Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Una crescita annua dei ricavi del 3% a 13,5 miliardi, del 4% del risultato operativo a 3,2 miliardi, e del 7% del dividendo, per almeno 6,5 miliardi di cedole nei prossimi 5 anni. Sono gli obiettivi del nuovo piano strategico 2024-2028 «The connecting platform» reso noto ieri da Poste Italiane intenzionata a dare vita a un nuovo modello di servizio commerciale e a puntare sulla trasformazione logistica del gruppo per accelerare sul business dei pacchi (+7%). Un piano che prevede un utilizzo ampio dell’intelligenza artificiale che potrà consentire di offrire prodotti su misura ai clienti (anche tramite la super app che incorporerà il nuovo wallet per pagamenti) ma pure di consegnare un bene acquistato online in appena 4 ore. «Un piano solido e credibile e i risultati a oggi confermano che stiamo andando nella giusta direzione», ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo Matteo Del Fante, segnalando che anche i primi mesi del 2024 stanno andando meglio delle attese e aggiungendo che il motto deve essere «non fare mai promesse che non possiamo mantenere».
Un obiettivo è stato raggiunto dai critici della vendita, da parte del Tesoro, del 49% di PagoPa a Poste Italiane perché il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo il parere dell’Antitrust, ha dichiarato che è necessario (e vi si provvederà) risistemare la norma del decreto che prevede l’alienazione della piattaforma al Poligrafico-Zecca del 51% e a Poste, come si è detto, del 49%. Come avevamo scritto diversi giorni fa e come è stato riportato ieri su queste colonne, l’operazione presenta profili di confliggenza con le norme sulla concorrenza. Occorre, sulla base di precisi e oggettivi requisiti e criteri, mirati innanzitutto a confermare la neutralità della piattaforma prevenendo conflitti di interesse, organizzare una gara pubblica che consenta di massimizzare l’introito per lo Stato, ma nel rispetto dei criteri e dei vincoli accennati. Trattandosi di sistema dei pagamenti, sarebbe importante conoscere la posizione pure della Banca d’Italia che detiene la supervisione sul sistema in questione e, da un altro lato, la Vigilanza bancaria, benché in larga parte trasferita alla Bce, con compiti nazionali di prima battuta. In ogni caso, dal punto di vista teorico, il suddetto aggiustamento può variare da un massimo che preveda criteri e condizioni che di fatto escludano Poste dalla competizione a un minimo che introduca norme per regolare la gestione della piattaforma.
Il ministero dell’Economia sta lavorando a strumenti alternativi per convogliare il risparmio verso l’economia reale. Lo ha annunciato ieri il sottosegretario al ministero dell’Economia Federico Freni in un’intervista a Class Cnbc a margine della seconda giornata di Consulentia 2024. Il tasso di risparmio convogliato sull’economia reale è infatti «ancora troppo basso in Italia, fermo al 4%; per un Paese che immagina una crescita sostenibile e soprattutto è troppo basso rispetto al tasso medio del risparmio privato, che è più alto», ha detto Freni. «È quindi preoccupante». Anche perché l’Italia potrà crescere «realmente solo quando una buona fetta del risparmio privato potrà andare verso l’economia reale». Ma «contiamo di risolvere questo problema nel medio e lungo termine» lavorando in primis sui fattori che hanno finora pesato sulle scelte dei risparmiatori.

«In un futuro ormai prossimo i brand non saranno più scelti soltanto sulla base dei prodotti che offriranno, ma sulla base della cultura che produrranno per essere vissuta dalle persone». Questo servirà a rafforzare il legame fra consumatori e marchi, a fronte di una concorrenza sempre più forte. È un processo, secondo Alessandro Donetti, docente alla Graduate school of management del Polimi e advisor di brand globali, innescato dal digitale, che la progressiva diffusione degli ambienti virtuali non farà che accelerare. Donetti è stato uno degli ospiti della seconda giornata dell’ottavo Milano Marketing Festival organizzato da Class Editori che si svolge fino a domani e a cui si può partecipare online su italiaoggi.it, Class Cnbc (Sky 507), milanofinanza.it, e salonedellostudente.it. Uno dei settori che finora ha più mantenuto il proprio assetto fisico è stato quello assicurativo, ciò non toglie che la spinta verso il digitale ovviamente sia forte. «Nel settore assicurativo c’è un forte legame tra i clienti e gli agenti di assicurazione. Un legame storico che affonda le sue radici nei decenni. Tant’è che la quota di vendite on-line delle compagnie assicurative cresce a tassi molto bassi: intorno all’8-10%. Il cliente ha ancora bisogno di confrontarsi col proprio agente che costruisce un rapporto personale», ha detto Alberto Federici, direttore marketing di UnipolSai Assicurazioni. «Ciò non toglie che anche noi abbiamo fatto passi avanti nel digitalizzare tanti dei nostri processi e il Covid ha dato un’accelerata clamorosa. Seguiamo il modello omnicanale dando la possibilità al cliente di entrare in contatto con la compagnia assicurativa nei modi e nei tempi che desidera e questo sarà ancora più sviluppato».
