Carla De Lellis
Il vaccino obbligatorio nei luoghi di lavoro, al pari dell’utilizzo delle mascherine, dei detergenti e distanziamento può aiutare a contrastare la diffusione del contagio e a proteggere i datori di lavoro dalle responsabilità in materia di sicurezza lavoro. Lo sostiene la fondazione studi dei consulenti del lavoro in un approfondimento pubblicato ieri. L’infezione è infortunio. I consulenti partono dalla constatazione che l’infezione da Covid va considerata alla stregua di un infortunio sul lavoro, perché il legislatore ha equiparato la causa virulenta (Covid) a quella violenta tipica dell’incidente occorso in occasione di lavoro. Se l’infezione da Covid può dare luogo a infortunio sul lavoro, si chiedono i consulenti, quali azioni devono essere assunte dal datore di lavoro per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro e quali obblighi incombono sul lavoratore?

Gli obblighi per l’azienda. Riguardo al datore di lavoro, la Fondazione spiega che hanno obbligo di ottemperare a quanto stabilito dall’art. 2087 del codice civile adottando le misure che, secondo la particolarità del lavoro, esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica dei propri lavoratori. Tra queste, c’è l’adozione delle misure del Protocollo che ha comportato considerevoli spese ai datori di lavoro e lo stravolgimento dell’organizzazione del lavoro, senza, però, fornire alcuna garanzia circa l’effettiva eliminazione dei contagi sul luogo di lavoro. Peraltro, al momento non esistono farmaci specifici per i quali è accertata l’efficacia a curare l’infezione Covid, per cui il vaccino risulta essere l’unico presidio. Dunque, per garantire la sicurezza delle sedi di lavoro, il datore dovrebbe poter pretendere che ogni dipendente si sottoponga a vaccinazione: verrebbe così garantita l’incolumità sua e dei colleghi. Ma ciò è impossibile, perché non c’è norma che dà potere al datore di lavoro di pretendere il vaccino dai propri dipendenti. Senza una norma che renda obbligatorio il vaccino per tutti i lavoratori, quale misura preventiva del contagio in azienda, conclude la Fondazione, non è possibile tutelare la salubrità dei luoghi di lavoro e la conseguente responsabilità penale del datore di lavoro.

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