di Luca Gualtieri
Dopo un fine settimana di intenso lavoro Intesa Sanpaolo e Bper hanno ridefinito il perimetro dell’operazione su Ubi per venire incontro alle richieste formulate la scorsa settimana dall’Antitrust. Ieri mattina il frutto di questa attività è stato sottoposto all’authority guidata da Roberto Rustichelli, mentre giovedì si terrà l’audizione finale a cui parteciperanno tutte le parti dell’istruttoria. Per il responso del collegio servirà invece più tempo, probabilmente fino a luglio inoltrato. Nel frattempo in tempi brevi l’Ivass potrebbe esprimersi sugli aspetti assicurativi dell’operazione, mentre nei cinque giorni successivi la palla passerà a Consob per la validazione del prospetto informativo. Insomma, è realistico aspettarsi che entro il prossimo fine settimana Intesa possa incassare la doppia autorizzazione.

Ma vediamo più nel dettaglio il nuovo accordo che ieri Intesa e Bper (quest’ultima assistita da Rothschild e dallo studio Chiomenti) hanno sottoposto all’Antitrust. Il perimetro definito nel weekend prevede che alla banca di Modena passino 532 sportelli di Ubi (rispetto ai 400-500 inizialmente previsti), con 29 miliardi di depositi, 31 miliardi di raccolta indiretta e 26 miliardi di euro di crediti netti. Oltre il 70% delle masse saranno di clienti basati nel Nord Italia e i 4,5 miliardi di impieghi aggiuntivi saranno tutti in bonis, consentendo a Bper di migliorare la qualità del credito (l’npe scenderà all’8,4%) e mantenere una posizione patrimoniale solida (cet1 del 12,5%).

Anche se il nuovo perimetro non impatterà sulla qualità del credito, comunque richiederà un aumento di capitale più sostanzioso di quello preventivato inizialmente: inizialmente prevista intorno al mezzo miliardo, la ricapitalizzazione dovrebbe infatti lievitare tra 600 e 700 milioni nonostante un ritocco al ribasso del meccanismo di calcolo del prezzo (il più basso tra 0,55 volte il valore del Cet1 del ramo d’impresa e il 78% del multiplo implicito riconosciuto da Intesa per il Cet1).

Anche se per il momento non ci sono ancora state reazioni da parte dell’Antitrust, la convinzione di Ca’ de Sass è che la definizione puntuale del ramo d’azienda – «ulteriormente e coerentemente specificato» alla luce delle «risultanze istruttorie» dell’Agcm – sia in grado di superare i rilievi degli uffici, che neppure avevano ritenuto di poter prendere in considerazione la cessione come rimedio pro-concorrenziale e avevano definito la concentrazione «non autorizzabile».

Gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno parlato di accordo positivo per «entrambe le parti», stimando in 640 milioni l’aumento che Bper dovrà sostenere (importo «sostenibile» anche se il titolo potrebbe finire «sotto pressione») e in 130 milioni di euro gli utili aggiuntivi di cui beneficerà a partire dal 2022. Lato Intesa, invece, «crescono significativamente» le possibilità di un via libera dell’Antitrust a fine luglio. (riproduzione riservata)

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