Exor pronta a vendere ai francesi di Covéa la società di riassicurazione PartnerRe che la finanziaria degli Agnelli aveva acquisito al 100% nel 2016 per un prezzo di 6,7 miliardi di dollari. La cessione avverrebbe al prezzo di 9 miliardi di dollari, con una plusvalenza di 2,1 miliardi in poco più di tre anni. A questa vanno aggiunti 660 milioni di dividendi maturati da Exor nei tre esercizi in cui ha governato il gruppo. Per ora la vendita di PartnerRe non è ancora formalizzata. Ma quando le società annunciano la trattativa esclusiva con un compratore è molto difficile che non si chiuda l’accordo. Dopo giorni di indiscrezioni ieri è arrivato da Amsterdam, dove la finanziaria degli Agnelli ha la sede legale, uno stringato comunicato in cui si legge che «Exor conferma di essere entrata in una trattativa esclusiva con Covéa circa una possibile acquisizione totale in cash di PartnerRe. Questa discussione è in corso e non è sicuro che si concluda con una transazione». Formula prudenziale di rito che non mette nero su bianco le cifre oggetto della contrattazione. Ma è chiaro che la trattativa è ad uno stadio molto avanzato.
- Soffre l’industria del turismo “Una pioggia di disdette rischio di danni miliardari”
«Piovono disdette». Bernabò Bocca, numero uno di Federalberghi, non sta tanto a pesare le parole. I voli da e per la Cina sono bloccati. «Abbiamo avuto mille cancellazioni in sette giorni», è il calcolo di Federico Pieragnoli della Confcommercio di Pisa. «Da qui a maggio rischiamo di perdere 400mila presenze in Toscana», vaticina Daniele Barbetti della Federalberghi regionale. A Venezia, dove l’effetto-virus si somma alla pubblicità negativa dell’acqua alta di novembre, le prenotazioni per il Carnevale sono in calo del 30%. Milano, pragmaticamente, ha già fatto i calcoli delle perdite: quattro milioni al giorno, 120 in un mese. «I cinesi portano in città 300 milioni ogni 30 giorni e oggi come oggi registriamo una contrazione del 40%», ha spiegato il sindaco Giuseppe Sala. Un buco la cui dimensione finale sarà direttamente proporzionale alla “resilienza” e alla durata della pandemia. Il peso del turismo cinese in Italia, ad oggi, è ancora relativamente limitato. Nel 2019 gli arrivi dal paese sono stati 3,5 milioni, «circa l’8% del totale», calcola Bocca. Il tasso di crescita del flusso – bloccato ora dal virus – è però impressionante, visto che nel 2008 arrivavano da Pechino e dintorni solo 716mila persone e per il 2020 si pensava a un’impennata di un altro 10% dei volumi. Ora invece il movimento turistico tra Roma e Pechino è pressoché azzerato.
- Pensione anticipata, nuova proposta Assegno tagliato fino al 6 per cento
Andare in pensione prima, ma ricalcolando l’assegno in base ai contributi versati, comporterebbe un taglio di un terzo della pensione lorda, un quinto di quella netta. In soldi, il pensionato potrebbe perdere un importo che va da 50 mila a 80 mila euro netti – a seconda dei casi – con un’attesa di vita media a 82 anni. E scivolare, dopo anche 36 anni di lavoro, sotto i 780 euro mensili della pensione di cittadinanza. Inaccettabile per i sindacati, attesi oggi al terzo cruciale tavolo con il governo sulla flessibilità in uscita. Tradotto: superare Quota 100 e riscrivere la legge Fornero. Ecco perché l’esecutivo medita una controproposta: sostituire il ricalcolo contributivo con una penalizzazione per ciascun anno di anticipo dell’uscita. Potrebbe essere il 2% all’anno ipotizzato anni fa dall’ex deputato pd Cesare Damiano. L’asticella non è stata fissata, ma è chiaro che il governo non intende riformare la Fornero spendendo più di quanto impegnato per Quota 100: circa 28 miliardi in dieci anni. «Potrebbe essere una strada», ragiona il sottosegretario pd all’Economia Pier Paolo Baretta. «Se vuoi andare via prima, ad esempio a 64 anni con 36 o 38 di contributi, hai una penalità». Penalità più conveniente del ricalcolo: per tre anni di anticipo si perde il 6% anziché il 30%.
