Francesca Gerosa
Cani e gatti sono fedeli compagni di vita. Più numerosi degli umani, muovono un business bestiale, guidato da tre potenti forze: «L’invecchiamento della popolazione, i millennials diventati pet parents e l’aumento della ricchezza nei mercati emergenti», elenca a MF-Milano Finanza Andreas Fruschki, gestore di Allianz Pet and Animal Wellbeing. Inoltre «i proprietari considerano gli animali domestici parte della famiglia e ciò si traduce in un aumento delle spese a loro destinate. Un mercato a prova di recessione». Tutti i settori legati a questo mondo stanno crescendo a un tasso superiore rispetto a quello dell’economia generale, offrendo agli investitori un buon ritorno. «Negli Stati Uniti la pet economy è cresciuta due volte più velocemente del pil dal 2007 a oggi. A livello globale è balzata del 70% nell’ultimo decennio. È passata da 216 miliardi di dollari nel 2020 a 232 miliardi nel 2021 ed entro il 2027 si prevede salirà a 350 miliardi con un tasso medio annuo di crescita del 6,1%», indica Dani Brinker, head of investment portfolio di eToro.

Solo negli Stati Uniti nel 2020 sono stati spesi più di 100 miliardi. Ne stanno beneficiando le aziende di una vasta gamma di settori, dai produttori di alimenti per animali alle compagnie di assicurazione. «Nel 2017 il mercato Usa della salute degli animali da compagnia è stato valutato 32 miliardi, il 46% del totale delle spese per gli amici a quattro zampe. A livello globale si stima che le spese per le cure veterinarie aumentino dell‘8% l’anno. Anche le assicurazioni sugli animali domestici hanno un potenziale di crescita interessante: negli Usa solo l’1% degli amici a quattro zampe è assicurato; nel 2017 il segmento era valutato poco più di 1 miliardo e si stima che entro il 2022 supererà la soglia di 2 miliardi», prevede Fruschki. Se il Nord America e l’Europa occidentale sono mercati maturi, ma restano margini di ulteriore upside. «C’è spazio per lo sviluppo di nuovi prodotti e soprattutto nuovi canali», afferma Brinker. La pet economy sta crescendo pure in Asia-Pacifico e America Latina, in Paesi emergenti come Cina e India, persino in Africa. «Ciò si spiega con l’incremento della classe media nei Paesi emergenti: in Cina il settore degli animali domestici sta crescendo del 27%, mentre l’India è il Paese in cui la dog economy cresce di più al mondo», precisa Fruschki.

In Italia il mercato del pet food vale 2,5 miliardi di euro. Il canale più in crescita è l’e-commerce, quasi quadruplicato dal 2013. Il business fa gola ai fondi di private equity; in Italia il fondo Cinven si è aggiudicato la catena di negozi per animali Arcaplanet e il fondo Peninsula Capital assieme ad Azimut ha preso il controllo del gruppo Isola dei Tesori. La cuneese Monge, produttrice di alimenti per cani e gatti, è di recente balzata agli onori della cronaca per aver aderito al patto di consultazione dei soci di Mediobanca acquistando l’1,09% del capitale: una zampa nel salotto buono della finanza italiana. Un mondo di pet opportunità che non può sfuggire a un investitore accorto.

Chi vuole investire nel settore può farlo tramite Allianz Pet and Animal Wellbeing, fondo attualmente esposto anche a Idexx Laboratories (multinazionale americana di prodotti e servizi per il mercato veterinario e leader mondiale negli strumenti di diagnostica per animali da compagnia), Trupanion (assicurazioni sanitarie per animali domestici in Usa e Canada) e Zooplus (rivenditore online di forniture per animali domestici in Europa).

Va poi citato l’Etf di ProShares «Pet Care», prodotto indicizzato, quotato in Usa e Germania, che investe in 32 aziende internazionali del comparto. Quelle con maggior rappresentatività nell’indice sono Idexx, Zoetis, Freshpet, Chewy, Dechra Pharmaceuticals. Il Ter (costo totale) è dello 0,5% annuo.

