di Elena Dal Maso

Nonostante l’assist della politica monetaria della Bce sotto Mario Draghi, la capacità di risparmio delle famiglie italiane nell’ultimo decennio ha subito un contraccolpo importante. Dal 2008 al 2018 il risparmio lordo pro-capite è sceso il 20%, mentre nello stesso arco temporale in Francia è salito del 17,2% e in Germania addirittura del 41,28%. I dati emergono da un’elaborazione dell’Associazione Italiana Private Banking per milanofinanza.it. L’effetto-Draghi si è comunque sentito, perché nel 2012, al suo insediamento al vertice Bce, l’indice sul risparmio aveva visto la capacità delle famiglie italiane scendere del 40%. Ma il Paese non è riuscito ad essere competitivo nei confronti dell’Europa. Erik Nielsen, capo economista Bce, ha notato a sua volte che, sebbene la Germania abbia ricevuto, fra il 2008 e il 2018, 370 miliardi di euro sotto forma di risparmi sugli interessi del debito. Una ricchezza enorme piovuta grazie al taglio dei tassi di cui hanno beneficiato e beneficeranno i contribuenti. Dalla crisi dei mercati del 2008 il portafoglio delle famiglie italiane è cambiato in maniera sensibile. Alla fine dello scorso anno la ricchezza generale era di 4.218 miliardi di euro, di cui circa un terzo, ossia 1.390 miliardi, è rappresentato da liquidità sotto forma di denaro tenuto in conto corrente e in conti deposito (l’indagine Aibp-Censis non tiene conto della quota di contante, non tracciabile). Si tratta del 33% di cash, cresciuto del 13,7% dal 2008 al 2018, mentre nello stesso arco temporale le obbligazioni in portafoglio (soprattutto Btp) hanno registrato una riduzione di due terzi passando dal 21% al 6,9%. Nel contempo hanno preso posto le riserve assicurative, anche per motivi pensionistici, che incidono per il 23,7% del portafoglio, con una volata del +44,6% dal 2008. Aipb è andata poi ad analizzare le differenze fra i portafogli retail e quelli del private banking. E qui emerge una differenza importante, perché allo scorso giugno il 53,2% della ricchezza delle famiglie italiane era custodito in conti correnti e in conti deposito, mentre lo era solo per il 15,9% nel caso dei clienti private, che hanno disponibilità liquide per almeno 500 mila euro. E se le famiglie si fanno gestire il 16,6% dei risparmi, i fondi comuni incidono per il 39,2% nel caso del segmento private. La perdita di ricchezza degli italiani è dovuta a molti fattori, fra cui l’incapacità del Paese di riprendersi dalla crisi del 2008. La politica di liberazione di capitale attraverso il taglio progressivo dei tassi, ha prodotto un effetto di contenimento della caduta, ma non è riuscita a rendere l’Italia competitiva in Europa. (riproduzione riservata)

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