A GIUGNO LE TARIFFE SONO SCESE DEL 2% MA ORA SI PROFILA UNA RAFFICA DI AUMENTI
di Anna Messia
A giugno scorso le tariffe Rc Auto hanno continuato a registrare un calo medio del 2%. Incuranti della spinta inflazionistica provocata dal rincaro energetico e dalla scarsità delle materie prime provocate dalla guerra in Ucraina, le assicurazioni hanno tenuto fermi i prezzi delle polizze, addirittura con qualche ritocco al ribasso. Del resto avevano fieno in cascina da cui attingere considerando che negli anni più difficili della pandemia, in pieno lockdown, i loro bilanci hanno beneficiato di un crollo dei sinistri auto perché c’erano poche vetture in circolazione. Ma ora sul settore potrebbe abbattersi una tempesta perfetta, capace di spingere le compagnie di assicurazione ad alzare in maniera repentina, d’un sol colpo, i prezzi delle polizze Rc Auto per allinearsi all’inflazione che secondo gli ultimi dati ha superato l’8%, con i prezzi del carrello della spesa cresciuto a doppia cifra (+11,1%) su base annua. Un aumento che non si vedeva dal luglio del 1983. Cosa sta succedendo nell’Rc Auto? Il primo elemento è che la circolazione delle automobili è tornata a livelli pre-pandemia, con i sinistri che hanno ripreso a salire già durante l’estate con i livelli record della stagione turistica. Nel frattempo i prezzi dei pezzi di ricambio per le auto hanno iniziato ad aumentare (con stime che arrivano all’11%) e i conti per le compagnie potrebbero non tornare più. «Per analizzare a tutto tondo la situazione bisogna tenere conto anche del fatto che è la prima volta dalla liberalizzazione dell’Rc Auto avvenuta nel 1994 che all’inflazione dell’8% siano associati tassi d’interesse reali negativi», osserva Alessandro Santoliquido, senior advisor di Bcg e già presidente della commissione auto dell’Ania, «In pratica se negli anni ‘80 le compagnie potevano permettersi di assorbire parte dell’inflazione con investimenti allineati agli aumenti dei prezzi, oggi avviene l’esatto contrario visto che il rendimento del Btp a 2 anni, che è l’orizzonte temporale di riferimento per l’Rc Auto considerando i tempi medi per i pagamenti dei sinistri, è pari appena all’1,7-1,8% contro un’inflazione all’8%». E c’è dell’altro. Oltre ai danni materiali, in un sinistro auto si possono registrare danni fisici e pure su questi sta per abbattersi la spinta inflazionistica. A fissare delle tabelle di riferimento per i danni meno gravi (quelli inferiori ai 9 punti percentuali di invalidità) è il ministero dello Sviluppo economico che ha già aggiornato i valori a giugno scorso prevedendo un aumento del 6,96% in tre anni, di cui 5,8% dovuto alla sola inflazione dell’ultimo anno, misurata ad aprile 22, e si attendono nuovi rialzi nel 2023. Per le lesioni più gravi il riferimento sono invece le tabelle del tribunale di Milano e anche da queste si attendono ritocchi al rialzo a inizio dell’anno nuovo vista la spinta inflazionistica. A quel punto per le assicurazioni non ci sarà più alternativa ad un aumento consistente della tariffe, con un effetto a cascata anche sulle riserve, ovvero sugli accantonamenti previsti per i sinistri che sono stati denunciati ma non sono ancora pagati. Un fenomeno destinato a colpire in maniera più incisiva le assicurazioni meno efficienti, ovvero quelle che impiegano più tempo per pagare i sinistri. Se finora l’aumento delle tariffe Rc Auto è stato quindi sporadico a breve potrebbe arrivare una manovra incisiva del settore per allinearsi all’inflazione, e più tardi si registrerà il primo ritocco più consistente rischia di essere l’aumento. «Per i manager del settore un’inflazione all’8% è un fenomeno completamente nuovo visto che non si è mai registrato da quando i prezzi sono liberi», commenta Santoliquido. Questo spiega la ritrosia all’azione che appare però ormai inevitabile. (riproduzione riservata)
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