di Anna Messia

È ormai questione di giorni per conoscere il destino del fondo pensione degli agenti di assicurazione, ma l’ipotesi dell’invio di un commissario si fa sempre più concreta. E la lettera inviata ieri da Anapa, una delle tre associazioni degli agenti di assicurazione, al sottosegretario del Lavoro, il senatore Massimo Cassano, per scongiurare il commissariamento, suona un po’ come l’ultima chiamata.

L’accordo tra le parti istitutrici del fondo, compagnie di assicurazione da una parte e agenti dall’altra, sembra ancora lontano dall’aver raggiunto l’adesione unanime con lo Sna, il sindacato nazionale agenti guidato da Claudio Demozzi, più agguerrito degli altri. L’ultimo incontro al ministero, proprio sotto la regia di Cassano, era avvenuto il primo aprile. Il risultato è stato una nuova fumata nera, con l’intenzione però di rincontrarsi prima della fine del mese e tentare una volta per tutte di salvare il fondo pensione degli agenti di assicurazione. Peccato che nel frattempo sia intervenuta la Covip, la commissione di vigilanza, che venerdì scorso ha inviato al ministero del Lavoro la richiesta di commissariamento del Fonage. Non si è trattato certo di un atto avventato della commissione, visto che è più di un anno che l’Ania, l’associazione delle compagnie, e gli agenti di assicurazione discutono senza riuscire a trovare un accordo per rimettere in equilibrio il fondo, che ha un disavanzo prospettico di circa 700 milioni di euro.

Ieri Anapa, guidata da Vincenzo Cirasola, si è spinta fino a chiedere al senatore Cassano di intervenire per non deliberare il commissariamento e persuadere Covip a tenere in considerazione il piano di salvataggio che, tutto sommato, «ha già riportato il consenso di tre delle quattro parti sociali e consentirebbe di salvare il fondo». Il consenso, oltre che da Anapa, è arrivato anche da Unapass e Ania. Ma l’esclusione dello Sna, il sindacato nazionale agenti, con le sue circa 8 mila adesioni, appare altamente improbabile e Demozzi non sembra intenzionato a indietreggiare, convinto della necessità di mantenere almeno per qualche anno ancora il sistema retributivo, rinviando quanto più possibile l’introduzione del contributivo. «I tagli alle pensioni con il piano proposto da Ania in alcuni casi raggiungerebbero l’80%», dice Demozzi, aggiungendo che tra le tre proposte alternative di salvataggio messe sul tavolo dallo Sna ce n’era addirittura una, «certificata dal fondo e da attuari, che non prevedeva alcun contributo da parte delle compagnie, e che è stata comunque bocciata dall’Ania». Un’altra soluzione prospettata sempre da Sna prevede invece un contributo di 20 milioni da parte della imprese e la trasformazione graduale al contributivo, da attuare in 10 anni. L’Ania, in risposta, chiede invece l’immediato abbandono del retributivo. Posizioni troppo distanti, con il tempo che scarseggia. (riproduzione riservata)