Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
L’IA sta diventando un’arma per sferrare attacchi informatici mirati. Ed è per questo che le aziende stanno investendo nella stessa intelligenza artificiale non solo come vantaggio competitivo, ma anche per alzare i livelli di cybersicurezza. Entrambi i mercati sono in forte espansione, quello dell’IA passerà, infatti, da 909 milioni nel 2024 a 1,80 miliardi nel 2027, mentre quello della cybersecurity da 2 miliardi a 2,75 miliardi nello stesso periodo. Tutto ciò in un contesto in cui sono in notevole aumento gli attacchi informatici (+28% nel secondo semestre del 2024) e le imprese faticano a reperire sul mercato risorse umane in possesso di adeguate competenze in materia. A tracciare gli attuali scenari sono i rapporti curati da Anitec-Assinform, Palo Alto Networks, Tinexta Cyber, Mercer ed Experis.
Sempre più aziende hanno migliorato il proprio rating, facendo scendere così il rischio di credito al dato più basso da dicembre 2020. La probabilità di default (PD) ha toccato, infatti, il 5,3% a marzo 2025. Ma le imprese non finanziarie italiane non sono ancora fuori dal tunnel. Rapporti commerciali in bilico e domanda debole contribuiranno ad aumentare il rischio di credito percepito, soprattutto per le imprese che esportano negli Usa. E l’accelerazione data dai Fondi Pnrr potrebbe non essere sufficiente a evitare un peggioramento. A mettere nero su bianco queste previsioni è Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nel merito creditizio delle imprese e nella misurazione delle performance Esg.
La tendenza delle banche ad abbandonare i territori prosegue. Anzi, nel primo trimestre del 2025, è stato registrato un record negativo, con la chiusura di altri 95 sportelli e un calo dello 0,5%. Si tratta del dato peggiore rispetto alla serie relativa ai primi tre mesi degli anni passati. Quasi la metà dei Comuni (42,9%) è priva di una filiale di un istituto di credito. In crescita anche il numero delle imprese che hanno la propria sede in Comuni desertificati: 846 in più rispetto al trimestre precedente. A rilevarlo è l’aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl (Federazione italiana reti dei servizi del terziario, il sindacato dei lavoratori delle banche, delle assicurazioni, della finanza, della riscossione e delle authority). Negli ultimi tre mesi dello scorso anno c’è stata una accelerata del fenomeno: 432 sportelli chiusi (il numero più elevato dall’inizio delle rilevazioni nel 2022), 82 Comuni abbandonati, 282.688 imprese (18.834 in più rispetto al 2023) con sede in Comuni desertificati
Il datore di lavoro, che eroghi periodicamente in busta paga la quota mensile di trattamento di fine rapporto lavoro, rischia la riqualificazione delle somme come “integrazioni retributive” da parte dell’ispettorato del lavoro, la conseguente pretesa dell’Inps e dell’Inail del pagamento dei relativi contributi e premi assicurativi e la correzione delle tasse da parte del Fisco. L’ha stabilito l’ispettorato nazionale del lavoro (Inl) nella nota n. 616/2025, con il parere del ministero del lavoro (nota n. 2899/2025). Secondo l’Inl, la monetizzazione è impraticabile perché è vietato qualsiasi patto anticipato, tra aziende e lavoratori, finalizzato all’erogazione mensile del Tfr. L’anticipazione del Tfr, come qualsiasi accordo in materia, può avere a oggetto soltanto il Tfr maturato al momento della pattuizione
Nessuno sconto per il datore di lavoro: è quanto emerge dalla sentenza della Cassazione penale n. 15697 del 23 aprile scorso, che ha chiarito che la normativa, nell’estendere gli obblighi di garanzia a coloro i quali di fatto svolgono le mansioni tipiche delle figure in materia di sicurezza, non esclude però la corresponsabilità dei titolari formali della qualifica. La Corte ha anche precisato che laddove il datore di lavoro non fornisca una formazione adeguata in materia di salute e sicurezza con particolare riferimento al posto di lavoro e alle mansioni a cui è il dipendente è addetto, l’omessa formazione potrà essere considerata causa dell’infortunio verificatosi in conseguenza della mancata consapevolezza da parte del lavoratore dei rischi connessi alla lavorazione e del modo in cui ovviare a tali rischi
Cosa succede se un deepfake, ovvero un contenuto audio, video o immagine, viene creato utilizzando tecnologie avanzate di intelligenza artificiale e apprendimento automatico per manipolare o generare contenuti realistici ma falsi, e va a colpire uno studio legale o gli avvocati che vi operano? Come viene vissuto oggi il rischio da parte delle law firm e, soprattutto, cosa fanno queste per prevenirlo o gestirlo?