È il giorno del sorpasso. Ieri la nuova epidemia da 2019-nCoV ha superato per numero di morti (814) quella della Sars, la sindrome respiratoria acuta del 2002-2003 che fece registrare 774 vittime. Ecco differenze e analogie tra le due emergenze. Ambedue le epidemie sono dovute a coronavirus, chiamati così per la caratteristica forma a coroncina. Probabilmente hanno avuto come primo incubatore un mercato o comunque circostanze in cui uomo e animali si sono trovati ad avere contatti molto stretti, favorendo così il salto di specie del virus. Più diffusa ma meno letale. Sono queste le due caratteristiche che distinguono l’attuale epidemia dall’altra. Il 2019-nCoV ha superato per numero di individui infettati la Sars con circa 37mila casi confermati e 811 morti. Però la letalità è molto inferiore, il 2% contro il 9,5%. Questo coronavirus si sta mostrando capace di colpire un numero maggiore di persone ma con sintomi molto spesso lievi, qualche linea di febbre, un accenno di congiuntivite. Grazie alla minore aggressività riesce dunque a diventare più presente nella popolazione mentre la Sars colpiva in modo più severo. Sparì a metà del 2003.
- Exor tratta con Covea per cedere PartnerRe
Colloqui in corso tra Exor e il gruppo assicurativo francese Covea per il passaggio di PartnerRe. I francesi avrebbero messo sul piatto 9 miliardi di dollari, secondo quanto riferisce Bloomberg, per acquisire uno dei maggiori gruppi riassicurativi del mondo, controllato dalla holding delle famiglie Agnelli e Nasi. Se l’operazione dovesse concretizzarsi, ci sarebbe una plusvalenza netta di 3 miliardi per i soci Exor, che hanno appena incassato un dividendo straordinario da 1,6 miliardi in qualità di azionisti di Fca per l’annunciata fusione con i francesi di Psa. PartnerRe rappresenta il 26% del Nav di Exor, il valore dell’attivo al netto del debito.
- Perché non si studia cosa provoca il cancro
Ogni giorno, in Italia, a circa mille persone viene diagnosticato un tumore. I nuovi casi nel 2019 sono stati 371 mila, di cui 196 mila negli uomini e 175 mila nelle donne. In crescita l’incidenza fra gli adolescenti. Le cause conosciute che provocano le alterazioni del Dna sono di tipo ambientale, legate a stili di vita, genetiche, infettive e, per ultimo, i fattori casuali. Informazioni sui composti chimici sul mercato: 7%. Il nesso causale tra l’esposizione alla sostanza e l’insorgere della malattia è stato dimostrato per le fibre di amianto, la formaldeide e il benzene (leucemie e il cancro al polmone), per metalli come alluminio, cromo, nichel e le radiazioni emesse dal radon-222 (soprattutto per i tumori al polmone) e tanti altri. Sul mercato però ci sono oltre 140 mila composti chimici sintetizzati, e ben 5 mila sono prodotti in quantità superiori a 300 mila tonnellate all’anno, comportando un’esposizione a livello planetario. Le malattie associate all’uso dei pesticidi. Gli studi epidemiologici hanno riscontrato tra gli agricoltori tassi elevati di linfomi, leucemie, tumori allo stomaco, al pancreas, al cervello; fra i coltivatori di patate e di ulivi neoplasie al rene; fra i frutticoltori cancro al colon e alla vescica. Il glifosato è uno dei diserbanti più potenti e diffusi nelle coltivazioni intensive, tant’è che entro il 2020 la sua richiesta, nel mondo, raggiungerà 1 milione di tonnellate. Investiamo 21 milioni in ricerca sulle sostanze nocive. La gran parte della ricerca è finanziata dall’industria, che ha tutto l’interesse a nascondere o a prolungare nel tempo le decisioni in merito alla nocività di un prodotto. Solo gli studi realizzati con il finanziamento pubblico possono garantire l’indipendenza del risultato. Spendiamo 5,6 miliardi in chemioterapici. In compenso, solo in Italia, spendiamo oltre 5,65 miliardi all’anno in farmaci per curare chi si ammala di cancro.
- Polizza auto, Iva dovuta sull’anticipo dei premi
L’anticipazione alla compagnia assicuratrice, da parte dall’agente, dei premi dovuti dagli assicurati e da questi successivamente rimborsati, non è attività accessoria a quella assicurativa e, quindi, non è esente Iva. Sono questi i principi statuiti dalla Ctp Milano 5714/19/2019 (presidente Lo Monaco, relatore Faranda). La Ctp osserva che la ricorrente anticipava alla compagnia i premi dovuti dai concessionari, ottenendone, poi, da questi ultimi il rimborso. L’anticipazione di un premio, puntualizza la Ctp, non può rientrare nell’attività assicurativa. Essa, infatti, è una prestazione svolta in favore del cliente, specificamente prevista nel contratto stipulato con i concessionari, rispetto al quale la compagnia assicuratrice è del tutto estranea. Inoltre, conclude la Ctp, nel caso concreto non si era verificata nessuna delle tre condizioni che legittimano l’esenzione per l’attività assicurativa. Pertanto, il ricorso è stato accolto e l’ufficio condannato al rimborso delle spese di lite.