di Luca Gualtieri
La zampata di Unipol ha scosso dal torpore i grandi soci di Bper Banca . Nei giorni scorsi il gruppo finanziario bolognese è salito nell’istituto guidato da Alessandro Vandelli portandosi al 14,23% del capitale con un’operazione di reverse accelerated bookbuilding costata finora quasi 120 milioni. Nelle intenzioni dei compratori la scalata dovrebbe proseguire nei prossimi mesi anche perché la vigilanza ha dato luce verde fino alla quota del 19,9%. Se la notizia è stata accolta positivamente dai nuovi amministratori della banca, gli acquisti hanno messo in allerta i soci storici che oggi si ritrovano un assetto azionario in rapida trasformazione. In particolare, il blitz di Unipol potrebbe imprimere una rapida accelerazione al progetto relativo alla costituzione di un nocciolo societario legato a imprenditori e fondazioni del territorio. Un progetto non nuovo (ci si ragiona fin dal varo della riforma delle banche popolari), ma arrivato ormai alla prova dei fatti. Al punto che proprio in questi giorni personalità di spicco del territorio modenese si sarebbero messe alla ricerca di un pivot per l’iniziativa. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il nome favorito è quello di Piero Ferrari , figlio di Enzo (il Drake) e vicepresidente della scuderia di Maranello. Non solo perché a Ferrari non mancherebbero le disponibilità finanziarie per assumere una posizione di spicco nella compagine sociale di Bper , ma anche per il prestigio indiscusso di cui l’imprenditore gode nel tessuto economico locale e nazionale. Oltretutto Ferrari è sempre stato vicino alla banca, di cui è stato vicepresidente dal 2001 al 2014, e conosce quindi molto bene l’istituto e il suo top manegement. I sondaggi di questi giorni potrebbero riguardare anche altre figure di spicco del tessuto economico locale, tra cui Romano Minozzi, fondatore di Iris Ceramica e protagonista di alcune fortunate operazioni finanziarie, come l’incursione in Terna .

L’intenzione di chi sta costruendo il progetto sarebbe quella di creare un nocciolo di imprenditori modenese che, affiancandosi a quello ravennate, blindi una quota superiore al 10% del capitale con un investimento previsto di circa 250 milioni. Il pacchetto dovrebbe affiancare quello delle fondazioni socie della banca: oltre alle piccole Cr Provincia dell’Aquila, Banca del Monte di Foggia, Cr Bra e Cr Vignola, la parte del leone dovrebbe essere svolta dalla Cr Modena, che nei mesi scorsi ha superato il 3%, e soprattutto dall’Ente Banco di Sardegna . La fondazione di Cagliari, tra l’altro, è azionista della controllata di Bper , il Banco di Sardegna per l’appunto, e nei prossimi anni potrebbe accrescere la quota nella capogruppo con uno swap azionario. Complessivamente, insomma, gli azionisti storici potrebbero detenere almeno il 20% del capitale e bilanciare così il peso assunto da Unipol . Un progetto ambizioso sul quale pendono non poche incognite, ma cui il territorio potrebbero lavorare con alacrità nei prossimi mesi. (riproduzione riservata)
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