Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Un valore generato in sei anni di 380 milioni, più di 1 miliardo di euro di impatto sul pil nel periodo di investimento 2022-2026 e di operatività degli uffici postali fino al 2031, 18.600 posti di lavoro creati e 32 milioni generati dalla riduzione di emissioni inquinanti. Sono gli obiettivi a cui punta progetto Polis di Poste Italiane presentanto ieri dal gruppo guidato da Matteo Del Fante davanti alle più alte cariche dello Stato. L’intenzione è trasformare 7 mila dei 13 mila uffici postali del gruppo, per offrire ai cittadini i servizi della pubblica amministrazione (dal passaporto al casellario giudiziario, dal duplicato della patente all’Isee) nei piccoli comuni con meno di 15 mila abitanti.

Il panorama delle aziende e startup che operano nel settore fintech è in continua crescita. In Italia, dal 2016 a oggi, i finanziamenti raccolti hanno registrato una crescita media annua composta di oltre il 60% e nel 2022 hanno raggiunto 1,04 miliardi di euro rispetto ai 900 milioni del 2021 e ai 247 mln dell’anno precedente. Tuttavia la raccolta fondi è molto polarizzata, con il 94% dei finanziamenti ottenuti dalle fintech con raccolta superiore a 100 milioni e con fatturato annuale superiore a 5 milioni. È quanto emerge dalla seconda edizione del report Fintech Waves, realizzato da EY in collaborazione con il Fintech District.
ha acquistato sul mercato 2,317 milioni di azioni proprie al prezzo medio ponderato di 17,84 euro, per un controvalore di 41,339 milioni. Ora la compagnia detiene il 2,65% del capitale.


- La crisi dei mercati affossa i rendimenti dei fondi pensione
I fondi pensione crescono in dimensioni, ma dimagriscono in performance. Entrambi i risultati sono frutto dei tempi: da un lato infatti la previdenza complementare va avanti quasi con il pilota automatico (i contratti collettivi di lavoro prevedono l’iscrizione automatica deinuovi assunti), dall’altra la forte crisi dei mercati finanziari nel 2022 ha falcidiato anche i rendimenti dei fondi pensione, con perdite nell’ordine del 10%. Alle fine del 2022 le posizioni in essere erano 10,3 milioni, 564mila unità in più rispetto all’anno prima (+5,8%) e complessivamente gli iscritti sono 9,2 milioni (alcuni hanno più di una posizione), anche in questo caso in crescita rispetto al 2022. La categoria che è cresciuta maggiormente èquella dei fondi pensione negoziali (quelli scelti dai lavoratori dipendenti), che ha visto un aumento delle posizioni del 10,1%, mentre i “nuovi” Pip (piani pensionistici individuali) che in genere hanno la forma diunit linked , sono aumentati del 2,3%; i fondi pensione aperti (il serbatoio di autonomi e professionisti) sono invece saliti del 6,1%.

- Fondi, risveglio in ritardo: il 2022 rimane un anno nero
La tardiva riscossa dell’ultimo trimestre non poteva certo cancellare uno degli anni più bui che si potessero ricordare da lungo tempo per gli investimenti. Il 2022 si è infatti chiuso con una perdita media del 14% per gli strumenti collocati dalle principali 30 società di gestione del risparmio in Europa. Lo confermano i dati del rapporto trimestrale del centro studi di Tosetti Value, uno dei principali Multi-Family office in Europa, che passa in rassegna i rendimenti e i costi di tutti i prodotti Ucits distribuiti in almeno un Paese europeo, classificati long-term fund , attivi e passivi (con esclusione degli Etf), gestiti dalle prime 250 società per attivi.
- Da Generali Real Estate, secondo fondo di debito: focus sull’immobiliare
Arriva da Generali Real Estate Sgr un secondo fondo di debito dedicato al mondo del commercial real estate (CRE) destinato solo all’universo degli investitori istituzionali. È un fondo di debito senior riservato solo a investitori professionali, la cui strategia d’investimento è diversificata su classi di attivi, profili di rischio e aree geografiche differenti. Anche in questo caso una parte dei flussi arrivano infatti dalle società del Gruppo Generali e un’altra è aperta a clienti terzi. Il fondo (GREDIF II) è classificato come articolo 8 secondo la normativa SFDR grazie alla rigorosa valutazione Esg integrata nel processo di investimento. Il processo di investimento prevede, infatti come elemento vincolante, la valutazione del finanziamento rispetto ad una specifica scorecard Esg proprietaria, che analizza sia lo sponsor del progetto sia l’asset sottostante. L’investimento poi può essere approvato solo se viene raggiunto una punteggio minimo
- Howden, nel 2022 ricavi in rialzo del 19%
Il gruppo assicurativo britannico Howden punta a nuove acquisizioni in Italia e conta di raddoppiare, nei prossimi cinque anni, i ricavi nel nostro paese che nell’anno fiscale 2022, chiuso lo scorso settembre, sono ammontati a 105 milioni di euro. Un 60% dell’aumento avverrà per crescita organica e il resto per linee esterne tramite acquisizioni. Un pezzo importante della crescita del gruppo a livello consolidato, dove l’anno fiscale 2022 si è chiuso un aumento del 19% dei ricavi a 1.841 milioni di sterline.
- Per Johnson & Johnson niente sconti sul talco
Il piano di Johnson & Johnson di utilizzare la strategia della bancarotta per eludere i pagamenti di circa 38.000 cause legali contro il talco per bambini, ritenuto cancerogeno, è stato bloccato dalla terza Corte d’appello federale degli Stati Uniti. A rivelare la decisione è stato ieri pomeriggio il Wall Street Journal. La multinazionale, come altre aziende, aveva tentato di dirottare il caso delle lesioni di massa, imputate al suo talco, al tribunale fallimentare, in modo da creare una nuova filiale con minime operazioni commerciali che sarebbe diventata il deposito di tutte le cause depositate dai clienti colpiti dalla patologia. Spostando tutta la responsabilità su questa filiale, la J&J ne avrebbe in seguito dichiarato il fallimento, in modo da non dover corrispondere le cifre richieste dai contendenti. Le azioni di J&J hanno reagito alla notizia con un brusco calo a Wall Street e sono arrivate a perdere oltre il 3%.
- In 10 anni al Nord oltre 11 miliardi per curare i pazienti del Sud
Oltre 1 miliardo l’anno per curare al Nord i propri cittadini. È il conto salato che spendono le Regioni del Sud che in dieci anni hanno sborsato oltre 11 miliardi – che diventano 14 miliardi se si aggiunge anche il Lazio – per rimborsare le prestazioni sanitarie di chi ha deciso di non affidarsi a medici e ospedali vicino casa cercando quasi sempre al Nord cure complesse o d’eccellenza che spesso non si riescono a trovare all’interno della propria Regione. Ad incassare dal 2012 al 2021 la gran parte dei fondi (circa 10 miliardi) sono in particolare le tre Regioni – Lombardia (6,1 miliardi), Emilia Romagna (3,3 miliardi) e Veneto (1,1 miliardi) – che hanno chiesto al Governo più autonomia firmando gli accordi preliminari già nel 2018. Un percorso che dovrebbe partire ufficialmente proprio in questi giorni, già giovedì, quando è attesa in consiglio dei ministri l’attesa riforma dell’autonomia differenziata che disegnerà la cornice e che potrebbe diventare il primo vero banco di prova per la maggioranza. Con la Sanità che già da anni avanza a più velocità e ora con questa riforma rischia di diventare uno dei nervi più scoperti.