RISK MANAGEMENT DELLA FAMIGLIA
Autore: Silvin Pashaj e Maria Elisa Scipioni
ASSINEWS 331 – giugno 2021
Gli italiani vanno pazzi per la casa. Secondo l’ISTAT, la maggioranza degli Italiani vive in case di proprietà: nel 2019 il 78,8 per cento degli italiani vive in una casa propria, mentre il 21,2 per cento in affitto. Incrociando queste informazioni con i dati statistici sui consumi delle famiglie, si nota che le spese per l’abitazione (condominio, riscaldamento, gas, acqua, altri servizi, manutenzione ordinaria, elettricità, telefono, affitto, interessi passivi sul mutuo) costituiscono una delle voci principali del bilancio familiare.
La famiglia media spende a questo fine 896 euro mensili (di cui 578 euro di affitti figurativi, ossia il costo che le famiglie proprietarie di abitazione dovrebbero sostenere se non lo fossero; tale componente viene considerata per avere un confronto più preciso tra le condizioni economiche delle famiglie con diverso titolo di godimento dell’abitazione). Ne risulta che la spesa per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili continua ad avere la quota più rilevante (35,0% della spesa totale), seguita dalla spesa per prodotti alimentari e bevande analcoliche (18,1%) e da quella per trasporti (11,3%).1
Senza dubbio la casa è la materializzazione del risparmio della famiglia. Questa attitudine all’investimento concreto, un po’ arcaico e contadino, lontano dal mondo della finanza più o meno speculativa, torna utile nei tempi difficili del quadro economico attuale. Anche se ha importanti vincoli di liquidabilità, se sconta notevoli carichi fiscali, se soffre le vicissitudini del proprio mercato, l’investimento immobiliare è sempre percepito come una garanzia inamovibile, che tutela un bisogno primario e che può in ogni caso diventare l’ancora di salvezza della famiglia. Sicuramente fino a qui siamo nell’ambito di un arcinoto luogo comune, non era nemmeno necessario scomodare le statistiche.
Quello che invece si vuole evidenziare è quanto lo si difende questo bene cosi prezioso, bramato e costruito con tanti sacrifici. In questo quadro si scopre che gli atteggiamenti sono meno coerenti e prevedibili di quanto ci si può aspettare per intuito. Da un’indagine pubblicata nel novembre del 2019 da Ania “TRENDS – Focus assicurazione incendio e catastrofi naturali delle abitazioni civili”, solo il 46% delle unità abitative è coperto da una polizza assicurativa contro l’incendio e, quasi in un caso su cinque, si tratta di coperture collegate al mutuo utilizzato per acquistarle. Nonostante il 75% delle abitazioni sia esposto a un rischio significativo di calamità naturali di vario tipo, poco più del 3% delle stesse viene protetto da una polizza contro questi eventi. Il numero complessivo di polizze attive al 31 marzo 2019 era pari a 9,7 milioni di cui oltre il 55% è relativo a polizze multirischio (ossia polizze che comprendono la copertura assicurativa di molteplici rischi diversi fra loro come il furto, l’incendio e la responsabilità civile), il 31,8% a polizze che assicurano il solo rischio incendio (mono rischio), meno del 13% a polizze globale fabbricati, mentre lo 0,7% è relativo a polizze che coprono unicamente il rischio terremoto (senza la copertura del rischio incendio).
Il quadro è decisamente preoccupante. Siamo un record internazionale per l’alta propensione all’acquisto dell’immobile, ma scontiamo un basso livello di consapevolezza e sensibilità per la tutela della stragrande quota del nostro patrimonio (la casa rappresenta più dell’80% del patrimonio della famiglia media), esponendola a rischi che potrebbero distruggerne irrimediabilmente il valore e compromettere anche il bisogno primario della famiglia di avere una abitazione. Si può pertanto pervenire ad una preliminare conclusione intuitiva, il livello di consapevolezza indotto dall’industria assicurativa in genere ed in particolare l’intermediazione, non è sufficiente.