Quasi 13 milioni di risparmi per i consumatori, oltre a benefici non direttamente quantificabili derivanti da una generalizzata maggiore attenta considerazione dei diritti delle persone che comparano beni e servizi. È questo il bilancio dell’attività svolta dall’Agcm, Autorità garante della concorrenza e del mercato, che nel 2024 ha concluso 56 procedimenti ai sensi del decreto legislativo 206/2005 (Codice del consumo), in materia di pratiche commerciali scorrette, diritti dei consumatori, clausole vessatorie e inottemperanze. In altri 68 casi l’Agcm, applicando il potere di “moral suasion”, ha ottenuto da parte dei professionisti la rimozione dei profili di illiceità contestati, in tal modo potendo procedere alla loro archiviazione senza svolgere ulteriori accertamenti istruttori. I numeri sono esposti dalla Relazione annuale sui procedimenti avviati e definiti nel 2024, nel quale l’Agcm è intervenuta d’ufficio nel 34% dei casi. Pertanto, le segnalazioni da parte dei consumatori, i quali possono fruire del modello predisposto dalla stessa Agcm, rappresentano la modalità prioritaria per l’attivazione dei procedimenti
Il sistema bancario sta cambiando pelle: non più sportelli fisici (una filiale su cinque potrebbe chiudere in Italia entro il 2029) e sempre più utenti che accedono ai servizi tramite app (+60%). Malgrado questa metamorfosi, nel 2024, solo il 55% degli italiani ha utilizzato l’internet banking, contro tassi ben più elevati in Francia, Spagna, o nei Paesi nordici. Il divario stimato si attesta tra i 6 e gli 8 anni rispetto ai principali vicini europei. La previsione è contenuta nel Digital Banking Maturity Report 2025 di Deloitte, basato sull’analisi di un campione di quasi 350 banche attive in 44 Paesi, di cui 22 in Italia, che evidenzia una trasformazione profonda in corso. Il sistema si confronta oggi con un’accelerazione della digitalizzazione, una progressiva disintermediazione dei servizi, una pressione crescente da parte delle neobank, le banche native digitali, e, soprattutto, con comportamenti dei clienti sempre più digital-first. Il 2025 segna, per il settore, un punto di svolta: chi non sarà in grado di adattarsi rischia l’irrilevanza.
Nella partita del consolidamento finanziario giocano anche le fondazioni bancarie e le Casse di previdenza, chiamate a erogare le pensioni di alcune categorie di professionisti. Il loro è un ruolo un po’ più defilato rispetto a quello degli azionisti che giocano in attacco, tipo il gruppo Caltagirone o la Delfin della famiglia Del Vecchio, più simile a quello di un trequartista dai piedi buoni, ma la loro missione è comunque centrale. E si affianca inevitabilmente alla politica, che da sempre domanda a questi enti di fare la propria parte investendo nell’economia italiana. «In questo primo semestre – afferma Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’Associazione degli enti previdenziali privati – nove Casse su 18 stanno rinnovando i vertici. Completate le operazioni, a luglio, ci si dovrà concentrare sulla strategia di difesa dell’economia, per supportare il lavoro anche con gli investimenti, considerando che le difficoltà non mancano, dalla geopolitica alla demografia. Occorrerà favorire lavoro, istruzione e formazione, che sono la nostra linfa vitale. In 30 anni le Casse non sono fallite e hanno costruito patrimoni crescenti anche per qualità degli investimenti».
