Il quadro dato dalle statistiche nazionali e internazionali sulla disinformazione digitale

Pagine a cura di Antonio Ciccia Messina

Le fake news sono lette e non vengono riconosciute. Il 50% degli italiani ammette di avere creduto ad almeno una notizia infondata e l’82% degli italiani non è in grado di riconoscere una cosiddetta bufala sul web. La fruizione di notizie dai siti di disinformazione è cresciuta del 31% a marzo 2020 e del 26% ad aprile 2020.
La situazione illustrata dalle indagini statistiche italiane e internazionali sulla disinformazione digitale si è aggravata durante la pandemia da Covid-19: tre quarti dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in casi di disinformazione.

Ma ancora non si intravedono segnali di inversione di tendenza e, soprattutto, misure adeguate di tutela contro una disinformazione sistematica.

La situazione nel 2020. Riprendiamo quanto pubblicato da NewsGuard (www.newsguardtech.com), che assegna ai siti web che pubblicano notizie e informazioni un punteggio da 0 a 100, a seconda di quanti criteri di credibilità e trasparenza vengono rispettati dal sito stesso. Un sito con un punteggio inferiore a 60 ottiene una valutazione rossa, ovvero è considerato generalmente inaffidabile.

Nel 2020, dunque, NewsGuard ha segnalato 2.532 siti con il bollino rosso, e cioè siti che non rispettano gli standard di base di credibilità e trasparenza.

A riguardo del Covid-19, NewsGuard ha monitorato e identificato 371 siti web che pubblicano false informazioni sulla pandemia di Covid-19. Sempre in materia di Covid-19, NewsGuard ha identificato 111 pagine e profili Facebook con false informazioni, con oltre 51 milioni di follower o di «mi piace» (https://www.newsguardtech.com/wp-content/uploads/2020/12/NewsGuard-Social-Impact).

La foto di Agcom. Durante l’emergenza Covid-19 i tre quarti dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in casi di disinformazione: il 78% di questi almeno una volta a settimana, mentre il 22% addirittura una volta al giorno. La maggior parte della disinformazione ha viaggiato su fonti online non tradizionali (social, motori di ricerca, sistemi di messaggistica). Lo riferisce il Rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo, «La professione alla prova dell’emergenza Covid-19», diffuso dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Dal rapporto emerge che quasi 9 giornalisti su 10 hanno fatto ricorso a fonti istituzionali piuttosto che a riscontri diretti. Sempre in casa Agcom, l’Osservatorio sulla disinformazione online ha riscontrato che durante l’epidemia, sia i siti/app di informazione sia di disinformazione registrano una crescita dei consumi, con valori nettamente superiori alla media e a quelli dello stesso periodo del 2019. La fruizione di notizie dai siti di disinformazione è cresciuta del 31% a marzo 2020 e del 26% ad aprile 2020. Secondo le analisi condotte a un mese dall’inizio dell’emergenza medico-sanitaria, in Italia emerge un trend crescente di informazione e disinformazione sul coronavirus.

Dal 21 febbraio al 22 marzo 2020, ha informato Agcom, il 38% delle notizie pubblicate nel giorno medio dalle fonti di disinformazione ha riguardato l’epidemia, con la percentuale che sale al 46% se si considerano soltanto le ultime due settimane dell’intervallo. Nello specifico, a marzo un sito di disinformazione ha pubblicato mediamente quattro nuovi articoli al giorno inerenti al coronavirus e, dal 9 al 22 marzo, il 36% di tutti i post/tweet delle fonti di disinformazione ha avuto ad oggetto il Covid-19.

Tempo medio di lettura. Da una analisi, reperibile sul sito https://www.contenutidigitali.net/fake-news-italia, 23 siti classificati come siti che diffondono fake news generano 16,3 milioni di visite al mese. In media le pagine sono visitate di più attraverso i social network.

Il tempo medio della visita riportato da contenuti digitali è di 5 minuti e 36 secondi. Questa durata viene interpretata come significativa del fatto che il lettore rimane a leggere la notizia per un periodo significativo e ciò fa pensare a un interesse per il contenuto.

Italia. Newsguard si è occupato anche dell’Italia e ha individuato numerosi siti che hanno pubblicato disinformazione sul Covid-19 e sulle false sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti (si veda la tabella in pagina).

Pandemia e bufale. Le statistiche elaborate da NewsGuard contano 4.315 marchi che hanno pubblicato circa 42 mila annunci su siti noti per avere pubblicato disinformazione sul Covid-19 e inseriti da NewsGuard nel suo Centro di monitoraggio della disinformazione sul Coronavirus.

Anche aziende direttamente coinvolte nella campagna vaccinale compaiono tra quelle che finanziano i siti di disinformazione sul Covid-19. Lo studio ha rilevato che 105 assicuratori e fornitori di servizi sanitari hanno pubblicizzato sui siti web che pubblicano informazioni false sulla pandemia.

Inconsapevolezza. Secondo il rapporto Infosfera sull’universo mediatico italiano, realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa, l’82% degli italiani non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web e per l’87% degli italiani i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili.

Lo studio Infosfera offre dati sulla percezione del sistema mediatico, con particolare attenzione al livello di credibilità, fiducia e influenza delle fonti di informazione.

Non distanti sono i numeri che si leggono in un sondaggio Doxa per Findomestic: il 50% degli italiani ammette di avere creduto ad almeno una fake news e il 13% confessa di aver creduto a più di 5 notizie costruite ad arte. Il sondaggio ha sottolineato che la diffusione delle fake news contribuisce a ridurre la credibilità del mondo dell’informazione. Mentre il 51,8% del campione dell’indagine Doxa per Findomestic afferma di credere alle notizie diffuse da una fonte conosciuta, il 43,7% ha sempre qualche dubbio sull’attendibilità di quelle che legge o sente. La platea mediatica è sempre più chiamata, perciò, a verificare in qualche modo le notizie: per mettere in pratica il cosiddetto «fact checking» il 71,2% controlla se la notizia è riportata anche su altre fonti e il 66,6% valuta la fonte da cui proviene la notizia. Il sondaggio Doxa ha messo in evidenza ci si fida di più dei siti delle testate giornalistiche (29%), poi della televisione (27%), a seguire i blog/forum online (18%), i quotidiani (10%) e i social network (8%). I quotidiani registrano il massimo tasso di credibilità (20,5%) tra gli over 60.

Il sondaggio Doxa ha affrontato anche il problema dei controlli, esponendo che solo un intervistato su due si esprime a favore di un controllo che certifichi le fonti. Invece il 39% si dice contrario all’introduzione di controlli, affidando al lettore la capacità di selezionare notizie vere rispetto alle notizie false.

© Riproduzione riservata

Fonte:
logoitalia oggi7