di Anna Messia
Era pronto a procedere con l’operazione Cattolica Assicurazioni. Cesare Caldarelli, 68 anni, da trent’anni in Vittoria Assicurazioni, ha sempre gestito la compagnia lontano dai riflettori, sotto il segno della prudenza e della forte attenzione ai costi. Una strategia vincente, che ha fatto dell’assicurazione controllata dalla famiglia Acutis un gioellino (con un rapporto tra utile e premi dell’7,7% al vertice del settore) molto ambito sul mercato. Eppure, a coronamento di una brillante carriera, il manager sarebbe stato pronto a mettere da parte i naturali dubbi che nascono nelle grandi fusioni pur di veder nascere (dall’integrazione di Vittoria e Cattolica) il quarto grande operatore assicurativo in Italia. Le cose, come noto, sono andate diversamente, con Generali che proprio in queste settimane attende il via libera delle autorità per procedere con l’opa su Cattolica. Un po’ di rammarico c’è, non nasconde Caldarelli, ma è per Cattolica che “dalla nostra offerta avrebbe avuto garanzie.  nostri azionisti, comunque, sono contenti di come sono andate le cose perchè le fusioni sono sempre lunghe e rischiose. Abbiamo appena messo a punto il nuovo piano industriale per continuare a crescere da soli in maniera profittevole, mettendo al centro gli agenti, e spingendo sull’innovazione, come dimostra la decisione di essere anchor investor di Revo, la spac lanciata da Alberto Minali su cui abbiamo investito 20 milioni”.

Domanda. Partiamo da quest’ultima operazione. Perché avete investito in Revo? Ci saranno sinergie industriali?

Risposta. La prima motivazione è legata alla stima che io personalmente e tutto il gruppo nutre verso Minali (che è stato anche ad di Cattolica Assicurazioni, ndr). Il suo progetto è molto valido perché interviene su nicchie di mercato, come le polizze parametriche, che promettono di svilupparsi. Per ora è un investimento finanziario ma non escludo sinergie, con i nostri agenti che, per farle un esempio, potrebbero prendere il mandato per distribuire polizze su rischi specifici come la grandine.

D. Quali sono gli obiettivi che vi siete dati nel nuovo piano e come contate di raggiungerli?

R. Abbiamo chiuso il 2020 con un utile di oltre 110 milioni e contiamo di continuare a mantenere questa redditività nonostante il mercato, tra aumento dei costi nell’Rc Auto ed eventi catastrofali, sia oggi più sfidante. L’intenzione nel ramo Danni, che oggi vale 1,3 miliardi e che dovrebbe superare 1,5 miliardi nel prossimo triennio, è di aumentare il peso nei rami diversi dall’Auto. Mentre nel Vita, che oggi conta circa 2 miliardi di masse, spingeremo sulle polizze unit linked. Una crescita che faremo potenziando la rete degli agenti. Oggi abbiamo più di 500 agenzie, che si rafforzeranno, e nell’arco del triennio di piano se ne aggiungeranno altre 200 leggere, composte da subagenti, più snelle dal punto di vista amministrativo, e più tecnologiche, ma che avranno gli stessi vantaggi degli agenti tradizionali. Oltre a questo firmeremo accordi distributivi, che non siano in competizione con la rete agenziale, come quello siglato con Consultinvest nel ramo Vita, che potremmo ampliare al Danni.

D. Passata Cattolica ci sono altre occasioni di acquisizioni? L’Antitrust potrebbe chiedere a Generali di cedere qualche asset. Potrebbe interessarvi?

R. Abbiamo guardato i dossier sul mercato nei mesi scorsi ma non erano interessanti per noi. Se l’Antitrust dovesse chiedere a Generali di cedere singole agenzie potremmo essere molto interessati visti i nostri progetti di crescita della rete.

D. La stessa Vittoria più volte è stata al centro di voci che ipotizzavano vendite da parte degli attuali azionisti. Quanto c’è di vero?

R. L’interesse del mercato continua a essere molto alto. Anche in quest’ultimo anno e mezzo abbiamo ricevuto proposte, soprattutto dall’estero, ma gli azionisti, come ha dimostrato il delisting del 2018, non sono interessati alla vendita, apprezzando i risultati raggiunti dalla compagnia, con il dividendo che negli ultimi anni è stato intorno al 20% dell’utile.

D. Avete piani di crescita all’estero?

R. C’è ancora un alto potenziale di crescita in Italia, come dimostrano del resto le offerte che Vittoria continua a ricevere da operatori stranieri. (riproduzione riservata)

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