«Tra le aziende più interessanti abbiamo il rivenditore di mangimi online Chewy, il cui prezzo delle azioni è aumentato di oltre il 200% nell’ultimo anno, oppure Freshpet, che è specializzata in mangimi freschi di alta qualità e ha guadagnato più del 140%», sottolinea Brinker, citando tra le aziende sanitarie specializzate in animali anche Elanco Animal Health e Zoetis, che producono medicinali, vaccinazioni e prodotti diagnostici speciali. «Questi titoli hanno dato un ritorno positivo relativamente minore agli azionisti nell’ultimo anno». Anche Motley Fool punta sull’americana Chewy, «diventata sinonimo di e-commerce nel settore. Nel 2020 i clienti autoship hanno rappresentato il 68,4% delle vendite, ossia quasi 4,9 miliardi di dollari su 7,1. L’azienda non è ancora redditizia, ma i suoi margini stanno migliorando».

A questa Motley Foll associa Freshpet, che dalla quotazione nel 2014 si è distinta vendendo cibo fresco e surgelato per animali in più di 30.000 punti vendita, è cresciuta a livello internazionale, a partire dal Regno Unito, e sta progettando di espandere la base di clienti nordamericani a 11 milioni di famiglie entro il 2025 triplicando i ricavi. Della neoquotata Petco invece Motley Foll apprezza la capacità di ospitare cliniche all’interno dei suoi negozi per cure veterinarie e toelettatura, servizi che le società di e-commerce non possono fornire. «Questa strategia dovrebbe contribuire a migliorare la redditività della società, dato che i negozi con cliniche veterinarie sono passati dai 39 del 2018 a 125 a fine 2020», precisa la società di investimento, che consiglia anche The Original Bark Company, nota per il Barkbox, servizio di abbonamento mensile che fornisce giocattoli di prima qualità e dolcetti per cani. Il suo obiettivo è espandersi in nuove categorie. Come Central Garden & Pet Company che vende anche cibo per uccelli e piccoli animali come roditori, pesci, rettili. Grazie a oltre 50 acquisizioni vanta un ampio portafoglio di prodotti e una rete di distribuzione diffusa che serve 9.800 rivenditori e 6.400 uffici veterinari. Una strategia di m&a premiante, vista la costante crescita dei ricavi e il miglioramento dei margini. (riproduzione riservata)

Uno scudo per Fido
Secondo Euromonitor, l’Italia è seconda in Europa per numero di animali domestici, stimandone un totale di circa 60 milioni. La sensibilità nei confronti del loro benessere, nonché l’impegno profuso da parte delle istituzioni e delle associazioni per i loro diritti, hanno stimolato la ricerca di istituti giuridici idonei a tutelarli. Tra questi, il trust a beneficio di animali di affezione, o pet trust, è uno strumento legale utilizzato per assicurare la tutela degli animali da compagnia in caso di morte o disabilità del padrone. Tale compito graverebbe sulle istituzioni o sui parenti, i quali potrebbero non avere interesse a svolgerlo o potrebbero non adempiervi con le modalità desiderate. Purché siano rispettate le quote di eredità legittima, il disponente può conferire in trust una porzione di patrimonio dedicata al mantenimento di animali di affezione, con la flessibilità di disporre contemporaneamente anche della parte di beni spettante ai legittimari. Il trust può inoltre ricomprendere beni di diversa natura, ad esempio liquidità o terreni utilizzati dagli animali, sempre segregati rispetto al patrimonio personale del trustee e del disponente e non aggredibili da soggetti terzi, né distratti per il perseguimento di scopi differenti. Tramite il regolamento di trust, il disponente può quindi definire un programma di cura, fornendo indicazioni al trustee sulla nomina di un care giver, addirittura sul tipo di dieta, attività fisica, cure da somministrare. Alla morte dell’animale si può prevedere che i beni residui del fondo in trust siano destinati a cause benefiche o ad associazioni attive nella protezione degli animali. Il disponente può attribuire il ruolo di protector del trust a una persona di fiducia, la quale verificherà che il trustee svolga correttamente i propri compiti. (riproduzione riservata)

Alessandra Pennuto
trust & wealth planner di Capital Trustees

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