di Anna Messia

Più di un anno di lavoro, tavoli tecnici e lunghe riunioni ministeriali buttati alle ortiche. La riforma dell’Rc Auto contenuta nell’articolo 8 del decreto Destinazione Italia è stata stralciata e prenderà ora le vie lunghe di un disegno di legge ordinario. Alla fine non c’è stato l’accordo sulla nuova versione dell’articolo, benché fosse stato profondamente riscritto rispetto alla prima versione del decreto.

Un rinvio benedetto sia da esponenti di Forza Italia che del Pd, oltre che dai carrozzieri, dalle associazioni delle vittime della strada, o da associazioni come l’Aneis, esperti in infortunistica stradale.

I carrozzieri, in particolare, hanno subito alzato le barricate alle norme che davano alle compagnie la possibilità di riparare direttamente il danno delle auto in officine convenzionate, offrendo in cambio sconti ai clienti. Ma delusione è stata espressa dalle associazioni dei consumatori come Codacons o Federconsumatori, oltre che dalle assicurazioni che pure avevano espresso più di qualche perplessità. «Governo e parlamento hanno perso una grande occasione per ridurre i costi dell’assicurazione auto», hanno dichiarato ieri dall’Ania, associazione delle compagnie. «Nel merito del decreto, avevamo espresso perplessità sia per alcuni contenuti impositivi sia, soprattutto, perché non era affrontato il nodo dell’approvazione delle tabelle per il risarcimento dei danni fisici», hanno dichiarato ieri, ma «allo stesso tempo, avevamo apprezzato molte norme contenute nell’articolato, in particolare quelle antifrode, in grado di incidere significativamente sulla struttura dei costi dei sinistri. Ancora una volta la politica decide di non decidere».

La scelta di stralciare la riforma ha aperto spaccature anche all’interno degli schieramenti politici. «Non credo di poter condividere la soddisfazione espressa dal mio capogruppo in Senato, Maurizio Sacconi sullo stralcio», ha dichiarato ieri il presidente Nuovo Centrodestra, Renato Schifani, «non è una vittoria per nessuno, ma una sconfitta per quei cittadini che da anni aspettano un segnale concreto di riduzione dei costi». Una lettura condivisa dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari (Ncd), che aveva guidato più di un anno fa i lavori di messa a punto della riforma: «Saranno i cittadini a pagare per la cancellazione dell’articolo», ha detto ieri. (riproduzione riservata)