I dati Aifi segnalano che il 2018 è stato un anno record per gli investimenti in Italia
M&a in crescita: quasi mille operazioni. Cipolletta: anche le fusioni servono per crescere ed evitare così la recessione
di Claudia Cervini -MF-DowJones

Il 2018 è stato un anno record per il private equity in Italia: sono stati sfiorati i 10 miliardi di euro investiti, il valore più alto mai registrato sul mercato tricolore, in 359 operazioni (+15%). È quanto emerso ieri dal convegno annuale dell’Aifi (Associazione italiana private equity, venture capital e private debt), durante il quale sono stati presentati i risultati dell’analisi condotta in collaborazione con PwC-Deals sul mercato italiano del capitale di rischio.
Nel complesso la raccolta sul mercato di private equity e venture capital è stata pari a 3,415 miliardi, di cui 2,738 raccolti da soggetti privati, pari a quasi tre volte il dato del 2017. A livello di fonti, il 24% della raccolta è arrivata da fondi pensione e casse di previdenza. Il segmento buyout è risultato il primo per ammontare con il 54% delle risorse investito in questo tipo di operazioni, seguito dalle le infrastrutture con il 31%. Nel 2018 le operazioni di m&a sono aumentate in modo considerevole arrivando a sfiorare quota mille. Circa la metà dei deal è stata Italia su Italia, il 30% estero su Italia (i principali acquirenti sono stati Usa, Francia e Cina) e un 20% Italia su estero.

Francesco Giordano, partner di PwC, ha segnalato che l’anno «è stato caratterizzato da alcuni mega-deal effettuati da grandi operatori internazionali, in particolare nel settore infrastrutture. Pur escludendo queste maxi-operazioni, il mercato registra una crescita del 16% a 3,863 miliardi». «Gli operatori del settore sono stati capaci di trasformarsi da attori puramente finanziari a soggetti con una visione industriale», ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aifi. Si tratta di un fattore importante in una fase in cui «sono tornati venti recessivi: se non si fa nulla si rischia la recessione. Il contesto internazionale è sempre più difficile e diventa sempre più importante rafforzare la struttura delle imprese. La crescita deve avvenire anche tramite fusioni e acquisizioni».
«Il 36% raccolta è di provenienza estera. Finalmente fondi pensione e casse di previdenza hanno fatto la loro parte anche, se possono sempre fare di più. Le banche e le assicurazioni hanno messo più soldi rispetto allo scorso anno, mentre sono calati i fondi di fondi», ha spiegato Anna Gervasoni, direttore generale dell’Aifi. «Molto presenti gli operatori internazionali con 6,438 miliardi di euro investiti in 99 operazioni; il tutto con attenzione anche ai deal di medie dimensioni, segnale che anche la media impresa diventa attraente». (riproduzione riservata)

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