The Urban Mobility Council, il Think Tank della mobilità, promosso dal Gruppo Unipol (che si avvale dell’Alto Patrocinio del Parlamento europeo, del Patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, di AGID – Agenzia per l’Italia Digitale, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Regione Lombardia e del Comune di Milano), ha presentato i risultati delle ricerche sviluppate dal Politecnico di Milano e dal MIT Senseable City Lab sulla mobilità urbana. È stato inoltre presentato il 1° Rapporto The Urban Mobility Council, realizzato con Isfort, Istituto Superiore di Formazione e di Ricerca per i Trasporti.
Nel corso del forum è stato presentato un modello di AI (“RoadSafeAI”) – sviluppato dal Politecnico di Milano, in collaborazione con UnipolTech – in in grado di stimare il rischio stradale urbano analizzando direttamente le immagini della retes tradale, integrate da dati telematici sulle frenate brusche registrate a bordo veicolo attraverso i dispositivi telematici (black box). L’algoritmo ha mostrato un’accuratezza superiore al 95% nel prevedere il rischio su zone escluse dalla fase di addestramento, grazie a un approccio di validazione spaziale.
Carlo Ratti, Direttore MIT Senseable City Lab e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council, ha presentato una ricerca del MIT Senseable City Lab, in collaborazione con UnipolTech, che ha l’obiettivo di analizzare la relazione, a parità di limite di velocità, fra disegno della sede stradale e velocità media osservata nella strada.
La ricerca ribalta la convinzione diffusa che la sola riduzione dei limiti di velocità possa rallentare il traffico urbano, dimostrando che è il design fisico delle strade a influenzare il comportamento dei conducenti, molto più della semplice segnaletica.
Il Senseable City Lab del MIT ha impiegato l’intelligenza artificiale per analizzare milioni di immagini e dati di mobilità veicolare raccolti da dispositivi UnipolTech. I risultati indicano che la configurazione delle strade incide in modo decisivo sul comportamento dei conducenti. Per questo motivo è necessario affiancare alle politiche normative interventi concreti di design urbano, per rendere davvero efficaci le zone a 30 km/h. Lo studio ha preso avvio a Milano, dove sono stati analizzati oltre 51 milioni di punti di telemetria veicolare raccolti dai dispositivi UnipolTech, combinati con immagini di Google Street View. La ricerca è stata poi estesa ad Amsterdam e Dubai per testare il modello in ambienti urbani eterogenei, tenendo conto delle differenze culturali, climatiche e infrastrutturali.
Dalla ricerca è emerso anche che i conducenti riducono la velocità di 2–3 km/h nelle zone a 30 km/h rispetto a strade simili con limite a 50 km/h – suggerendo che la segnaletica, da sola, ha un impatto limitato. Le strade strette e racchiuse, con alta densità edilizia, tendono a rallentare naturalmente il traffico, mentre le strade larghe, aperte e con lunghe linee visive favoriscono la guida più veloce.
Nel corso dell’evento è stato presentato il 1° Rapporto The Urban Mobility Council, realizzato con Isfort – Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti, che ha l’obiettivo di offrire annualmente al dibattito pubblico un qualificato strumento conoscitivo che descriva in modo esauriente le dinamiche e le innovazioni della mobilità dei cittadini, in particolare negli ambiti urbani.
Tra i dati rilevati emerge come la domanda di mobilità continua a calare rispetto ai livelli pre-pandemici (-3% rispetto al 2023, -8,5% rispetto al 2019), complice l’invecchiamento della popolazione. La mobilità urbana rappresenta circa il 70% degli spostamenti totali degli italiani, ma l’auto privata resta il mezzo di gran lunga più usato (oltre il 50% di utilizzo per gli spostamenti nelle aree urbane sono effettuati con l’auto).
Nonostante le difficoltà crescenti in merito alla circolazione e al parcheggio nei centri urbani, il trasporto pubblico copre meno dell’8% degli spostamenti, con significative disparità territoriali: al Nord si registra una sua maggiore diffusione, mentre nel Sud prevale un uso strutturale dell’auto.
Il parco circolante è tra i più estesi in Europa (oltre 41 milioni di veicoli, 70 ogni 100 abitanti), ma anche tra i più vecchi: un’auto su quattro ha più di 20 anni. L’elettrico resta marginale (0,7% del totale circolante).
Nel 2024, il settore dei trasporti ha generato oltre 125 miliardi di euro di valore aggiunto (di cui 98,5 mld nei servizi, 78% del totale, e 27,7 mld nell’industria – fabbricazione di mezzi di trasporto), ma i dati sulla sicurezza stradale restano preoccupanti: più di 3.000 vittime e oltre 224.000 feriti nel 2023, con il maggior numero di incidenti concentrati in ambito urbano (73,3%). L’Italia è in ritardo sugli obiettivi UE: ha più vittime per milione di abitanti rispetto alla media europea.
Il Rapporto sollecita un rafforzamento dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS), l’integrazione delle politiche ambientali con criteri di neutralità tecnologica e l’adozione di strumenti innovativi come la Green Box in grado di misurare le emissioni reali dei veicoli e orientare in chiave meritocratica l’accesso alle ZTL o ad altre agevolazioni.