Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Le polizze vendute allo sportello continuano a valere oro e i pretendenti si accalcano. In Italia, a oggi, non c’è stato un unico modello vincente: sia le partnership stipulate tra banche e assicurazioni, sotto forma di joint venture, come Axa con il Monte Paschi, sia l’alternativa in cui l’istituto bancario abbia creato internamente una propria compagnia assicurativa, come nel caso di Intesa Sanpaolo, hanno dimostrato di poter dare ottimi ritorni. Quel che è certo è che la polizza assicurativa venduta allo sportello continua a fruttare, sia alle compagnie che collocano le loro polizze nelle filiali sia ai distributori che per quella modalità di vendita incassano laute commissioni.
La ricerca continua senza sosta, con Generali che vuole crescere rapidamente nel settore dell’asset management e si guarda intorno, specie negli Stati Uniti e nel Regno Unito, per individuare società da comprare che possano essere utili ad accelerare lo sviluppo in questo settore. Per ora però l’unico dato di fatto è che l’opzione Guggenheim, che sembrava in fase avanzata di valutazione, con una due diligence imminente in agenda, sembra essersi raffreddata.
Giovedì 27 ottobre Mediobanca ha annunciato il nuovo massimo storico dei ricavi, cresciuti del 7,2% a 757,1 milioni. Il contributo più significativo è arrivato dal margine di interesse che è salito dell’11% a 396 milioni grazie al contributo positivo di tutte le divisioni e in particolare del consumer (+8%) a seguito del miglioramento dei volumi, del riprezzamento degli attivi e dell’attenta gestione del costo della raccolta. Ci sono insomma tutte le premesse per aumentare la remunerazione degli azionisti che già oggi prevede un pay-out del 70%.
Un rincaro davvero robusto della rata dei mutui casa c’è già stato. Ma si trasformerà in un autentico salasso se la corsa al rialzo dei tassi (come anticipano i future sugli indici) dovesse proseguire al ritmo attuale. Le prime stime in circolazione sono piuttosto allarmanti.
  • I pregi di InvestiPolizza Bnl MOney Saving
La polizza proposta da Cardif Vita mixa la gestione separata con un fondo che incorpora la protezione del capitale

Dopo la ventata di ottimismo del 2021, con la guerra in Ucraina e la spirale inflazionistica gli italiani sono stati investiti da un’ondata di forte sfiducia: mentre lo scorso anno il 50% era ottimista, n el 2022 la quota è scesa al 26%. È quanto emerge dal rapporto Acri-Ipsos realizzato in vista della 98° Giornata del risparmio. Con l’aumento del costo della vita sono raddoppiate dal 18 al 35% le famiglie che stanno affrontando o affronteranno una crisi grave o moderata nella capacità di risparmiare, mentre sono scese dal 35 al 23% quelle in risalita o con un trend positivo di risparmio.

corsera

  • Inflazione record, vola all’11,9%
Roma Doppia cifra: +11,9%. Bisogna tornare indietro al 1984 per trovare un dato uguale dell’aumento annuale dei prezzi al consumo in Italia. Nei dati Istat di ottobre, l’Istat registra una crescita dei prezzi in un solo mese del 3,5%: lo scorso settembre l’inflazione era all’8,9%. E schizzano quindi i prezzi del carrello della spesa aumentati del 12,7%. L’ultima volta che si è superato questa percentuale di crescita in un anno è stato nel 1983, quando si arrivò al 13%. Anche stavolta a trainare l’impennata dei prezzi sono i beni energetici, cresciuti in appena un mese dal 44,5% di settembre all’attuale +73,2%. Meno veloce la corsa dei beni alimentari passati da +11,4% a +13,1%. L’inflazione di fondo, sottolinea infatti l’Istat, al netto degli energetici e degli alimentari freschi «accelera da +5,0% a + 5,3% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,5% a +5,8%». Tutto si riversa poi sulla spesa quotidiana con aumenti sostenuti per tutte le categorie di prodotti: +13,5% in un anno per alimentari e bevande; +3% per abbigliamento e calzature; +7,1% per mobili e articoli per la casa. L’Istat segnala poi il +8,9% per i prodotti ad alta frequenza di acquisto e +19,2 per quelli a media frequenza.
  • Un terzo degli italiani adesso risparmia meno
Dopo due anni galoppanti con i depositi degli italiani cresciuti anche per effetto di minori spese a causa di pesanti misure di contenimento dettate dalla pandemia il 2022 presenta uno scenario radicalmente opposto. E quel cuscinetto di soldi accantonati finisce per essere decisivo ora che la maxi-inflazione, or mai a doppia cifra, costringe ad eroderlo per mantenere un livello di vita adeguato. L’indagine Ipsos per conto di Acri, l’associazione di rappresentanza delle fondazioni bancarie, restituisce uno spaccato del Paese «profondamente incerto». Prostrato da una guerra nel cuore dell’Europa che alimenta l’appresione per il futuro ed intacca i risparmi per il caro-bollette. «Si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà. Più di un terzo non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce tenere liquido facendo giocare agli investimenti un ruolo di secondo piano», spiega Nando Pagnoncelli, numero uno di Ipsos. «Il welfare e la responsabilità sociale giocano un ruolo ancor più determinante», soprattutto in un momento di inquietudine come questo, argomenta Francesco Profumo, alla guida dell’Acri, custode delle fondazioni, azioniste rilevanti del sistema del credito, fondamentali nel supporto all’economia con una logica di sussidiarietà nei confronti delle carenze del pubblico. La notizia in controtendenza però riguarda i giovani. Dopo anni di pessimismo dilagante, certificato da un esodo di laureati qualificati all’estero, sembra potersi avverare un’inversione di tendenza.

