In Italia i danni da cyber crime sono lievitati del 70% in tre anni. Intanto la mobilità sta cambiando faccia e aumentano le catastrofi. La risposta delle compagnie, da Allianz a Generali, da Unipol a Cattolica
di Anna Messia

Nuovi rischi che incombono e nuove polizze per proteggersi. Il mondo sta cambiando velocemente, con pericoli finora sconosciuti che emergono in maniera prepotente un po’ in tutti i settori, dal clima all’automobile passando per la casa e la sanità. A spingere e guidare il cambiamento è la tecnologia, ma non solo. Solo per dare un’idea della rivoluzione: un recente report commissionato da Allianz Care stima che entro il 2040 i chirurghi specializzati potranno utilizzare robot da remoto per operare su pazienti in diversi continenti. Se da un lato si riduce la probabilità di errore umano, grazie proprio all’utilizzo più diffuso delle nuove tecnologie, dall’altro lato l’attenzione viene traslata sui rischi informatici.
Cambiamenti che coinvolgono in prima linea anche la mobilità. La novità di questi ultimi anni è stata la diffusione delle auto prese in prestito e non più di proprietà, con il boom del noleggio a lungo termine e del car sharing. Novità che hanno già spinto le assicurazioni a rivedere la propria strategia. Come nel caso di Unipol , compagnia leader in Italia nel settore delle polizze auto, che per cavalcare queste nuove tendenze ha deciso di rilevare il 100% del capitale di una società di noleggio a lungo termine, Car Server, con un investimento di 96 milioni di euro. Sempre nel settore della mobilità, è noto che le sperimentazioni sulle auto con guida autonoma sono in fase avanzata e non è difficile immaginare che anche in questo comparto i paradigmi verranno presto rivoluzionati.
A fronte di tutto ciò, va segnalato per esempio che Cattolica Assicurazioni ha deciso addirittura di dare il via all’operazione «rischi speciali» (non convenzionali), rilevando la compagnia di riassicurazione, Cb-Bk Reinsurance (ribattezzata Cattre), lavorando con agenzie assicurative di sottoscrizione specializzate, sul modello dei Lloyd’s di Londra.
L’altra faccia della medaglia di questi trend è la crescita dell’attenzione verso i danni provocati da attacchi informatici, che stanno lievitando a vista d’occhio: a maggio di due anni fa si registrò il cyber-crime più ampio mai avvenuto, denominato WannaCry, che si diffuse in 150 Paesi infettando 200 mila macchine e provocando un danno di 4 miliardi di dollari.
Anche in Italia il fenomeno ha raggiunto una dimensione ragguardevole e i tassi di crescita sono impressionanti. Secondo il report sul cyber-risk pubblicato di recente dall’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), nel 2017 i danni provocati da attacchi informatici nel Paese sono ammontati complessivamente a 10 miliardi, con una media di 2 milioni a sinistro, in aumento del 70% rispetto a tre anni prima. Non solo; l’Aiba (Associazione Italiana Broker di Assicurazione) stima che nel 2017 il 50% delle piccole e medie imprese sia stato vittima di un attacco informatico, per un costo medio di 35 mila euro.
«Non c’è più un settore impermeabile alla tecnologia», osserva Vincenzo Aliotta, director della specialty financial lines-mergers & acquisitions di Aon, gruppo internazionale leader nel brokeraggio assicurativo e nelle consulenza dei rischi. «Negli ultimi anni si è alzato il livello dell’attenzione sulla sicurezza dei sistemi informatici, indipendentemente dagli attacchi». Casi di violazione della privacy sui dati dei clienti possono del resto determinare danni ingenti (basti pensare ai 5 miliardi di dollari di multa inflitta a Facebook ).
Per quanto riguarda gli attacchi, le realtà più colpite appartengono ai settori finanziario, farmaceutico e dei beni di consumo. E un po’ tutte le grandi compagnie di assicurazione, da Generali ad Allianz fino ad Axa , si sono attrezzare per affiancare le imprese non solo nel pagamento dei sinistri ma anche nella gestione del rischio, con esperti di settore che segnalano situazioni pericolose. Perché nel caso in cui l’impresa investa per potenziare la sicurezza dei suoi sistemi (e in questo caso i consigli delle assicurazioni possono essere determinanti) il premio assicurativo costa evidentemente meno. Un po’ come per le polizze sanitarie nelle quali viene premiato lo stile di vita sano dell’assicurato.
Del resto, in tutti i comparti le compagnie stanno lavorando per affiancarsi al cliente, con l’obiettivo, condiviso, di ridurre il più possibile il rischio di un sinistro. Nel caso delle polizze auto che spingono a una guida prudente, per esempio, grazie a sistemi di alert. Oppure, cambiando ambito, con servizi tipo Vitality, che Generali ha deciso di offrire a partire dalla Germania. Si tratta un programma assicurativo che premia lo stile di vita salutare dei clienti: se vengono rispettati determinati parametri, controllati in laboratorio, Generali Deutschland fa uno sconto sulla polizza vita che può arrivare al 20%.
Ma l’affiancamento al cliente, utile a tenere sotto controllo il rischio di un sinistro, può avvenire in qualunque ambito. Unipol , per esempio, grazie alla collaborazione tra la società DataMeteo e gli esperti di Leithà (società del gruppo specializzata nei big data), ha costruito un modello in grado di avvisare tempestivamente via sms gli assicurati residenti in un determinato comune del rischio di grandine. Così il cliente può muoversi in anticipo per proteggere i beni, per esempio parcheggiando l’auto in garage. Anziché giocare in difesa, pagando i sinistri, le compagnie stanno insomma decidendo di anticipare l’azione, a vantaggio dei clienti ma ovviamente anche dei propri bilanci. (riproduzione riservata)