Il bisogno di tutela del patrimonio non è garantito se non in piccola parte e il pooling del rischio ha ancora ampi margini di miglioramento. Se la tutela assicurativa fosse più diffusa, le compagnie di assicurazione avrebbero una base più solida per l’assunzione del rischio, l’antiselezione darebbe meno problemi, di conseguenza i prezzi risulterebbero inferiori. Paradossalmente la scarsa diffusione fa sì che si accentuino proprio i fattori che solitamente sono considerati le cause della difficoltà di collocamento delle assicurazioni per la casa.
Tenendo come saldo presupposto la necessità di un alto livello qualitativo della consulenza nella fase di intermediazione (unico reale e solido valore aggiunto dell’intermediazione stessa), ci poniamo l’obiettivo di strutturare un percorso efficace di disamina e proposizione del bisogno assicurativo a tutela del patrimonio.
È nostra opinione consolidata che l’efficacia dell’analisi dei bisogni e conseguentemente la proposta o revisione della tutela assicurativa, debba avere come presupposto indispensabile una inequivocabile analisi, accurata e quantificata, dei danni potenziali e dei livelli di esposizione effettiva ai rischi.
Obiettivo degli strumenti e dei metodi d’indagine che andremo a valutare è la corretta individuazione degli eventi potenzialmente avversi, la misura dell’esposizione al rischio nel caso specifico e la quantificazione analitica dei danni potenziali. Perseguendo rigorosamente questo metodo si ottiene una stima accurata e completa delle componenti del rischio e la medesima esposizione diviene la leva più efficace per giungere ad una condivisa e consapevole copertura assicurativa conseguente.
L’oggettività dei dati, il coinvolgimento del soggetto e la semplicità espositiva sono la leva con la quale “aggredire” efficacemente il bisogno dii tutela del patrimonio. Iniziamo quindi in questo appuntamento ad esaminare con maggior dettaglio i punti salienti per giungere a una esposizione accurata, estesa e personalizzata del bisogno assicurativo concernente la casa andando a definire dapprima gli ambiti specifici dei rischi che incombono sull’abitazione.
Quale rischio e chi minaccia?
Sulla casa incombono diversi rischi formalizzabili in tre classi:
1. Il rischio “incendio”, ovvero evento che porta alla parziale o totale distruzione del fabbricato, e di conseguenza del contenuto deperibile.
2. Il rischio furto e rapina che è collegato principalmente agli oggetti di valore contenuti nell’abitazione, e ai danni collaterali al furto.
3. La responsabilità civile connessa alla proprietà dell’abitazione.
Il danno da rischio incendio, quando minaccia il solo fabbricato, è riconducibile esclusivamente al proprietario dell’immobile, che si può ritrovare con una perdita più o meno grave di valore del proprio patrimonio netto.
Questa situazione è ancora più compromessa se il proprietario ha ipotecato il bene per ottenere un mutuo o finanziamento per l’acquisto.
Il danno da rischio incendio sul contenuto dell’abitazione e il danno furto sono anche riconducibili a chi l’abitazione la usa. Pertanto può essere in capo allo stesso proprietario se la abita, a chi ne ha l’usufrutto oppure all’eventuale affittuario. Il rischio “incendio” prende questo nome dalla minaccia storicamente più frequente sulle abitazioni, il fuoco.
Senza scomodare i grandi incendi dell’antichità di Roma prima e di Londra poi, che sono connessi a un livello tecnologico delle costruzioni e della prevenzione neanche vagamente paragonabile all’odierno, ma soffermandoci solo sulle statistiche aggiornate del corpo dei vigili del fuoco, si scopre che i vigili sono intervenuti in media circa 240.000 volte all’anno nel quinquennio (2018-2014) per domare incendi. In misura minore (circa 40.000 volte all’anno) intervengono per allagamenti.