Doveva essere un modo per creare uno strumento pensionistico finalmente europeo. E per rendere più facili i trasferimenti dei lavoratori da un luogo all’altro della Ue conservando la propria pensione di scorta. Ma i Pepp, in verità, che potevano partire già dal 2019 (in Italia dal 2022), non sono mai decollati veramente. Un flop. Ora i “Piani pensionistici pan europei” sono una dozzina e sono venduti soltanto in pochi Stati dell’Unione (ex Paesi dell’Est, e da poco anche Cipro). In Italia nessuno – né società di gestione del risparmio, né banche né assicurazioni – ha trovato interessante metterli in vendita, pur essendo legalmente e praticamente possibile. In altri Paesi della Ue stanno ancora peggio, perché non hanno neppure approvato le norme nazionali di raccordo, previste dallo stesso Regolamento Ue 2019/1238, mentre in Italia sì. Ora, però, la Commissione Ue sta studiando le modifiche. L’intenzione è rimuovere gli ostacoli che finora hanno bloccato questo prodotto, tra l’altro considerato necessario per raggiungere gli obiettivi della direttiva “European Savings and InvestmentUnion” in relazione all’allocazione del risparmio europeo a lungo termine nel sistema produttivo continentale.
Donne e giovani hanno bisogno di pensare alla loro pensione, subito. Stando al Rendiconto di genere del Civ dell’Inps, sebbene le donne siano di più tra i beneficiari di pensioni (7,9 milioni contro i 7,3 milioni di pensionati), alle dipendenti del settore privato vanno assegni medi di anzianità/anticipati inferiori a quelli degli uomini del 25,5 per cento. Se guardiamo alle pensioni di vecchiaia, la forbice si allarga sopra il 44 per cento. Un tema che chiama una risposta politica e che sarà sul palco del talk A&F Live “Previdenza, tra pubblico e privato”, lunedì 19 maggio dalle 9.45 al Palazzo dei Giureconsulti di Milano. Tra i relatori, il sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon, e il presidente dell’Inps, Gabriele Fava. A loro il compito di illustrare come bilanciare il difficile equilibrio tra sostenibilità del sistema pensionistico italiano e adeguatezza delle prestazioni. Compito reso ancor più arduo dall’evoluzione della struttura demografica del Paese, che verrà illustrata da Linda Laura Sabbadini in dialogo con Maurizio Molinari.
Una partenza di 2025 che lascia ben sperare, ma anche la consapevolezza che i prossimi non saranno mesi facili, per cui è importante uno sforzo condiviso per consentire al Paese di proseguire nel suo percorso di crescita. Con le banche che possono rivestire un ruolo cruciale nel sostenere la fiducia delle famiglie, dei risparmiatori e delle imprese. Il primo trimestre dell’anno è andato in archivio meglio delle previsioni per l’economia italiana, con il Prodotto interno lordo in crescita dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% su base annua. Non si tratta di numeri entusiasmanti in assoluto, ma che rivestono un peso specifico sesi considera il contesto nel quale sono maturati. La crescita è stata merito dalla domanda interna, in particolare dai consumi delle famiglie e dagli investimenti. Secondo l’analisi di Istat e Prometeia, le esportazioni nette hanno avuto invece un contributo negativo, penalizzate dal rallentamento dell’economia globale e dalle prime ricadute delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Il settore dei servizi ha registrato una sostanziale stabilità, mentre industria e agricoltura hanno mostrato segnali di vitalità. Le imprese, pur alle prese con costi energetici ancora elevati e margini sotto pressione, stanno tornando a investire, anche grazie alle opportunità offerte dal Pnrr e alla proroga di alcuni incentivi fiscali.
