e il tempo per tutti gli operatori del settore sempre minore.

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