Euler Hermes stima l’impatto delle restrizioni e dei piani di immunizzazione sul Pil
Il ritardo vale perdite di 90 mld in Ue e 10 mld in Italia
di Roxy Tomasicchio

L’Europa è in affanno nella corsa all’immunità. In particolare la campagna vaccinale ha un ritardo nella tabella di marcia di 5 settimane, che tradotte in termini di costi, sono 90 miliardi di euro nel 2021. Salvo recuperi. Non meno di impatto il carico ai danni dell’Italia. Il fardello che grava sul nuovo premier, Mario Draghi, è duplice: crescita debole e vaccinazioni in ritardo con un costo stimato in 10 miliardi (0,6% del pil, 2 miliardi a settimana, contro i 2,8 della Germania e i 3 di Spagna e Francia).
Il calcolo arriva dalla nuova analisi di Euler Hermes, la società del Gruppo Allianz specializzata nell’assicurazione dei crediti.

Dopo gli entusiasmi di fine 2020 per il traguardo del vaccino, ora tocca correre ai ripari prendendo un ritmo serrato nella campagna vaccinale. I ritardatari rischiano, infatti, di non emergere dalla crisi, con costi economici rilevanti. Al contrario, gli stati che raggiungeranno l’immunità vedranno forti moltiplicatori positivi, che daranno fiato a consumi e investimenti già nella seconda metà dell’anno in corso.

Stando ai calcoli di Euler Hermes, ammontano allo 0,12% i tassi medi giornalieri di vaccinazione, rapportati al numero di abitanti dei principali paesi dell’Ue. Una percentuale quattro volte più bassa di quella del Regno Unito e degli Usa, dove, rispettivamente, è stato vaccinato (almeno con una dose) il 14,4% e il 9,4% della popolazione. In Europa si tocca, al massimo, il 5% della Danimarca. Il passo è lentissimo rispetto all’obiettivo del 70% della popolazione adulta vaccinata entro l’estate. Per raggiungerlo bisogna moltiplicare per sei il ritmo attuale. Il ritardo, quindi, secondo Euler Hermes, è di cinque settimane e visto che ogni settimana di prolungamento delle restrizioni sanitarie riduce dello 0,4% la crescita trimestrale del pil nominale della Ue, il calcolo è fatto: -2% del pil ossia 90 miliardi.

Per quanto riguarda l’Italia, ai ritardi nelle vaccinazioni con i conseguenti danni economici si aggiunge una crescita fiacca. «Rispetto agli altri paesi dell’Eurozona», spiega Luca Burrafato, responsabile Euler Hermes Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa, «nel quarto trimestre 2020 è stato registrato un -2% sul trimestre precedente e -8,8% su base annuale. Non sono più rosee le previsioni per il primo trimestre 2021, con un calo della produzione dell’1,25% su base trimestrale».

Come invertire la rotta? I paesi dell’Unione europea, si legge nello studio Euler Hermes, devono focalizzare il programma di vaccinazioni sulle categorie a rischio (20-30% del totale a seconda della composizione demografica) entro la metà dell’anno in modo da allentare le misure restrittive. Anche in questa ipotesi, ci sarebbe un ritardo di tre settimane rispetto all’obiettivo, con un costo di 63 miliardi di euro. Per ridurre significativamente il gap vaccinale entro la fine del trimestre c’è bisogno dell’approvazione da parte dell’Ema di un nuovo vaccino monodose o di implementare i siti produttivi. Si potrebbe così registrare un tasso settimanale dell’1% della popolazione (pari all’obiettivo tedesco dei 5 milioni di vaccinati a settimana).

Per l’Italia, invece, può essere determinante una «cura Draghi» improntata sul lato fiscale. Finora le politiche anti emergenza hanno concesso garanzie, ma sono state parche di stimoli, soprattutto per quanto riguarda la spesa pubblica. Secondo Euler Hermes, la stima di crescita del 4,1% per il 2021 e del 3,8% per il prossimo anno condannerà l’Italia a essere tra gli ultimi paesi a ritornare a livelli pre-crisi del Pil: a metà del 2023, ossia un anno dopo l’Eurozona nel complesso.

Il peso del debito pubblico italiano resta un nodo per tutta la politica economica europea. Con la crisi il debito italiano ha toccato il 160% del pil. Nel migliore degli scenari ipotizzati da Euler Hermes la cifra può stabilizzarsi nei prossimi due anni. Ma se il Recovery Fund dovesse aumentare il potenziale di crescita dello 0,3% all’anno, nel lungo periodo, il debito può tornare a livelli pre-crisi in 20 anni (tasso di interesse sempre bassi e un saldo primario equilibrato). Con un effetto crescita dello 0,6% annuo la via verso i livelli pre-crisi si accorcia a 12 anni. L’Italia, ricorda lo studio Euler Hermes, è uno dei maggiori beneficiari del pacchetto «Next Generation Eu», con sovvenzioni per 82 miliardi (5% del Pil). L’attuazione del piano di ripresa nazionale sarà essenziale per rimettere in carreggiata l’economia. L’attuale bozza prevede una spesa di 310 miliardi in sei anni (210 miliardi dal Recovery Fund dell’Ue, 20 miliardi da altri programmi Ue e 80 miliardi da fondi nazionali), di cui il 70% dovrebbe essere destinato agli investimenti. «Il punto debole dell’attuale bozza del piano», conclude Burrafato, «non sta nell’indirizzo tematico (transizione verde, trasporti e digitalizzazione), ma piuttosto nella struttura frammentata in numerosi progetti di piccole e medie dimensioni che sono esposti a tensioni operative».

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