La Spectre, i servizi segreti, l’intrigo internazionale e da ultimo anche la maledizione con la morte del sub olandese fra le lamiere del relitto. Sul naufragio del Bayesian si disegnano trame di ogni genere. Non può che essere così, visto il calibro delle vittime e in particolare del magnate britannico Mike Lynch, uno dei più influenti imprenditori mondiali dell’high tech, unito al mistero di questo suo veliero ipertecnologico inaffondabile che affonda. Ma la verità potrebbe essere molto più banale. Lo conferma l’ultima ipotesi che sta emergendo sulle cause dell’affondamento: il super yacht potrebbe aver avuto un guasto prima di arrivare nella rada di Porticello dove lo scorso 19 agosto è colato a picco con sette persone. Il guasto avrebbe avuto come conseguenza quella di far entrare dell’acqua in uno dei compartimenti del veliero, forse quello dove c’è anche la sala macchine o quello adiacente di poppa. Secondo questa ricostruzione, alla quale manca però il tassello decisivo del tipo di problema, la tempesta di quella notte sarebbe stata dunque solo una concausa dell’affondamento.
L’avvio della stagione delle Offerte di pubblico scambio (Ops) coincide con il mese nel quale gli intermediari finanziari sono tenuti a pubblicare, per legge, il Rendiconto Costi ed Oneri per ogni tipologia di investimento. In percentuale e in valore assoluto. E qui comincia ad esserci un primo passaggio impervio. È appena stato diffuso uno studio di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria digitale (quindi con il suo piccolo conflitto d’interesse), particolarmente significativo. Dice che, a sette anni dall’entrata in vigore della Mifid 2, la direttiva europea in materia che risale al 2018, il 60% degli investitori fatica a reperire il Rendiconto o dichiara di non averlo mai ricevuto. Il 74% non ne ha mai discusso con il proprio consulente. Chi lo conosce tende a favorire (al 72,5%) la scelta degli Etf, ovvero di strumenti passivi, a basso costo, che di fatto riducono il ruolo dei gestori più propensi ovviamente a operare sul versante attivo, dove lo spazio per i loro ricavi è decisamente maggiore. La Consob, la Commissione per le società e la Borsa, è intervenuta sul tema con due importanti documenti.
Intesa Sanpaolo ha chiuso il bilancio dei primi tre mesi dell’anno con un utile netto di 2,615 miliardi di euro: il miglior trimestre della sua storia. Banco Bpm ha registrato 511 milioni di utile netto, miglior risultato trimestrale di sempre. Bper è arrivata a 443 milioni di utile netto, miglior risultato trimestrale della sua storia. Il Monte dei Paschi ha toccato 413 milioni di utile netto, in crescita di oltre il 24 per cento rispetto a un anno fa. Banca Generali (110 milioni) e Banca Ifis (47) superano le stime degli analisti.
Ritorno all’utile per il comparto Danni, crescita migliore della media di mercato nel Vita e focus sulla bancassurance sfruttando le opportunità della tecnologia. Assimoco guarda al futuro con ottimismo tanto che da poco si è dotata di una academy interna per coltivare gli assicuratori del domani, quelli che dovranno imparare a usare l’intelligenza artificiale e a convivere con i diktat ambientali. «Guardiamo con attenzione al tema delle risorse, ma anche al rinnovo del catalogo prodotti e al mantenimento della sua dinamica, oltre che al servizio in sé, abbiamo un’unità di service management per i partner che afferiscono dal mondo bancario e che si dedica al presidio dei servizi dall’It alla gestione dei sinistri», spiega Mirella Maffei, vicedirettrice di Assimoco e direttrice generale di Bcc assicurazioni.