I numeri sono di tutto rispetto e dimostrano che i rischi sono circoscritti ma non si possono proprio dire debellati. Pertanto nel termine generico rischio “incendio” si dovrà intendere sia l’evento più frequente, l’incendio vero e proprio, sia gli altri eventi meno intuitivi come: I danni da eventi atmosferici (grandine, neve); lo scoppio o le esplosioni (gas, caldaie, ecc.); l’allagamento; la rottura e i danni a cose degli impianti di riscaldamento, idrico sanitario, di condizionamento, ecc.; gli atti vandalici; gli urti di veicoli; i danni collaterali dei vigili del fuoco; le spese di smaltimento dei rifiuti; ecc.
Non va però sottaciuto un capitolo altrettanto importante relativo alle esclusioni, cioè a quegli aspetti normalmente non contemplati nelle coperture assicurative quando i danni si verificano in situazioni particolari come ad esempio:
• in occasione di atti di guerra, esplosioni nucleari, insurrezione, tumulti popolari, scioperi, sommosse, occupazione militare, invasione;
• causati con dolo o colpa grave del Contraente, dell’Assicurato, degli Amministratori o dei Soci a responsabilità illimitata;
• di smarrimento o di furto delle cose assicurate avvenuti in occasione degli eventi per i quali è prestata l’assicurazione;
• causati da terremoti, da eruzioni vulcaniche, da inondazioni e altri eventi naturali (salvo pattuizione speciale). Il rischio da eventi naturali è un aspetto particolarmente delicato in un paese come il nostro ad alto rischio sismico, dissesto idrogeologico, ecc. Chiaramente la copertura da un rischio da calamità (che quando si manifesta coinvolge contemporaneamente un numero esteso di assicurati) fa lievitare i costi dell’assicurazione in modo non indifferente.
Per ultimo va segnalato che il danno ai fabbricati ed ai contenuti può avere una intensità ampiamente variabile, da livelli minimi d’impatto alla distruzione totale dei beni.
Va pertanto attentamente considerato nella stima del danno sia il livello massimo, sia le soglie minime o le eventuali franchigie che consentono l’eliminazione di eventi di bassa intensità ma ad alta frequenza e che solitamente consentono ottime economie sui premi. Il termine tecnico “rischio furto” identifica i danni materiali e diretti derivati dalla sottrazione di beni assicurati, anche se di proprietà di terzi, in seguito a furto all’interno dell’immobile assicurato.
Le tipologie di furto solitamente contemplate sono:
• rottura o scasso; uso fraudolento di chiavi o introduzione clandestina; sfondamento o scalata. Sono nell’ambito delle eventuali estensioni di garanzia, cioè non sono normalmente previste, le seguenti situazioni:
• rapina (sottrazione di beni altrui mediante violenza o minaccia), anche se iniziata all’esterno dei locali; Furto con presenza di persone nell’abitazione; scippo e rapina commessi all’esterno dell’abitazione; Danni collaterali e atti vandalici cagionati dal furto al fabbricato.
La responsabilità civile del proprietario o del fruitore di un bene immobile concerne sia i danni che riguardano la proprietà (ad esempio danni a terzi per via di un impianto idrico difettoso), sia quelli concernenti la conduzione di immobili (caduta del vaso dal balcone di casa su una macchina sottostante). La responsabilità verso terzi è determinata dal bene coinvolto della terza persona e può essere di entità spropositata.
Questo genere di danni è molto difficilmente stimabile a priori e l’opportunità assicurativa rappresenta in ogni caso la tutela più vantaggiosa. Non approfondiremo oltre questo aspetto perché intendiamo riprenderlo in un quadro più ampio, dedicando un apposito approfondimento al tema.
Nel prossimo intervento tratteremo in dettaglio le ultime due fasi:
• misura dei danni potenziali collegati ad ogni tipologia di rischio
• misura dell’esposizione specifica, tenendo conto dei fattori specifici misurabili nelle condizioni del soggetto in esame.
Giungeremo pertanto alla quantificazione dei massimali personalizzati da tutelare per ogni forma di rischio e abbineremo a essi l’indici di rischiosità, in funzione delle caratteristiche specifiche dell’immobile, paragonandolo ai dati medi di riferimento.
NOTE
1 Le spese per i consumi delle famiglie anno 2019 – ISTAT
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