di Gigi Giudice

“In data 28 aprile 2016 ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni da Presidente del Consiglio di Amministrazione de Le Assicurazioni di Roma, comunicandole al Socio di Maggioranza Roma Capitale ed ai competenti Organi della Mutua (ndr: la compagnia è stata fondata nel 1971, sotto forma di mutua) .
Il senso di responsabilità e il profondo rispetto per le istituzioni che hanno sempre guidato la mia attività professionale mi hanno imposto questa decisione. Che ho preso nell’interesse della Compagnia, alla luce di evidenti e oggettive situazioni che hanno reso impossibile la prosecuzione della mia attività a favore delle Assicurazioni di Roma.”
Questo il testo del comunicato inviato in redazione dall’avvocato romano Vincenzo Sanasi d’Arpe, che era stato nominato presidente de Le Assicurazioni di Roma nell’agosto dello scorso anno, succedendo a un altro avvocato, Giorgio Gallone.

Una vicenda tribolatissima quella della compagnia che si trascina da quando è stata fondata, nel 1971, con l’obiettivo di assicurare contro i rischi la pletora di enti (in primis l’Atac) che si riferiscono al comune capitolino.

Ma sono stati più grattacapi che soddisfazioni nel corso di oltre un quarantennio. Ricordo che iniziò ad operare con il nome Ascoroma e con l’intenzione di innovare – secondo il direttore di allora, Gabriella Gherardi – al punto che ai dipendenti veniva concesso di scegliere l’orario di lavoro più congeniale.

Nel 2014 Le Assicurazioni di Roma hanno raccolto premi per 65.970.000 euro, ma già da tempo il Comune di Roma aveva tentato di cederla, in più occasioni, al miglior offerente. Che non si è mai trovato, inducendo la Giunta Marino a deliberare, nell’estate 2015, la messa in liquidazione (affrontando la parete di sesto grado dei molti anni necessari a portarla a compimento) della compagnia, trovando logica e feroce opposizione da parte delle rappresentanze sindacali dell’ottantina di dipendenti. Che chiesero di predisporre un “tavolo di confronto” con gli amministratori del Comune per evitare l’operazione. Si argomentava che le Assicurazioni di Roma, al contrario delle altre partecipate, portava ogni anno buoni utili al bilancio comunale.

Quanto è successo in tempi più recenti, incrociando le disavventure dell’ex sindaco Marino all’affiorare del malaffare della cosiddetta “Mafia Capitale”, fanno pensare che per la compagnia romana la luce in fondo al tunnel non sia alle viste.
Sarebbe utile chiedere al presidente uscente di spiegare meglio motivi delle sue dimissioni.