In due mesi le previsioni Miur cambiano di 11 mila unità
di Nicola Mondelli

Da quando il servizio informativo del ministero dell’istruzione (SIDI) non pubblica più l’annuale volume che conteneva, tra gli altri, i dati relativi all’età anagrafica del personale docenti ed Ata di ruolo in servizio nell’anno scolastico in corso e quelli numerici del personale cessato dal servizio dal 1° settembre, con l’indicazione delle cause della cessazione (l’ultimo volume pubblicato è stato quello relativo all’anno scolastico 2009/2010), è sempre più aleatorio formulare stime credibili sul numero dei nuovi pensionamenti annuali del personale scolastico. Con il rischio di gialli, come sta avvenendo con il balletto di cifre di fonte ministeriale che circola in questi giorni sui docenti che andranno in pensione dal 1° settembre 2016.

Secondo il sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, il numero dei docenti che andrà in pensione dal 1° settembre 2016 è stimabile in 25.630 unità di cui 7.013 sarebbero docenti della scuola dell’infanzia (compresi 26 di sostegno), 10.770 della scuola primaria (compresi 220 di sostegno), 3.685 della scuola secondaria di I grado (compresi 330 di sostegno) e 4.162 della scuola secondaria di II grado (compresi 115 di sostegno).

Dal 1° settembre 2017 i docenti che andranno in pensione dovrebbero essere 23.791, mentre il 1° settembre 2018 il loro numero salirebbe a 30.277. Sono le stime contenute in una scheda che il sottosegretario ha consegnato in data 19 aprile 2016 alla 7^ commissione cultura della Camera presieduta da Flavia Piccoli Nardelli.

Il 5 febbraio 2016 il ministero dell’istruzione aveva invece comunicato che le domande di cessazione dal servizio presentate dai docenti entro il 26 gennaio 2016, mediante istanza on-line, erano state 13.545 di cui 91 di insegnanti di religione cattolica. Alla medesima data risultavano inoltre essere state presentate anche 971 domande connesse all’opzione donna, per un totale, pertanto, di 14.516 docenti che si erano prenotati per andare in pensione dal 1° settembre 2016.

Nell’arco di due mesi il numero dei docenti che dovrebbero andare in pensione all’inizio del prossimo anno scolastico sarebbe quindi aumentato di oltre undicimila unità passando da 14.516 a 25.630. Un aumento difficile da interpretare tenuto conto che dal 5 febbraio al 19 aprile non si sono registrate modifiche alla normativa previdenziale in vigore, né è stata disposta una proroga dei termini per presentare le domande di cessazione dal servizio o di dimissioni volontarie.

Una stima di oltre undicimila docenti in pensione in più rispetto al numero delle domanda di cessazione dal servizio presentate, alcune delle quali non sono state addirittura accolte per carenza dei requisiti anagrafici e/o contributivi, appare a prima vista, anche volendo tenere conto delle cessazioni dal servizio per raggiunti limiti di età, poco realistica.

Perché la stima del sottosegretario Toccafondi relativa al 1° settembre 2016 possa essere accreditata come realistica occorrerebbe conoscere analiticamente le cause che avrebbero fatto maturare nei 25.630 docenti stimati dal sottosegretario il diritto alla pensione con effetto, appunto, dal prossimo 1° settembre. Andrebbero conosciuti in particolare quanti pensionamenti sarebbero dovuti a dimissioni volontarie, quanti a raggiunti limiti di età -sia quelli richiesti ante (65 anni) che post riforma Fornero (66 anni e 7 mesi) -, quanti dovuti a risoluzione del rapporto di lavoro disposto unilateralmente dal dirigente scolastico ovvero dispensati dal servizio per motivi di salute. Analoghi elementi andrebbero forniti a supporto delle stime relative al 2017 e 2018.

Se nelle prossime settimane i suddetti elementi non dovessero essere resi noti con una comunicazione ufficiale del ministro dell’istruzione, non potrà non consolidarsi il sospetto che, in materia, il ministero dell’istruzione navighi a vista.

Un sospetto che renderebbe poco credibile, tra le altre iniziative ministeriali, anche le previsioni sulle disponibilità di posti vacanti tanto per i concorsi in essere quanto per quelli futuri.

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