Dalla fotografia del primo trimestre 2012 che ci rappresenta puntualmente la Covip (dati pubblicati a maggio), nonostante la fase particolarmente delicata che il nostro Paese e in generale l’Europa stanno

attraversando, abbiamo ancora una volta un segno + sia per quanto riguarda il numero di iscritti ai fondi pensione aperti (rispetto al dato di dicembre 2011) con un incremento del 0,9 per cento sia per i nuovi pip, con un 5,5 per cento di incremento. Anche il dato relativo al patrimonio totale delle forme pensionistiche

complementari attesta un incremento degno di nota, in questa fase di recessione, pari

al 3,4 per cento.

A settembre 2011 il quadro dell’andamento del mercato previdenziale in Italia, faceva sperare a un risveglio nell’interesse di capirne di più sulla Previdenza Complementare.

In questi giorni, sei mesi dopo l’ultima fotografia del mercato, si è tornati a parlare di pensioni e previdenza complementare. Il motivo per cui si sta parlando di pensioni riguarda l’introduzione dei nuovi coefficienti che determineranno la futura pensione per centinaia di migliaia di italiani nei prossimi anni.

“Per comprendere il metodo di calcolo utilizzato per determinare una pensione contributiva, quella introdotta per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi dal 1 gennaio 2012 dal Ministro Fornero, ossia una pensione con il metodo contributivo, è necessario descrivere e approfondire la conoscenza del montante individuale e del coefficiente di trasformazione spiega il Responsabile dell’Ufficio Sviluppo Previdenziale Helvetia Cristiano Fiumara-. Il montante individuale è la somma dei contributi accantonati dal lavoratore nella sua vita lavorativa. Il montante individuale viene alimentato ogni anno, a partire dal 1996, con un accantonamento di contributi pari ad una aliquota di computo del 33% per i lavoratori dipendenti e di

circa il 20% per i coltivatori diretti, gli artigiani e i commercianti (dato 2010).

Il montante individuale viene rivalutato al 31 dicembre di ogni anno su base composta, eccezion fatta per la contribuzione dello stesso anno, al tasso di capitalizzazione pari alla variazione media del PIL nominale negli ultimi cinque anni”.

Il coefficiente di trasformazione è il parametro applicato sul montante individuale per il calcolo della pensione annuale. Il coefficiente è variabile sulla base dell’età dell’assicurato e della speranza di vita al momento del pensionamento. Ad esempio, nel 2012 il coefficiente di trasformazione per chi va in pensione a 65 anni è pari al 5,62%. Il coefficiente di trasformazione è in relazione alla età del lavoratore. È quindi

più basso quanto più si anticipa l’entrata del lavoratore in pensione.

A esempio, sulla base delle normative vigenti nel 2012 un lavoratore che si ritira a 65 anni di età con un montante individuale contributivo di 100.000 euro, contributi versati nel corso della sua vita lavorativa e annualmente rivalutati, ha una pensione lorda di 5.620 euro annui. Questo risultato è ottenuto moltiplicando il montante individuale contributivo, pari a 100.000 euro, per il coefficiente di trasformazione

applicato ai lavoratori che entrano in pensione a 65 anni con il sistema contributivo, ossia 5,62% (100.000 euro x 5,62%) = 5.620 euro pensione lorda annuale “Familiarizzare con i coefficienti di contribuzione non è cosa semplice – continua Fiumara-. Quelli nuovi – pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale il 24 maggio scorso

permettono a chi è vicino alla pensione di sapere quale sarà il suo assegno, consapevoli del fatto che tali parametri verranno calcolati sulla base di variabili demografiche e dell’andamento del Pil. I nuovi coefficienti risultano più bassi del 3% rispetto a quelli del 2010 per via dell’allungamento della vita media ed entreranno in vigore nel 2013 e saranno validi per almeno 3 anni”.

Ma nel formulare questi calcoli si è valutata una crescita del Pil dell’1,5%, dato poco attendibile se si tiene conto che le stime parlano di un -1,9% per il 2012 e -1,3% per il 2013. Chi è più prossimo alla pensione ha meno tempo per recuperare la perdita di potere di acquisto insomma, se si aggiunge anche la difficoltà di realizzare un percorso lavorativo non intermittente, le variabili da monitorare sono molte.

Prima o poi arriverà dall’Inps anche la tanto promessa “busta arancione” (una stima della pensione), che però dovrà tener conto non solo dello sviluppo della retribuzione, ma anche e soprattutto dell’inflazione, del tasso di crescita dell’economia e infine della speranza di vita.

Venendo a dati più oggettivi forniti dall’Istat, “Un pensionato su due (7,2 milioni di persone pari al 52,1% del totale) ha un reddito inferiore a 1.000 euro al mese e il 77% degli assegni non arriva a questa cifra”. E mentre continua la diatriba sulla consistenza del numero dei cosiddetti “esodati” l’ente di previdenza annuncia un “rosso” di 5,97 miliardi, a causa del disavanzo finanziario dell’Inpdap (6,22 miliardi), ora incorporata nell’Inps stessa.

Da tempo si discute fra gli addetti ai lavori e le Istituzioni intorno alle norme che consentono ai Fondi pensione di investire su determinati prodotti finanziari e non su altri, su certi Paesi e non su altri. Ora finalmente il Ministero del Tesoro ha messo in consultazione una nuova versione del Decreto ministeriale 703 del ’96, che pur avendo retto alle tempeste finanziarie mostra ormai i segni del tempo in un mondo

economico che cambia repentinamente. La nuova versione del decreto spinge i fondi pensione a dotarsi di strutture interne adeguate al risk management e saranno richieste in caso di gestione diretta inoltre ‘particolari capacità’, in termini di struttura organizzativa e professionalità, nell’ipotesi di investimenti in strumenti non negoziati nei mercati non regolamentati e di uso di contratti derivati’. Troviamo anche severe indicazioni circa i vincoli di investimento per le forme previdenziali. Il nuovo modello regolamentare disciplina le ipotesi di conflitto attinenti gli organi di amministrazione dei fondi pensione e i loro componenti.

La nuova fotografia sulla Previdenza Complementare conferma un trend positivo per i fondi aperti e i nuovi Pip premiando quindi il servizio e la consulenza personalizzata.

Inoltre, si sta sempre di più diffondendo la consapevolezza del fatto che il welfare pubblico sarà meno generoso, sensibilizzando gli individui alla ricerca di un sostegno privato alla previdenza pubblica.

Lo sviluppo della previdenza complementare contribuirà a sostenere l’occupazione, a incoraggiare investimenti di lungo periodo e favorire soprattutto lo sviluppo di un welfare aziendale.

In questa fase delicata di crisi la previdenza complementare ha anche svolto un ruolo importante di “ammortizzatore sociale”.