Stretta anti-dossieraggi contro gli accessi abusivi ai sistemi telematici e mano pesante contro le truffe online. Arriva il delitto di estorsione ransonware, il ricatto degli hacker che bloccano i dati e pretendono il riscatto per liberarli. Si allungano i tempi delle indagini, affidate alla Procura distrettuale. È il giro di vite contro i reati informatici contenuto nel ddl Cybersicurezza, che si trova alla Camera in fase di discussione generale nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia: ieri il Governo ha rinunciato a chiedere il voto dell’aula sull’iter per dimezzare i tempi dell’esame, dopo che nella conferenza dei capigruppo la richiesta non ha aveva ottenuto i due terzi necessari per l’urgenza.
Amministratori di condominio sempre più «in ambasce» fra le mura domestiche: oltre 7 su 10, infatti, hanno dovuto fronteggiare un episodio di violenza (fisica, o verbale). La stessa percentuale di professionisti, però, indica una (apparentemente banale) soluzione per scongiurare danni a persone e cose: la chiusura obbligatoria del portone dello stabile. È quel che fa sapere l’associazione Anammi, che ha condotto un’indagine fra gli associati, desumendo che è in ascesa il senso di insicurezza degli abitanti delle case che la categoria gestisce, sebbene ciò dipenda molto dal quartiere in cui si vive, nonché dal tipo di edificio. I reati principali consumati nei palazzi, si legge nello studio, sono per il 50% furti, in quasi il 26% dei casi, a seguire, si collocano i danneggiamenti di vario genere alle strutture, poi le scritte sui muri (21,78%); al di sotto del 4% ci sono le aggressioni (3,56%), una percentuale scarsa, viene indicato, «ma non per questo meno preoccupante».
Quando si parla di professionista, e nel nostro caso, di tributarista, non si può prescindere dal sottolineare l’importanza fondamentale che riveste la stipula di un’assicurazione di responsabilità civile contro i danni economici che potrebbero essere causati al cliente, nello svolgimento dell’attività professionale stessa. Le polizze Rc professionali però non sono tutte uguali. Per questo, prima di sottoscriverne una, generalizzata e collettiva, è importante considerare che una polizza deve essere, in primo luogo, modulata in base all’attività specifica, per coprire in modo efficace le responsabilità da essa derivanti. La polizza proposta ai propri associati dall’Associazione Lait e dalla Federazione Lait Cert è il frutto di un’accurata analisi condotta in stretta collaborazione con la società Cattolica Assicurazione, del Gruppo Assicurazioni Generali Spa. Si tratta di una polizza redatta a tavolino con la Compagnia assicurativa e predisposta seguendo i dettami della norma Uni 11511, e per questo esclusiva e appositamente sviluppata per rispondere concretamente alle esigenze dei professionisti che operano nel settore della consulenza tributaria, fiscale e aziendale ai sensi della legge 4/2013. Si potrebbe definire un’assicurazione Rc professionale “tailor made”, costruita tendendo conto delle attività tipiche dei tributaristi.

Voucher, buoni benzina, rimborsi per le spese mediche, sostegni per i neo genitori. Il welfare aziendale pesa sempre di più nella scelta del datore di lavoro con i dipendenti alla ricerca di una migliore qualità della vita. Secondo l’Osservatorio Welfare di Edenred, società specializzata in servizi di welfare, il 75% dei dipendenti è orientato verso offerte che prevedono piani strutturati e quasi il 50% dei giovani sceglie il posto di lavoro in base ai benefit previsti. Dice Fabrizio Ruggiero, amministratore delegato di Edenred Italia: «L’apprezzamento per i servizi di welfare appare chiaro analizzando le scelte di consumo in piattaforma, dove il 60% dei giovani under 30 utilizza i fringe benefit rispondendo a bisogni primari come la spesa, il carburante, fino all’acquisto di materiali didattici per la scuola». I fringe benefit rappresentano così uno strumento «che permette alle aziende di sostenere il reddito delle persone e mantenerle ingaggiate».
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