di Andrea Pira
L’emergenza sanitaria ha fatto fare un salto di qualità al welfare aziendale. La constatazione emerge tra le righe dell’ultimo Welfare Index Pmi promosso dalle Generali. Numeri alla mano, quindi, il rapporto 2020 fa emergere la necessità d’inserire il tema del benessere sul luogo di lavoro tra i cardini del piano nazionale per la ripresa e la resilienza su cui il governo sta lavorando per accedere ai 209 miliardi del Next Generation Eu. «Bisogna essere strategici e non tattici nell’uso del Recovery fund. Puntare al fatto che le imprese si sviluppino, che ci sia una crescita sostenuta delle Pmi. Occorre selezionare le iniziative che aiutino le imprese che abbiamo qui e che creino sostenibilità di lungo periodo», ha spiegato il country manager e ceo di Generali Italia, Marco Sesana, intervenendo alla presentazione del documento nel corso della premiazione dei 78 Welfare Champions.

Per la prima volta le imprese attive in iniziative di benessere aziendale hanno superato il 50%. Nel corso della pandemia il 78,9% delle società ha confermato le misure in corso e un altro 28% ne ha introdotte di nuove. «L’approccio al welfare aziendale sta cambiano radicalmente: è iniziato con esempi sporadici e sta diventando una pratica strategica», ha aggiunto Sesana. La pandemia ha contribuito a cambiamenti sotto questo aspetto. Il 91,6% delle pmi ha infatti dichiarato di avere acquisito maggiore consapevolezza della centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori, per oltre il 70% in futuro il welfare sanità, sicurezza, assistenza, formazione e conciliazione dei tempi di vita e lavoro avrà maggior rilievo. Infine, il 65% ha dichiarato che l’azienda contribuirà maggiormente alla sostenibilità del territorio in cui opera.

Una crescita continua negli ultimi cinque anni, ossia dalla prima edizione dell’indice, dettata anche dal ritorno in termini di aumento della produttività (+6% nel biennio) e dell’occupazione: +11,5% contro una media del 7,5%. In un lustro quindi sono raddoppiate le imprese che attuano iniziative in almeno quattro delle dodici aree prese in considerazione. La sicurezza è quella con il maggior tasso d’iniziativa: su questo fronte si è passati dal 34% del 2017 al 60%. La previdenza complementare è invece salita al 42,4%. L’accelerazione dello smart working ha poi impresso una crescita alle iniziative per conciliare ritmi di vita e genitorialità con il proprio lavoro. Forte incremento, infine, per le iniziative di cura diretta, prevenzione e assistenza per gli anziani. (riproduzione riservata)

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