Metterà alcuni miliardi in più sul tavolo. E lo farà a ridosso della riunione della Cop26 di Glasgow, che si sta trasformando nell’ultima chiamata per contrastare il surriscaldamento globale. Mario Draghi si prepara all’appuntamento con la consapevolezza che l’Italia dovrà dare il buon esempio, visto che da presidente del G20 gestisce il summit assieme alla Gran Bretagna. Più risorse, dunque. Tra il 2015 e il 2020 Roma si era impegnata a stanziare quattro miliardi di dollari, anche se non ha rispettato in pieno la promessa. E per il prossimo lustro si ragiona di aumentare ulteriormente la dotazione di uno o due miliardi. Il resto è affidato al lavoro di sponda con Biden, per inchiodare la Cina e spingerla verso la transizione ecologica. Tessendo una tela diplomatica che mira essenzialmente a un obiettivo: “comprare” con gli incentivi la collaborazione indiana, in modo da spezzare il fronte inquinante che lega Pechino a Nuova Dehli
- Su Generali la battaglia degli advisor
Se vuoi la pace, prepara la guerra. La saggezza degli antichi romani è cara ai contendenti per il vertice Generali. Che ogni giorno piazzano armi sul tavolo, e poi si vedrà se ci sarà l’armistizio. Nelle ultime ore sulla vicenda stanno calando i “proxy advisor”, i consulenti al voto degli azionisti che tra sette mesi diranno se vogliono rinnovare il vertice con a capo Philippe Donnet o no. Generali, che da 10 anni usa Morrow Sodali, ci conta ancora e potrebbe conferire un prossimo mandato al leader del mercato per promuovere la “lista del cda” uscente. Sempre che riesca a nascere: il cammino è irto e venerdì il Comitato nomine rischia una nuova rottura, nell’istruttoria per il cda che il 27 dovrà decidere se avviare l’iter della lista (dura cinque mesi). Delfin, terzo socio di Generali e primo in Mediobanca, ha la replica in canna, ed è Georgeson, arcirivale di Morrow nella caccia ai voti del mercato: i fondi saranno decisivi, pesando oltre un terzo del capitale. Anche il socio Caltagirone pare sul punto di indicare un suo proxy advisor. Nome ancora coperto, ma tolti Iss e Glass Lewis i nomi globali sono pochi. Così pochi che – se la lista del cda naufragasse e Mediobanca dovesse presentarne una propria su Generali – potrebbe non trovare un promotore disponibile.
Nei piani di Fineco c’è anche quello di continuare a rimanere in Gran Bretagna e aumentare la base di clienti Oltremanica. Con i saluti di Londra all’Ue, per la banca digitale italiana è sorto il caso dei correntisti inglesi, come raccontato da Il Sole 24 Ore. Ci sono circa 20mila clienti di Fineco che sono finiti, loro malgrado, nel mezzo della Hard Brexit, l’addio al buio del mondo della finanza all’Unione europea. È un unicum, perché Fineco è l’unica banca italiana “retail”, rivolta alla piccola clientela, presente nel Regno Unito. Dalle parti di Piazza Durante, a Milano, sede dell’istituto, il motto è: hic manebimus optime, qui (cioè in Inghilterra) staremo benissimo.