Pur restando complessivamente ottimiste, rallenta la fiducia delle imprese italiane ed europee per il 2020.

Secondo uno studio realizzato da Unioncamere, una impresa italiana su quattro scommette sul miglioramento del business, ma raddoppiano quelle che prevedono un 2020 ancor più difficile dell’anno in corso (15,4% contro 8,1% di un anno fa).

Sarà ancora l’export a trainare la crescita, anche se 3 imprese italiane su 4 non si aspettano grandi slanci. Meno incoraggianti le attese per investimenti e occupazione. Domanda interna, costo del lavoro e prezzi dell’energia e delle materie prime sono al top delle preoccupazioni degli imprenditori italiani. La Brexit, invece, non sembra creare troppi pensieri: solo 1 su 10 teme l’impatto dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sul proprio business.

Per quanto riguarda l’Europa, le prospettive di business per il 2020 appaiono meno favorevoli rispetto allo scorso anno e, anzi, qui il clima degli affari segna addirittura il record più basso dal 2014. Rallentano le attese delle imprese europee su fatturato, occupazione e investimenti. Ad allarmare di più gli imprenditori europei è soprattutto il basso livello dei consumi interni. Segue il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e il crescente costo del lavoro.

Il basso livello della domanda interna è la prima preoccupazione tanto per gli imprenditori europei (42,8%) quanto per quelli italiani (46,3%). Ma se le imprese italiane mettono al secondo posto il costo del lavoro (43%) – che scivola al terzo per le imprese europee con il 36,2% – le imprese europee mettono il mismatch quali-quantitativo tra domanda e offerta di lavoro (37,4% contro il 11,8% dell’Italia). La crescita dei prezzi delle materie prime e dell’energia che costituisce il terzo motivo di apprensione degli imprenditori italiani (19,3%) allarma particolarmente anche Francia (36%), Germania (31,5%) e alcuni paesi dell’Est Europa. La fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, invece, non sembra in generale tormentare particolarmente la business community europea, anche se in alcuni Paesi resta elevato l’allarme come in Irlanda (76,3%) e Germania (45,5%).

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