  • Pensioni anticipate in calo con Quota 102 ma il 25% è sotto 60 anni
Rallenta la corsa dei pensionamenti anticipati. Soprattutto per effetto dello stop a fine 2021 di Quota 100 e del passaggio quest’anno a Quota 102, che alzato da 62 a 64 anni il requisito anagrafico per l’uscita con 38 anni di versamenti, nei primi nove mesi del 2022 si è registrata una frenata. A evidenziarla è l’ultimo monitoraggio dell’Inps sui flussi di pensionamenti dal quale emerge che nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, le uscite anticipate sono scese da 226.911 a 195.852 con una riduzione del 13,6% e un picco del 26,6% nel pubblico impiego. Ma i trattamenti anticipati continuano ad assorbire oltre un terzo del totale delle 596.640 pensioni con decorrenza gennaio-settembre 2021 (-11,8% sul 2021) ma più di una quarto, ovvero una fetta di fatto pari al 25%, è percepito da soggetti con meno di 60 anni.

 

  • Da inizio anno il Tfr surclassa (+5,2% netto) i fondi pensione
  • Assicurazioni. Disclosure del beneficiario? Decide il giudice
Lo dico o non lo dico? Faccio il nome o taccio? Un dilemma che da anni le compagnie assicurative si trovano a dover affrontare allorquando un erede chiede di conoscere il nome del beneficiario di una polizza sottoscritta dal cosiddetto de cuius o (in termini meno scaramantici) da una persona defunta. Come è noto i contratti assicurativi fuoriescono dall’asse ereditario e vengono quindi spesso utilizzati per disporre importanti elargizioni a persone non legate da parentela (comprese amanti e badanti). Tra l’altro il tutto viene spesso fatto con compagnie lussemburghesi, irlandesi o del Liechtenstein. Le polizze sono un ottimo strumento anche per evitare le tasse di successione che, quando non ci sono legami di parentela, sono abbastanza pesanti. Tuttavia gli eredi legittimi non gradiscono. Può capitare infatti che l’erede di un assicurato deceduto chieda alla compagnia di comunicargli il nome del beneficiario di polizza. Normalmente questa richiesta è sottesa ad una verifica circa il rispetto delle quote di legittima e ad una eventuale azione di riduzione.
  • Analisi Eiopa In Italia legami stretti tra banca e assicurazione
Non che sia una novità, ma questa volta l’Eiopa, l’Authority europea sulle assicurazioni e i fondi pensione, minaccia di passare all’azione e ha lanciato un avvertimento alle banche e agli assicuratori affinché affrontino i problemi di protezione dei consumatori legati alla vendita dell’assicurazione di protezione del credito (Cpi). Giovedì 27 ottobre il tema è stato affrontato nell’evento pubblico dove sono stati presentati i risultati della revisione tematica sui prodotti Cpi venduti tramite le banche e dove sono state illustrati passi successivi. La tematic review ha evidenziato serie preoccupazioni in particolare in relazione alle commissioni elevate e ai conflitti di interesse tra produttori, distributori e consumatori che portano a prodotti con poco contenuto per i consumatori e con una scelta limitata, nel contesto dei modelli di business della bancassicurazione. E in questo ambito dall’ampia analisi dell’Authority europea emerge in tutta la sua unicità il mercato italiano dove il legame tra produttori di polizze e intermediari bancari è strettissimo e dunque agli sportelli quasi sempre si propongono le protezioni del credito offerte dalla casa. Difficile dunque intervenire in questi casi dove la ragione economica ha la prevalenza. Come emerge anche dal grafico riportato in pagina in Italia le joint venture tra assicurazioni e banche sono il modello di business prevalente insieme ad accordi esclusivi. Non mancano poi holding finanziarie che al loro interno vedono la presenza sia della banca sia dell’assicurazioni. Insomma agli accordi non strategici o ad altri modelli di business resta circa il 25% del mercato.