Solo il 2% delle case è assicurato contro le catastrofi

Le coperture contro le catastrofi naturali sul patrimonio abitativo riguardano in Italia solo 863 mila immobili, il 2,4% del totale, con una diffusione scarsamente correlata al rischio. Eppure i comuni del Paese esposti a un rischio sismico medio-elevato sono 5.157, con 36,9 milioni di residenti (2,7 milioni invece quelli esposti al rischio-alluvioni). I dati sono contenuti nell’ultimo quaderno sulle calamità naturali dell’Ivass (messo a punto dal consigliere Riccardo Cesari e da Leandro D’Aurizio),
che sottolinea come il cambiamento climatico globale, con l’aumento delle precipitazioni invernali e della siccità estiva, stia accrescendo la frequenza delle alluvioni improvvise. Dal 1950 si stimano oltre 5 mila vittime in Italia per i terremoti e 1.200 tra morti e dispersi per alluvioni. Dopo gli incentivi fiscali previsti dalla Legge di Bilancio 2018 (con la detraibilità del 19% dei premi) qualcosa si sta muovendo, ma finora a farsi carico dei risarcimenti è stato essenzialmente lo Stato, con le assicurazioni che
hanno avuto un ruolo marginale. «Le esperienze internazionali mostrano i vantaggi della cooperazione tra settore pubblico e privato, ad esempio affidando al primo la gestione emergenziale e gli interventi sulle infrastrutture e al secondo il finanziamento dei ripristini dell’edilizia privata», suggeriscono dall’Ivass. Il meccanismo di solidarietà farebbe sì che i premi delle aree maggiormente a rischio vengano finanziati anche da quelli delle aree più sicure. (riproduzione riservata)

Contratti più salati per proteggere gli amministratori
Il mercato assicurativo sta cambiando con la comparsa di nuovi bisogni da tutelare non solo per le persone ma anche per le imprese. A giocare la partita non solo i soliti Lloyd’s di Londra, noti per creare polizze su misura. Una copertura che l’Italia sta importando dagli Stati Uniti riguarda per esempio i diritti sulla proprietà intellettuale, offerta da compagnie
specializzate come Tokio Marine. «Una polizza che può essere utile per difendersi in caso si venga accusati di aver violato marchi o brevetti altrui, ma che può essere utile alle imprese italiane anche per difendersi all’estero per far valere i propri diritti», osserva Vincenzo Aliotta, director della specialty financial lines – merger & acquisition di Aon, gruppo internazionale
leader nel brokeraggio assicurativo e nella consulenza dei. Anche il mercato delle coperture D&O (directors&officers) che tutelano gli amministratori di impresa ha registrato dei cambiamenti. «Dopo i numerosi sinistri degli anni passati molte compagnie hanno ridotto la loro esposizione a questo settore mentre i premi sono saliti e si sono assottigliate le garanzie assicurate», aggiunge. Anche in questo caso le assicurazioni specializzate nel comparto sono essenzialmente estere, come Aig o Chubb. Ma l’Italia, di recente, ha anche fatto da apripista per una polizza innovativa per la copertura della responsabilità solidale di committente e appaltatore, nell’ambito dei contratti privati di appalto e di trasporto conto terzi, che potrebbe
essere utilizzato anche in mercati europei con caratteristiche simili a quello italiano. La polizza, lanciata proprio da Aon Italia, tutela il committente di un appalto che secondo la legge è chiamato a rispondere in solido con l’appaltatore (e con tutti gli eventuali subappaltatori) per gli importi dovuti ai lavoratori e agli enti previdenziali, entro i due anni dalla cessazione dell’appalto. «È la prima polizza di questo genere lanciata in Italia ed è molto importante per gli imprenditori anche alla luce del fatto che il fenomeno dei subappalti è molto frequente e non sempre consente di avere un controllo puntuale sulle attività date in outsourcing», spiega Massimo Germani, vice presidente di Aon. (riproduzione riservata)

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