di Ester Corvi
L’emergenza coronavirus sta colpendo duramente il settore industriale, con inevitabili conseguenze sulla puntualità dei pagamenti delle imprese. Nella classifica realizzata da Cribis (società del gruppo Crif), che si riferisce al primo semestre di quest’anno, l’Italia (14° posto) non ha però perso posizioni in Europa, ma addirittura ne ha guadagnata una rispetto al 2019. Nel dettaglio, le aziende italiane che rispettano i tempi di pagamento concordati sono il 35% (erano il 34,7% a fine 2019) mentre l’11,8% salda i conti con ritardi superiori ai 30 giorni, con un peggioramento rispetto all’anno precedente (10,5%). In generale in Europa, la puntualità dei pagamenti a fine giugno si è aggravata, oltre che in Irlanda, dove le società che pagano alla scadenza sono scese al 30,2%, in Romania (dal 20,3% di fine 2019 al 13,4%), Russia (dal 74,3% al 71,3%) e Polonia (dal 78,7% al 76,5%). In Francia, tra i Paesi con più alta incidenza di contagi da Covid, la puntualità è scesa dal 45,2% al 41,1%, mentre in Spagna dal 48% al 45,4% e, seppure in termini più modesti, anche in Germania si è registrato una diminuzione (dal 65,3% al 63,9%). Nella graduatoria realizzata da Cribis, sul podio ci sono Danimarca, Polonia e Paesi Bassi. In ultima posizione c’è invece la Romania, con appena il 13,4% di aziende che pagano alla scadenza, preceduta dal Portogallo con il 15,5% e dalla Bulgaria con il 20,8%. «L’impatto negativo della pandemia sulle imprese del Vecchio Continente è tangibile», ha commentato Marco Preti, amministratore delegato di Cribis. «Lo studio evidenzia in particolare lo stato di sofferenza di alcuni settori, rispetto a dicembre 2019: il manifatturiero registra variazioni fino al -18% nei pagamenti alla scadenza in Paesi come Italia, Spagna e Portogallo. Per tutte le aziende con una forte vocazione all’export, in questa fase sarà quindi ancora più importante trovare i clienti, gli importatori e i distributori realmente affidabili», conclude Preti. (riproduzione riservata)

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