Il mondo digital è in rapida ascesa nelle operazioni di M&A realizzate dall’industria manifatturiera. A livello globale, negli ultimi quattro anni sono più che raddoppiate le imprese manifatturiere che si sono integrate con società legate al digitale e alle nuove tecnologie, passando da 50 operazioni di acquisizione nel 2014 a 108 nel 2018.

È quanto rileva l’indagine “M&A in the era of digital transformation” realizzata da EY e che fotografa la situazione degli ultimi quattro anni (2014-2018) in tema di innovazione digitale e di competitività italiana, inserendola nel panorama delle acquisizioni internazionali del resto del mondo.

Un particolare emerge con forza. Nel 2018 l’Italia è stata protagonista dell’11% delle operazioni concluse in Europa, il 25% delle quali sono state realizzate da player del settore automotive. Principalmente, le operazioni hanno riguardato il mondo dell’automazione industriale (75% dei contratti) e dei software (25%) con un’equa distribuzione di deal domestici (50%) e cross-border (50%). In termini globali, il digitale ha interessato soprattutto il Nord America e l’Europa, con il 75% delle transazioni messe a segno nel 2018 sui loro territori. Le aziende target di queste operazioni sono attive nell’automazione industriale, computer software, e-commerce e telecomunicazioni

Per quanto riguarda il nostro Paese EY ha presentato anche i risultati del “Digital Manufacturing Maturity Index 2019”, lo studio che misura lo stato di digitalizzazione delle aziende manifatturiere italiane. Donato Iacovone, AD di EY in Italia e Managing Partner dell’Area Mediterranea ha così commentato: “Dalle nostre analisi è emerso che le imprese fanno fatica a intercettare le competenze necessarie allo sviluppo dell’Industria 4.0 e, ove trovate, a tenerle aggiornate. Secondo la nostra survey, infatti, l’84% degli intervistati denuncia la carenza di figure professionali adeguate a far crescere l’innovazione. Inoltre, più della metà del campione ha avviato un percorso di formazione tradizionale, solo il 12% ha un programma di sviluppo delle competenze digitali, e il 30% riconosce di avere una limitata conoscenza del digitale. Diventa fondamentale e strategico per le nostre imprese, in particolare per le PMI, investire in formazione e in competenze adeguate, indispensabili per evolvere e competere sui mercati internazionali”.

Il 49% delle aziende sta mettendo le basi per una gestione digitale dei processi, mentre circa un terzo (37%) si trova in una fase iniziale e sperimentale di trasformazione digitale e ha implementato soltanto dei progetti pilota di integrazione verticale all’interno dell’azienda. All’interno del campione, solo una minima parte delle aziende (5%) possiede un sistema strutturato e automatizzato di integrazione dei dati con fornitori e/o clienti. Risulta marcato il divario tra piccole e grandi aziende, in particolare su alcuni temi specifici come l’utilizzo di tecnologie innovative. Infatti, la maggior parte delle grandi aziende (il 70%) ha un piano di sviluppo definito e ha introdotto all’interno dell’azienda tecnologie innovative e di industria 4.0, sfruttando anche i benefici fiscali previsti in tema di innovazione e rispetto dell’ecosistema; le piccole e medie realtà, invece, hanno incontrato ostacoli lungo il percorso di adozione di tecnologie digitali e di accesso agli incentivi e si mostrano deboli in tema di cultura aziendale, governance del cambiamento e strategia dello sviluppo.