Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


«Le numerose modifiche normative intervenute sul Superbonus, nonché i provvedimenti e le interpretazioni dell’Agenzia delle entrate e del ministero delle Finanze, hanno fortemente ridotto la circolazione dei crediti fiscali e l’interesse degli intermediari finanziari. Da ultimo il decreto del 16 febbraio ha di fatto provocato l’azzeramento del Superbonus. La vera questione è che interventi normativi di questo tipo evidenziano una cultura antindustriale, cioè generano sfiducia e riducono la propensione all’investimento a medio e lungo termine degli operatori». Ezio Iervelli, è amministratore delegato dell’azienda di famiglia (Iervelli Costruzioni) e presidente di Ance Teramo, associazione dei costruttori che associa 809 imprese con 4.650 dipendenti e un fatturato di 1,3 miliardi (162 milioni sono incagliati per i blocchi del Superbonus).
Soft spam, senza consenso, ma solo per le e-mail. La normativa Ue sul marketing elettronico, risalente al lontano 2002, ammette l’invio di proposte commerciali, senza consenso, a chi è già cliente, limitatamente a prodotti analoghi, ma solo se si usa la posta elettronica. Per tutti gli altri mezzi di comunicazione elettronica, ci vuole il consenso preventivo. La regola, introdotta oltre venti anni fa, continua ad essere vigente così come è stata varata. Tanto che il Garante della privacy (provvedimento n. 9 dell’11/1/2023) ha ammonito una società che gestisce una piattaforma di annunci on line: la sanzione pecuniaria non è scattata solo perché in concreto la società ha fatto e-mail e non altro. Resta, però, un andamento normativo a zig zag: si pensi, ad esempio, che per il marketing telefonico non ci vuole il consenso, applicandosi il registro delle opposizioni (ispirato all’opt out). Nel medesimo provvedimento c’è, poi, la conferma della necessità, in caso di cessione di liste telefoniche, di rendere noti agli interessati (possessori delle numerazioni) le denominazioni (non la categoria) dei destinatari.
Aggiornare registri dei trattamenti, informative e nomine degli autorizzati e stabilire cautele nella conservazione e nella consultazione delle pratiche: sono alcuni degli adempimenti, previsti dal regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr), connessi alla gestione delle istanze di riconoscimento della difesa da parte dell’Avvocatura dello stato ai dipendenti scolastici, vittime di episodi di violenza, riconosciuta, per la prima volta dalla sua previsione nel 1933, su input del ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara. Gli aspetti afferenti la tutela dati sono ancora da chiarire, così come si deve precisare chi è il titolare dei trattamenti e qual è la base giuridica degli stessi. Di tutti questi profili, in effetti, non vi è cenno esplicito nella nota del 17/2/2023 del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione dll’Istruzione (si veda ItaliaOggi del 21/2/2023), la quale, se da un lato ha fornito alcuni dettagli sulla procedura per chiedere il patrocinio dell’Avvocatura, dall’altro si occupa solo marginalmente degli aspetti di privacy. Nelle more dei necessari chiarimenti, le scuole devono adottare tutte le precauzioni perché non ci siano fughe di notizie e possibilità di conoscenza degli atti da parte di non autorizzati, anche tra il personale scolastico.
Dopo l’infortunio al lavoratore la società è condannata per la responsabilità amministrativa degli enti ex dgs 231/01 anche se le persone fisiche sono state assolte dall’imputazione di lesioni personali colpose e l’autore del reato non risulta identificato. È escluso, infatti, che la srl possa ottenere la revisione ex art. 630 e 633 Cpp per la condanna che aveva patteggiato: il contrasto fra giudicati si configura soltanto se risultano inconciliabili i fatti storici posti a fondamento delle due sentenze; nel nostro caso, invece, i due imputati ex art. 590 Cp sono assolti perché non rivestono una posizione di garanzia, ma risultano accertate le lesioni che derivano dalla violazione delle norme antinfortunistiche. Così la Cassazione con sentenza 10143/23 (IV sez. pen.).