Formare e informare i lavoratori, soprattutto giovani, per favorire le adesioni alla previdenza complementare. L’obiettivo è triplice: colmare il gap tra la pensione e l’ultimo stipendio (nel 2040 il tasso netto di sostituzione della pensione pubblica scenderà al 69,1%), alleggerire il peso del welfare sui conti pubblici (oltre il 50% della spesa pubblica è destinata alle prestazioni sociali) e favorire gli investimenti nell’economia reale. Con questa missione, su iniziativa di Talents in Motion e Arca Fondi Sgr, un anno fa è nato «Previverso»: un progetto che ha messo insieme più di 250 responsabili delle risorse umane che, attraverso tavoli di confronto, hanno lavorato sia sulle azioni concrete da attuare per aumentare la consapevolezza previdenziale, sia sulle proposte di legge da portare in Parlamento.
Si può vivere contando su un reddito extra certo ogni mese? Diciamo, per esempio, mille euro. In linea di principio la risposta è sì: basta mettere a «lavorare» i nostri risparmi al nostro posto. La realizzabilità di questo sogno dipende però dall’ammontare della rendita che desideriamo, dalla durata di queste risorse e da vari fattori che siamo andati a considerare in queste simulazioni. Complessivamente abbiamo considerato cinque strategie. La prima strategia è la creazione di una rendita vitalizia, che ci potrà seguire ogni giorno della nostra vita, attraverso un fondo pensione. La seconda e la terza strategia per avere 1.000 euro al mese sono invece di «decumulo finanziario»: si investono ogni mese delle risorse che dai 65 anni in poi potranno progressivamente essere spese, erodendo il capitale accumulato. La quarta e la quinta strategia sono invece rivolte a chi dispone di una somma ingente da investire
Le attuali regole sulla consulenza finanziaria non tutelano adeguatamente gli interessi dei risparmiatori: è la convinzione della Commissione europea, che non intende mollare la presa sulla Retail Investment Strategy (Ris), l’iniziativa lanciata nel maggio 2023 per ridisegnare il settore e garantire un miglior rapporto qualità-costi e maggiore trasparenza sui prodotti d’investimento. L’intricato iter normativo iniziato due anni fa ora si trova a un passaggio cruciale: in base a quanto risulta a L’Economia, la nuova proposta che la Commissione sarebbe pronta a mettere sul tavolo per proseguire i negoziati con Consiglio Ue e Parlamento — promotori di proposte alternative, molto distanti tra loro — parte da quattro condizioni imprescindibili: un approccio basato sul rapporto qualità prezzo, che parta da un’analisi comparativa su costi e rendimenti tra gruppi di prodotti simili o equivalenti, commercializzati anche in altri Paesi europei. Una semplificazione dei requisiti per essere considerati clienti professionali. L’introduzione di un test per valutare se i prodotti consigliati siano i più adatti al risparmiatore. Infine, una standardizzazione delle informazioni fornite agli investitori su costi e performance. La Commissione è pronta a ritirare la proposta se l’esito dei negoziati tra le tre dovesse tradire lo spirito e gli obiettivi originari. A breve si capirà quindi se la Ris è destinata ad arenarsi o al contrario arriverà entro fine anno.
È sempre più richiesta dalle aziende, ma difficile da trovare, la figura del consulente Third Party Risk Management. Di fatto un professionista con background accademico in ambito giuridico, con qualche anno di esperienza in ruoli operativi, al passo con le più recenti normative, in grado di identificare, valutare e gestire i rischi legati alla rete di fornitori e partner commerciali. Quello del consulente sul rischio di terze parti è tra i profili più ricercati nel primo trimestre del 2025, secondo l’analisi di Grafton, la società di Gi Group holding specializzata nel Recruitment professionale. A far aumentare le richieste, soprattutto nelle società di consulenza, è l’arrivo delle direttive Ue Nis2 (Network and information security directive) e Dora (Digital operational resilience Act), che chiedono alle imprese di garantire standard elevati anche lungo tutta la catena di fornitura, coinvolgendo partner e fornitori nei processi di audit e controllo in tema di sicurezza informatica e resilienza digitale.