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L’anno scorso oltre 4 milioni di italiani – il 7% della popolazione – ha rinunciato a cure di cui aveva bisogno. Un dato sicuramente migliore rispetto al 2020 e al 2021 quando il Covid di fatto ha frenato le cure (la rinuncia allora aveva riguardato il 9,6% e l’11,1% della popolazione), ma siamo ancora distanti dal 6,3% della fase pre Covid quando oltre 3,5 milioni di italiani avevano rinunciato a bussare a ospedali e ambulatori per le prestazioni sanitarie. Con una aggravante: per la prima volta la prima ragione a frenare gli italiani più dei motivi economici sono le liste d’attesa su cui Governo e Regioni nel recente passato (e anche oggi) hanno promesso il massimo impegno. «Nel confronto tra il 2022 e gli anni pregressi della pandemia, emerge un’inequivocabile barriera all’accesso costituita dalle lunghe liste di attesa, che nel 2022 diventa il motivo più frequente (il 4,2% della popolazione), a fronte di una riduzione della quota di chi rinuncia per motivi economici (era 4,9% nel 2019 e scende al 3,2% nel 2022)», avverte l’Istat in una audizione dei giorni scorsi al Senato tenuta da Cristina Freguja, Direttrice della Direzione centrale per le statistiche sociali e il welfare, durante la quale sono stati illustrati i dati aggiornati dell’indagine «Aspetti della vita quotidiana»dove la stima della rinuncia a prestazioni sanitarie fa riferimento al totale della popolazione che ha bisogno di visite specialistiche (escluse le dentistiche) o esami diagnostici e ha dichiarato di averci rinunciato per problemi economici o per difficoltà di accesso al servizi.
La sicurezza informatica ha un vero solo obiettivo: fermare gli attacchi a persone e aziende prima che i pirati informatici ottengano quello che vogliono. Ma cosa vuole esattamente chi sferra un attacco informatico? Il rapporto Clusit 2023 sulla sicurezza Ict in Italia, appena rilasciato, dipinge un quadro chiaro di cosa sta succedendo nel nostro Paese. Il primo dato che salta all’occhio è quello del numero di attacchi. Nel 2022, il Clusit ha rilevato 188 attacchi diretti ad aziende ed enti italiani di alto profilo con un incremento del 168% rispetto al dato, già alto e allarmante, del 2021. Una crescita dovuta, in larga parte, a un rafforzamento dell’attività dei criminali che mirano a estorcere denaro alle aziende che attaccano, ma anche agli avvenimenti legati all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Andando a guardare lo spaccato della tipologia di attacchi, infatti, si vede che gli attacchi con motivazioni economiche sono stati il 93% di quelli rilevati, mentre i cyber attivisti che hanno raggiunto il proprio scopo hanno rappresentato il 7%. Considerato che nel 2021 nessuna operazione di cyberattivismo aveva colpito aziende o enti di alto livello, l’incremento è particolarmente significativo e facilmente collegabile all’attuale situazione geopolitica. In Italia, quindi, le aziende moderne pagano lo scotto dell’evoluzione tecnologica, subendo un incremento del numero degli attacchi e delle conseguenze legate alle violazioni andate a buon fine.
Assicurazioni Generali ha concluso la manovra di buyback al servizio del piano di incentivazione a lungo termine del gruppo denominato “Piano LTI 2022-2024” nonché dei piani di incentivazione e remunerazione di gruppo. Lo ha fatto acquistando un’ultima tranche di azioni tra il 6 e il 10 marzo per circa 13,28 milioni di euro. Complessivamente, a seguito della delibera dell’assemblea degli azionisti del 29 aprile 2022, sono state acquistate 10,5 milioni di azioni proprie a un prezzo medio ponderato di 18,16 euro per titolo, dunque per un esborso complessivo di 190 milioni.
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